Le isole dell’Unione europea che risultano abitate sono circa 2.000, anche se il loro totale assomma a molte migliaia. La Grecia ne conta da sola circa 6.000, delle quali 227 abitate, mentre in Italia ce ne sono circa 800 delle quali 87 abitate.
Considerando tutto il Mediterraneo, le principali isole sono 192 ma quelle abitate non sono sempre quelle con maggiore estensione.
“Se viverci è difficile, coltivare la terra nelle piccole isole viene definito addirittura “eroico”. Ed è per questo che l’Istituto sull’inquinamento atmosferico del Cnr (Cnr-Iia) ha dato vita al progetto Smart Island, presentato ad Agrilevante, la manifestazione sulla meccanizzazione agricola e la zootecnia che si è svolta a Bari dal 10 al 13 ottobre“, ha dichiarato il giornalista Giampiero Moncada.
La definizione di “agricoltura eroica” non è una iperbole ma un’espressione tecnica che riguarda tutti i terreni che, al pari delle isolette, presentano delle difficoltà apparentemente insormontabili.
Il ministero dell’Agricoltura ha avviato nel 2018 un censimento di queste aree del Paese nelle quali gli agricoltori possono definirsi degli eroi (www.politicheagricole.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/12099), e che per buona parte riguarda proprio le isole più piccole.
Quando questa indagine sarà completata, si potranno iniziare a programmare delle azioni specifiche con un supporto tecnico ed economico.
“Per noi le isole sono una sfida – ha detto Alessandro Malavolti, presidente di Federunacoma, l’organizzazione confindustriale che riunisce le aziende costruttrici di macchine agricole – perché dobbiamo confrontarci con la natura impervia del terreno, la mancanza di collegamento alle reti di distribuzione energetica, le difficoltà logistiche per gli approvvigionamenti e la distanza dai mercati. Ma l’obiettivo più ambizioso in questa sfida riguarda la sostenibilità ambientale, che in un’isola rappresenta una priorità assoluta per i confini fisici di quell’ecosistema”.
Un obiettivo, questo, al quale le aziende della meccanica puntano con una ricerca tecnologica che già oggi ha consentito di ridurre l’impatto ambientale delle macchine fino a oltre il 90%. E si può fare anche di più sulle macchine di piccola potenza, che sono quelle compatibili con le piccole aree coltivabili delle isole minori.
Ma quale vantaggio economico hanno le aziende a investire su tecnologie destinate a territori, tutto sommato, marginali, rispetto alle grandi aree agricole di tutt’Europa e dei Paesi mediterranei, e avere poi un mercato per forza di cose ristretto?
Gli obiettivi di un minore impatto ambientale, dicono in Federunacoma, saranno comunque obbligatori per tutti entro pochi anni, come stabiliscono le normative dell’Unione europea.
Per quel che riguarda le piccole dimensioni del mercato, dobbiamo considerare che le soluzioni tecnologiche messe a punto per determinate esigenze molto specifiche, si possono rivelare poi vincenti per mercati molto diversi ma nei quali si ritrovano alcune caratteristiche analoghe.
Un po’ quello che è già successo e succede con le missioni spaziali o le tecnologie militari: gli investimenti effettuati per risolvere problemi che si presentavano nello spazio o in scenari di guerra sono diventate poi la base per rivoluzioni epocali nella vita quotidiana.