Tra gli argomenti affrontati durante i lavori del Roma Med 2019 particolare interesse ha riscosso il rapporto Israele – Mediterraneo e i futuri legami tra l’Europa e lo stato di Israele.
Il ministro degli Esteri dello Stato ebraico, Israel Katz, ha teso la mano all’ l’Italia, invitandola ad essere partner del progetto ferroviario “Binari di pace”, durante il colloquio con il titolare della Farnesina, Luigi Di Maio.
In occasione del Mediterranean Dialogues e durante il colloquio tra Katz e Di Maio si è parlato di antisemitismo, di minaccia iraniana e del rafforzamento delle relazioni commerciali.
Il titolare della diplomazia israeliana ha illustrato i benefici per i palestinesi del progetto infrastrutturale che mira a collegare il Mediterraneo al Golfo, attraversando Giordania, Emirati Arabi Uniti e Oman.
Israel Katz ha dichiarato: “Mancano solo 200 Km di collegamenti ferroviari con la Giordania da completare e ottimizzare e successivamente potremmo dichiarare di aver creato un grande hub logistico e infrastrutturale del Medio Oriente. Vogliamo creare collegamenti ottimali tra il Mediterraneo e il Medio Oriente, generando ricchezza e opportunità per tutti i protagonisti della zona. Dall’economia alla politica. Auspichiamo un’alleanza tra il mondo libero occidentale e gli stati arabi che guardano al progresso e alla democrazia contro il regime iraniano, la violazione dei diritti dello stato iraniano e le sue manovre geopolitiche in tutto il Medio Oriente. Dalle minacce internazionali allo stato di Israele al finanziamento del terrorismo fondamentalista: l’Iran è tutto ciò“.
Ritornando alle opportunità economiche, il ministro ha dichiarato: “I benefici economici si fondano su una logica economica, perché l’obiettivo è creare un hub che permetterà il commercio in tutto il mondo arabo“.
Katz ha ammesso che il progetto non risolverà tutti i problemi politici, ma migliorerà la vita in tutto il paese e si potrà creare la pace.
Un progetto “strategico” al quale Katz, già ministro dei Trasporti, lavora da anni:
“Ci libera della necessità di passare da due stretti facilmente attaccabili, Bab El-Mandeb (nel Mar Rosso ndr) e Hormuz, e ci risparmia 6.500 chilometri via mare. In un momento in cui la minaccia iraniana tocca sia Israele che l’Arabia Saudita, ci siamo trovati a collaborare. Ma la minaccia dell’Iran non è solo contro l’Arabia Saudita o Israele, parliamo di missili a lunga gittata con testate con potenzialità nucleari. Non per nulla Germania, Francia e Gran Bretagna si sono rivolti all’Onu ribadendo che l’Iran ha contravvenuto agli accordi. Comincia ad esserci un fronte ampio contro la minaccia iraniana. Non permetteremo all’Iran di produrre o ottenere armi atomiche. Se fosse l’ultima cosa possibile per impedirlo, agiremo militarmente. Noi riteniamo che le pressioni degli Stati Uniti e le sanzioni siano efficaci, ci aspettiamo che funzionino e riducano i tentativi dell’Iran sia di procurarsi armi atomiche che di sostenere gruppi terroristici, ma questo avverrà più facilmente se c’è il sostegno dei Paesi europei. Finché gli iraniani si illudono di avere l’appoggio dell’Europa, sarà più difficile che si pieghino. Le azioni contro l’Arabia Saudita e le petroliere ci fanno capire che l’Iran si sente ancora forte, le nostre informazioni di intelligence ci dicono che ha intenzione di colpire di nuovo i Paesi del Golfo. La minaccia delle sanzioni non è sufficiente. L’unico deterrente è una minaccia militare diretta contro il regime. Se l’Iran supererà la linea rossa, scoprirà un fronte comune tra sauditi, Emirati, Stati Uniti, e vedrà la potenza americana quando lanceranno mille Tomahawk su Teheran“.
Anche su tale fronte si giocano i rapporti tra Israele e Italia. Ricordiamo, inoltre, che tra Italia e Israele, ricorrono quest’anno 70 anni di rapporti bilaterali, trainati da cooperazione scientifica, culturale e commerciale.