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Partite Iva e crisi coronavirus. Quale futuro?

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Tempi duri per i lavoratori italiani ed europei ed ancora più duri per i liberi professionisti e le Partite Iva. Cosa accade ai liberi professionisti? Anche se quei 600 euro diventassero mensili, ed è importante muoversi sull’attuazione di tale proposta, cambierebbe poco per le Partite Iva. Non c’è nessun provvedimento a sostegno della liquidità. Se entro il fine settimana non si metterà in campo qualcosa di serio, tante attività commerciali rimarranno abbassate anche dopo la fine dell’epidemia.

Doveva essere una misura positiva per le tante aziende che in questo periodo hanno subito una chiusura forzata o che rimangono aperte a mezzo servizio. 

La realtà delle partite Iva spesso è fatta di persone che vivono alla giornata, tentando di restare a galla. Ed è in questo scenario che la crisi rischia di essere letale per la sopravvivenza di molte attività. I freelance, o titolari di partita IVAin realtà se la passano peggio di tutti, secondo quanto rilevato da Federcontribuenti: nell’arco di appena 3 anni il loro numero si è ridotto del 40% circa, passando da oltre 8,5 milioni a poco più di 5 milioni. Diversi i fattori che hanno inciso su un calo tanto repentino quanto preoccupante: la situazione economica stagnante; la forte concorrenza interna; i controlli dello Stato e gli adempimenti burocratici necessari al “mantenimento in vita” dell’attività produttiva. Attualmente, a tali problematiche si aggiunge la crisi economica avutasi con la diffusione internazionale della pandemia del coronavirus.

Il Maxi Decreto Cura Italia, varato dal Governo per salvare l’economia italiana e il cui testo è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale del 17 marzo presenta una importante misura di sostegno al reddito dei lavoratori autonomi, co.co.co. e dei lavoratori iscritti alla gestione separata con partita IVA, nonchè di alcune categorie di lavoratori dipendenti stagionali.

Il bonus 600 euro potrà essere richiesto da liberi professionisti titolari di partita IVA (attiva alla data del 23 febbraio 2020) e lavoratori titolari di rapporti di collaborazione coordinata e continuativa (co.co.co.) attivi alla data del 23 febbraio 2020. Potrà quindi essere richiesto dagli iscritti alla Gestione separata INPS, non titolari di pensione e non iscritti ad altre forme di previdenza obbligatoria.

Inoltre, riguarda i lavoratori autonomi iscritti all’AGO INPS;ovvero artigiani e commercianti che sono stati costretti alla chiusura parziale o totale delle proprie attività per contenere il diffondersi dell’epidemia da COVID-19.

Risultato immagini per libero professionista

Infine riguarda i lavoratori dipendenti stagionali di alcuni settori particolarmente colpiti dalla crisi, turismo e agricoltura, e i lavoratori dello spettacolo. Restano esclusi dal contributo i liberi professionisti iscritti alle casse obbligatorie. Ci si aspetta che anche le casse emaneranno apposite misure per far fronte alle emergenze delle singole categorie di appartenenza. I liberi professionisti dovranno attendere. Forse potranno sperare di ottenere misure di sostegno più corpose per la loro categoria ad aprile, quando il governo presenterà un nuovo decreto per gestire l’impatto del coronavirus su aziende e lavoratori.

Tra le numerose insidie che ai lavoratori tocca fronteggiare, la più allarmante resta il reddito medio in picchiata, che negli ultimi dieci anni è calato di 7mila euro: i numeri di Confcommercio professioni parlano chiaro, dal 2008 al 2018 i liberi professionisti hanno perso il 25% dei guadagni annui.

Ora che il testo definitivo del Decreto Cura Italia è in Gazzetta Ufficiale, si dovrà attendere una apposita circolare dell’INPS e questa disciplinerà nel dettaglio il bonus 600 euro per coronavirus, i requisiti e le modalità di richiesta.

Sostanzialmente, il governo dovrebbe ingaggiare decisioni più coraggiose anche sotto il profilo temporale, a cominciare dallo sblocco della compensazione dei crediti per imposte dirette anche prima della presentazione della dichiarazione. La sola sospensione dei versamenti in scadenza nel mese di marzo per i soggetti con ricavi o compensi non superiori a 2 milioni di euro, o la previsione della facoltà di non vedersi applicata la ritenuta sugli incassi dei soli ultimi quindici giorni di marzo per i soggetti con ricavi o compensi non superiori a 400 mila euro, e sempre che non si abbiano dipendenti o collaboratori, sono interventi che se non estesi e prorogati, rischiano di non essere efficaci per i liberi professionisti. In particolare, le decisioni del nuovo decreto appaiono inaccettabili sulla sospensione dei termini processuali tributari e sulla proroga dei termini di accertamento.


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