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Settore immobiliare e coronavirus: l’analisi Fimaa

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Con il decreto Cura Italia (dl 17 marzo 2020, n. 18) il governo ha messo sul campo misure per 25 miliardi di euro a sostegno di imprese e famiglie. Per Fimaa – Federazione italiana mediatori agenti d’affari, aderente a Confcommercio-Imprese per l’Italia – si tratta di un primo passo, ma non certo sufficiente per l’attuale necessità del settore immobiliare.

Per la Federazione nazionale degli agenti immobiliari e d’affari in mediazione aderenti a Confcommercio, serve una moratoria delle scadenze molto più ampia ed inclusiva, occorre rendere al più presto operative le misure per garantire liquidità alle imprese, tenendo conto dei tributi locali (Imu e Tasi) e dei tanti altri che non rientrano nelle attuali previsioni di sospensione. 

Fimaa, nelle osservazioni al disegno di legge di conversione del decreto-legge 17 marzo 2020 n. 18 (decreto Cura Italia) – recante misure di potenziamento del Servizio sanitario nazionale e di sostegno economico per famiglie, lavoratori e imprese connesse all’emergenza epidemiologica da Covid-19 (A.S. 1766) -, presentate tramite Confcommercio-Imprese per l’Italia, interviene anche sulle misure relative al Credito d’imposta per botteghe e negozi (art. 65). Per Fimaa-Confcommercio sono insufficienti. Infatti, per contenere gli effetti negativi derivanti dall’emergenza sanitaria, ai soggetti esercenti attività̀ d’impresa, viene riconosciuto un credito d’imposta, utilizzabile solo in compensazione, nella misura del 60% dell’ammontare del canone di locazione, riferito al mese di marzo 2020, per immobili rientranti nella categoria catastale C/1 (negozi e botteghe). Fimaa-Confcommercio afferma che un concreto sostegno potrebbe derivare dall’estensione dell’agevolazione in esame: all’ammontare dei canoni di locazione per i mesi da marzo a dicembre 2020; all’ammontare del canone di locazione corrisposto, per gli immobili rientranti nella categoria catastale A/10 (uffici e studi privati), C/2 (magazzini e locali di deposito, etc.), D/2 (alberghi, pensioni, etc.), D/3 (teatri, sale per concerti, spettacoli e simili, discoteche) e D/8 (fabbricati costruiti o adattati per le speciali esigenze di un’attività commerciale, grandi negozi, centri commerciali), dai soggetti esercenti attività d’impresa; all’ammontare del canone di locazione corrisposto in dipendenza di affitto di azienda o di ramo d’azienda; alle attività che, in base alle disposizioni di legge, sono escluse dall’obbligo di chiusura, poiché ricomprese nell’elenco di attività considerate essenziali, ma che, comunque, sono state assoggettate a chiusura con provvedimento amministrativo di natura straordinaria, emesso dall’amministrazione locale; alle attività che, pur non sospese in quanto ritenute essenziali, hanno subito non di meno gli effetti negativi della crisi economica a causa delle misure di restrizione alla circolazione dei cittadini, registrando un drastico calo del fatturato, in alcuni casi addirittura azzerato. Inoltre, per Fimaa sarebbe opportuno introdurre a regime la cedolare secca sulle locazioni degli immobili ad uso commerciale, sia per i contratti di locazione di nuova stipula sia per quelli esistenti, senza limiti di superficie e ampliando la norma anche agli immobili destinati ad uso ufficio e al settore terziario. Proprio con lo scopo di favorire, una volta che sarà terminata l’inazione coatta, una ripresa economica che si prevede molto difficile.

Il commento del presidente nazionale Fimaa, Santino Taverna: “L’emergenza Coronavirus (Covid-19) delinea uno scenario futuro incerto soprattutto per il settore immobiliare. È infatti chiaro che le ripercussioni dell’emergenza sanitaria sull’economia non si estingueranno in poco tempo. Confcommercio stima una contrazione del Pil del 2 per cento nel 2020 e probabilmente il calo sarà maggiore. La ripresa dipenderà molto dalle strategie che il governo metterà in campo per sostenere i redditi e difendere il lavoro, dalla flessibilità delle banche sui mutui e da come l’inazione coatta si rifletterà sull’economia globale. Per la ripresa serviranno investimenti seri, altrimenti lo shock potrebbe avere conseguenze irreversibili. È una situazione eccezionale e non possiamo permetterci di far chiudere definitivamente le imprese e le agenzie immobiliari. Se gli operatori dovranno anche anticipare le tasse del 2020, in rapporto a quanto prodotto nell’anno precedente, molte agenzie immobiliari rischieranno l’estinzione. Siamo convinti che si debba intervenire con un aumento della liquidità, non solo da parte dell’Unione europea ma anche del Fondo monetario internazionale. Bisogna fare di più e agire in fretta, senza esitare. Come Fimaa-Confcommercio continueremo a dare il nostro contributo a tutela delle categorie rappresentate”.

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