Per il bonus affitto il credito d’imposta del 60% matura solo in caso di regolare versamento del canone relativo al mese di marzo. A chiarirlo è stata l’Agenzia delle Entrate, con la circolare n. 8 del 3 aprile 2020.
Nonostante la condizione non fosse espressamente prevista dal Decreto Cura Italia, l’ente di riscossione ha interpretato la misura a modo, sostituendosi ancora una volta alla politica ed al legislatore, che anche in questo caso sta dimostrando di soccombere a un’entità che sembra avere talvolta più potere degli stessi rappresentanti del popolo.
L’agevolazione era stata introdotta per contenere gli effetti negativi derivanti dalla diffusione dell’epidemia da Covid-19, che ha portato alla chiusura forzata di negozi, ristoranti, bar e tutta una serie di attività non ritenute essenziali.
Ma anche quando la politica cerca di tendere una mano al mondo dell’impresa e del commercio, l’Agenzia interviene con le sue circolari, che assumono il tono di provvedimenti legislativi.
Secondo il Think Tank Imprese del Sud è invece giunto il momento che ognuno rientri nei propri ruoli e che la burocrazia stia al suo posto. Le circolari e le risoluzioni dell’Agenzia delle Entrate o del Ministero dell’Economia e delle Finanze non sono vincolanti per né per il contribuente né per il giudice e non costituiscono fonte del diritto. Tale principio è stato più volte ribadito dalla Cassazione, pronunciatasi sull’efficacia giuridica e sull’impugnabilità di tali atti.
Non si comprende – dunque – per quale motivo debbano essere invece diramate all’intera collettività, se non per creare ulteriore confusione e caos. Non è poi un caso se i contribuenti italiani hanno il più elevato tasso di contenziosi tributari in Europa. E non c’è da spaventarsi nemmeno se i dati vedono l’Agenzia soccombere nei giudizi di legittimità per il 50%: perché di fronte ad un Fisco invasivo non solo economicamente ma anche giuridicamente, l’unica arma è quella di contestare e difendersi nelle sedi opportune.