In Italia un’impresa necessita in media 42 ore per la richiesta dei rimborsi Iva allo Stato: sei volte più tempo rispetto alla media europea di 7 ore. Lo sostiene il rapporto «Paying taxes 2020», realizzato da Banca Mondiale e PwC.
Serve, inoltre, più di un anno per completare il ciclo del rimborso Iva: un totale di 62,6 settimane, contro un livello mondiale di 27,3 settimane (29 nel 2017) e una media europeo di 16,4 (17 settimane l’anno precedente).
Il nostro Paese scende ancora nella classifica generale sulla facilità di adempimento degli obblighi fiscali, piazzandosi al 128° posto (118° posto nel Report pubblicato per il 2017, successivamente rettificato al 116° posto; 112° nel 2016) su 190 paesi nel mondo.
E allo stesso tempo cresce il peso delle imposte. Nel 2018 il carico fiscale complessivo delle imprese è arrivato al 59,1% dei profitti commerciali (53,1% nella classifica precedente) con un ulteriore balzo di 6 punti percentuali rispetto all’anno precedente (+5% nel 2017).
Veniamo alle note positive. Per quanto riguarda i rimborsi Iva, si registra una forte celerità nella correzione degli errori in dichiarazione. Servono in media 5 ore alle imprese italiane per correggere i propri errori dichiarativi, contro le 7 ore europee e le 14,6 mondiali.
Per l’amministrazione digitale, infine, il Fisco italiano si posizione al livello più alto (senza considerare le iniziative sperimentali avviate tramite blockchain) nello sviluppo dei sistemi digitale nei rapporti tra contribuente e Fisco, a seguito dell’introduzione della fatturazione elettronica e del sistema di interscambio (SdI). In termini di controllo sui dati trasmessi dal contribuente e sulla prevenzione delle frodi fiscali e più in generale, nell’amministrazione digitale dell’Iva, infatti, l’Italia si posiziona nel livello III insieme a Spagna, Ungheria e Polonia. Evidentemente, quando si tratta di controllare e riscuotere il sistema Italia conferma la sua massima efficienza.