L’effetto “coronavirus” pone nuovi interrogativi sull’importanza della digitalizzazione dell’amministrazione pubblica e dei servizi essenziali per i cittadini e per le imprese. Esempi concreti e molto incisivi li possiamo ritrovare anche all’interno dei confini europei. Un paese noto per aver avviato già da tempo un percorso digitale è l’Estonia.
La giovane Repubblica, un tempo colonia dell’Unione Sovietica, è riuscita a creare un hub digitale all’avanguardia. L’informatica permea la vita quotidiana, e soprattutto il rapporto tra il cittadino e l’amministrazione pubblica. Mentre il continente europeo, per nulla unito anche sulla tragedia del virus, si interroga sui rischi dei contatti umani e sul modello di smart working, l’Estonia ha già da tempo formulato un suo percorso alle grandi sfide della società globalizzata, puntando sull’e-government.
La carta d’identità estone è al tempo stesso documento per l’espatrio, patente di guida, carta di debito, tessera sanitaria, abbonamento ferroviario, e molto altro ancora.
Chi necessita del rinnovo di una ricetta medica, prende contatto per posta elettronica con il proprio dottore che carica la prescrizione sulla carta d’identità, utilizzando Internet. Il paziente può ordinare la medicina dal computer o recarsi in farmacia dove il farmacista scarica la ricetta direttamente dal microprocessore della e-ID Card.
La rivoluzione digitale permette agli estoni di dichiarare i propri redditi in cinque minuti; di adempiere al diritto di voto dal divano di casa; di firmare elettronicamente decine di documenti ogni settimana. Il risparmio è pari al 2% del prodotto interno lordo nazionale. Lo Stato estone non può chiedere a un cittadino un documento di cui l’amministrazione pubblica locale o centrale è già in possesso, che esso stesso ha emesso.
D’altronde il modello Estonia affascina anche altre realtà europee. Lo sviluppo dell’Estonia rappresenta un motivo di ispirazione per il Montenegro. Lo ha affermato recentemente il presidente del Montenegro Milo Djukanovic all’omologa estone Kersti Kaljulaid, secondo quanto riportato da Agenzia Nova e dall’emittente “Rtcg”, Djukanovic si trova in visita a Tallin, nell’ambito di una tre giorni nei paesi baltici. Djukanovic ha plaudito in modo particolare lo sviluppo dell’Estonia sul piano delle tecnologie digitali e ha ringraziato “per la comprensione che l’Estonia dimostra nei confronti delle aspirazioni europee del Montenegro, ma anche dei Balcani occidentali“.
Kaljulaid ha affermato che Tallin “è pronta a sostenere il Montenegro nei settori dello stato di diritto, del rafforzamento delle istituzioni e dello sviluppo digitale“. L’Estonia è il paese più digitalizzato al mondo, una vera e propria Digital Republic, parte di un ambizioso progetto tecnologico di architettura statale del mondo. In Estonia, tutto si sta digitalizzando: dalla burocrazia alla sanità, all’istruzione e al voto. Ad un livello tale da non avere eguali nel mondo. A questa innovazione tecnologica statale, inoltre, si affianca un ecosistema di iniziative private legate alla tecnologia e all’innovazione, ovverosia il modello delle “start up”.
I dati mostrano una crescita senza precedenti nel mondo: un miliardo di dollari di valore, è questa la stima delle tante start up digitali nel paese, come Skype, nata nella repubblica baltica. Un paese simile non poteva che perseguire una geopolitica della tecnologia e una diplomazia per i diritti digitali. Il governo estone ha firmato un accordo rivoluzionario con il Lussemburgo che prevede il trasloco nella sua ambasciata del Granducato il back-up dell’intero archivio del governo. Nel frattempo, proprio in Estonia, la Nato ha aperto nel 2008 un’agenzia dedicata alla collaborazione nella difesa cibernetica. A spaventare l’Estonia è il pericolo russo e le politiche di Putin. Il progetto di gasdotto Nord Stream 2, in costruzione nel Mar Baltico, è un progetto molto controverso sia per le implicazioni ecologiche che per quelle geopolitiche. La costruzione del gasdotto nel Mar Baltico può provocare un impatto ambientale irreversibile tale da rendere impossibile l’uso dell’area acquatica per la pesca e per servizi legati alla blue economy. Ambiente e geopolitica le preoccupazioni che sembrano girare intorno al progetto. Un’allarme lanciato dai servizi segreti della Repubblica di Estonia.
La creazione del gasdotto aumenta la dipendenza economica dei paesi europei alle importazioni e alle logiche geopolitiche della Russia. L’Estonia oltre lanciare l’allarme propone alle realtà europee le proprie eccellenze: la digitalizzazione della società, della burocrazia e lo sviluppo tecnologico.
Un paese all’avanguardia che dovremmo imitare, ora, che il nostro concetto di lavoro subirà una metamorfosi sociale e antropologica, mutamenti occupazionali e amministrativi non più rinviabili.