La linea guida espressa dalla Commissione europea nel documento Annual Sustainable Growth 2020, pubblicato il 17 dicembre, con riferimento alle strategie per un new green deal, è chiara.
“La crescita non è fine a sé stessa. Un’economia deve funzionare per le persone così come per il pianeta, e le preoccupazioni climatiche, i progressi tecnologici, i cambiamenti demografici sono destinati a trasformare le nostre società”.
Il testo delinea la strategia che verrà applicata nel prossimo semestre europeo, così come negli anni a venire, per lo sviluppo sostenibile dell’Ue, descrivendo la struttura attorno alla quale l’Unione costruirà le proprie politiche.
L’entrata in carica di una nuova Commissione, assieme all’ambizioso green deal europeo, costituisce un’occasione importante per un nuovo inizio. Il nuovo modello di crescita sarà improntato al rispetto degli SDGs e si svilupperà su una doppia transizione, digitale e climatica.
“Il green deal europeo è la nostra nuova strategia di crescita” hanno dichiarato i responsabili della Commissione europea. L’Annual sustainable growth, prendendo proprio spunto dal deal, pone sostenibilità e benessere dei cittadini al centro dello sviluppo, delineando quattro campi d’azione comuni a tutti i Paesi membri: ambiente, produttività, stabilità ed equità.
Per arrivare in tempo agli Obiettivi al 2030, servono maggiori investimenti diretti verso beni a impatto zero. La Commissione calcola che, solo in materia di clima ed energia, occorreranno 260 miliardi di euro annuali di investimenti aggiuntivi nel periodo 2021-2030.
Una notevole quantità dei fondi sarà profusa nel miglioramento dell’efficienza energetica dei settori residenziale e terziario. Il rapido lancio delle infrastrutture per i carburanti alternativi entro i prossimi due anni sarà inoltre un passo fondamentale per ridurre il livello di emissioni. In questo contesto, sono necessarie modifiche ai sistemi fiscali e di sovvenzione, per garantire la diffusione degli incentivi e non oltrepassare le soglie di emissione.
La prima sfida da raccogliere per costruire l’Europa dell’energia è il completamento del mercato interno dell’energia elettrica e del gas. Attualmente molti mercati nazionali sono ancora caratterizzati dal protezionismo e dal dominio di alcune imprese tradizionali.
Questi riflessi nazionali penalizzano i consumatori, in quanto consentono di mantenere prezzi elevati e infrastrutture poco competitive.
L’apertura dei mercati significa una concorrenza leale tra le imprese, a livello europeo, per dare all’Europa un’energia più sicura e più competitiva. I consumatori hanno diritto di scegliere qualsiasi fornitore europeo per il gas e l’ energia elettrica.
Per realizzare il mercato interno dell’energia, occorre ancora compiere sforzi nello sviluppo di una rete europea, con norme comuni sugli scambi transfrontalieri per permettere ai fornitori un accesso armonizzato alle reti nazionali.
Una struttura ben compatta all’interno dell’Europa anche per sorvolare le manovre geopolitiche di stati non democratici, quali la Russia che attraverso le minacce alla sovranità dell’Ucraina continua a preoccupare per la paura di tagliare le forniture di gas a tutta l’Europa.