Anche il mondo delle università è chiamato fare la propria parte per contenere l’impatto socio-economico legato all’emergenza coronavirus e costruire il rilancio del Paese nel post emergenza.
Lo spunto sul contributo del mondo accademico arriva dal dottor Martyn Davies, amministratore delegato di Deloitte per i mercati emergenti e l’Africa, e preside della Deloitte Alchemy School of Management in Sudafrica: come riporta University World News, il grande manager richiama all’esigenza di un contributo “molto maggiore” da parte delle università alla ricerca e allo sviluppo che alimentano direttamente l’attività del settore privato.
Le Università, indubbiamente, con i loro strumenti di analisi e ricerca, possono fornire alle istituzioni dei preziosi contributi non soltanto nel campo della ricerca medica, ma anche sulle politiche di sviluppo e rilancio di un Paese.
Possono – ad esempio – fornire risposte alle esigenze del mercato in termini di innovazione, valorizzando le ricerche dei propri laureandi, e costruire percorsi formativi ad hoc per consegnare al sistema le giuste competenze di cui necessita.
Basti pensare all’utilizzo della tecnologia a favore della comunità imprenditoriale e finanziaria. Magari attraverso la creazione di incubatori università-imprese per sostenere le PMI e impartire loro competenze utili.
Le università devono stimolare una mentalità innovativa e modelli di business all’avanguardia per servire anche i nuovi modelli di lavoro, applicandoli nella stessa formazione: l’apprendimento online può essere il primo passo per la conoscenza e l’utilizzo degli strumenti necessari allo smart working.
Come sostiene il professor David Evans, senior fellow del Center for Global Development, le università esercitano un ruolo essenziale anche nell’influenzare la politica. Tutte le analisi e le ricerche possono trovare risposta nell’università: gli storici e gli esperti di scienze politiche possono documentare come sono state gestite le crisi pandemiche in passato e in altri contesti, economisti e sociologi possono esplorare le probabili conseguenze intenzionali e non intenzionali delle politiche nelle persone e nella società.
Per Lee Elliot Major, il primo professore di mobilità sociale della United Kindom attualmente all’Università di Exeter, il potere delle università sta nella loro capacità di svolgere un ruolo nel “livellamento delle opportunità” tra i diversi gruppi sociali, lavorando con i governi e le imprese per aiutare ad affrontare la crisi attraverso politiche finalizzate alla crescita delle competenze personali e professionali. Ad esempio, sfruttando il tempo attualmente a disposizione per imparare una nuova lingua attraverso corsi di formazione online (vedi l’offerta dell’istituto MACTT – Mediterranean Academy of Culture, Technology and Trade) e arricchire così il proprio curriculum di una conoscenza sempre più richiesta dalle imprese. Così per molte persone, da una crisi, può sorgere una nuova opportunità.