Affittacamere e strutture ricettive con categoria catastale A ad uso abitativo sono state escluse dal credito di imposta. Inevitabile la protesta dell’Abbac, l’associazione del comparto ricettivo extralberghiero, e l’appello al Governo e al Parlamento per disporre l’estensione anche alle strutture ricettive.
“Siamo stati tagliati fuori, migliaia di nostre famiglie in Italia hanno garantito contributi rilevanti alle casse comunali e dello Stato con l’avvio di imprese e offrendo una ricettività in linea con le esigenze di milioni di viaggiatori, ed ora gli imprenditori del settore sono esclusi persino dei crediti di imposta mentre i nostri integrativi del reddito, spesso inoccupati con l’unica fonte di reddito dall’affittare camere, oggi non rientrano neanche tra i possibili beneficiari di ammortizzatori sociali come reddito di cittadinanza e rei per le attuali modalità di procedure – commenta il presidente Agostino Ingenito – Occorre che i parlamentari ci ascoltino e diano risposte, il turismo è al collasso e l’epidemia rischia di alimentare una crisi economica e sociale senza precedenti. Auspichiamo comprensione ed azioni che consentano di evitare di destabilizzare la già precaria situazione che stiamo vivendo”.
L’appello, dunque, è di garantire pari opportunità agli affittacamere ed attività ricettive per ottenere il credito di imposta pari al 60% cosi come previsto per botteghe e negozi.
“L’art. 65 del Decreto Cura Italia ha previsto un credito di imposta nella misura del 60% dell’ammontare del canone di locazione, relativo al mese di marzo, per i soli immobili rientranti nella categoria C/1 . Una disparità che non è comprensibile – continua Ingenito – Considerato che le nostre strutture ricettive, cosi come previsto dalle normative regionali e regolamenti comunali, sono ospitate in civili abitazioni. Occorre un’immediata risposta. In queste ore abbiamo inviato un appello al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte e ai rappresentanti di tutte le forze politiche. Non solo le nostre imprese sono allo stremo, ma anche i tanti gestori di case vacanze, bed and breakfast, che per superare la crisi economica dilagante degli anni scorsi, si erano reinventati, investendo nelle proprie abitazioni e cercando di sbarcare il lunario, mettendo a reddito turistico il proprio immobile, o facendo mutui per acquistarne uno e che rischiano di non rientrare neppure nell’agevolazione concessa dal decreto in materia di mutui non potendo inoltre attingere alle formule creditizie del fondo di garanzia. Un’occasione offerta dalle tendenze positive del turismo individuale di questi ultimi anni che combinate con offerte aeree low coast e piattaforme online di prenotazione, hanno consentito a migliaia di italiani di ottenere reddito ed evitare soprattutto ai più giovani di non lasciare il nostro Paese facendo nascere anche altre opportunità economiche con una filiera per i servizi di gestione ed alimentare la filiera territoriale. Vogliamo maggiore consapevolezza e sensibilità verso le nostre istanze, altrimenti saremo costretti ad azioni forti e di contrasto non in linea con le nostre prerogative associative e sindacali e arginando il nostro tradizionale modus agendi di sana accoglienza italiana ed ospitalità che ci ha resi famosi e benvoluti tra i viaggiatori di tutto il mondo”