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L’iniziativa dell’imprenditore Cimmino: #iorestoinazienda

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Oramai sono molte settimane che gli imprenditori chiedono al governo di mantenere gli impegni, denunciando i gravissimi ritardi che compromettono gli equilibri finanziari e che hanno costretto migliaia di imprenditori a prendere la difficile decisione di non rialzare le serrande, arrendendosi alla burocrazia di stato e all’inefficienza delle nostre istituzioni. Tuttavia, esistono imprenditori, anche nel meridione italiano, che non vogliono rinunciare al proprio sacrosanto diritto di essere impresa, di difendere i dipendenti dalla trascuratezza dello Stato italiano e dalla concorrenza sleale delle aziende degli altri Paesi. Trattiamo di imprenditori che continuano a voler aiutare le aziende chiedendo confronto e dibattito con le attuali scelte del governo. Le nostre istituzioni politiche non solo non hanno ascoltato tale grido di allarme, ma vogliono intraprendere politiche legate a vecchie logiche economiche di stampo puramente assistenzialista.

Io resto a casa? Macché: io resto in azienda. Perché se il governo non metterà in campo misure di sostegno alle imprese, se non arriveranno finalmente i soldi promessi – cassa integrazione per i dipendenti, sostegno a fondo perduto per le aziende – saranno i nostri dipendenti a dover restare a casa per sempre, a non avere più un posto di lavoro” è il grido di battaglia lanciato e ufficialmente dichiarato da Gianluigi CimminoCeo di Pianoforte Holding, il gruppo che include Yamamay, Carpisa e Jaked e che controlla i noti marchi di costumi da bagno e valigeria.

Vogliono un esercito di stipendiati senza fare nulla, che, ovviamente dovrebbero poi votare per i partiti di governo. Allora voglio lanciare l’hastag #iorestoinazienda. Insieme ai miei amici imprenditori che hanno a cuore le loro aziende e il futuro dei loro dipendenti resteremo nelle nostre aziende fino a quando non vedremo i fatti seguire alle parole, fintanto che non arriveranno le risorse per la cassa integrazione e i contributi per sostenere le spese di questi mesi di chiusure forzate. Non vogliamo essere costretti a chiudere da un governo. Voi state pure a casa, #iorestoinazienda“, ribadisce Cimmino.

Misure insufficienti a sostegno della famiglia, con benefit che “non compensano i costi sostenuti per crescere i figli” e asili nido, senza politiche fiscali da paese che valorizza le imprese. Un sistema che rischia di diventare insostenibile considerato l’elevato tasso di disoccupazione giovanile. Inoltre, la corruzione continua a essere un fattore chiave che mina la qualità della pubblica amministrazione e la burocrazia allarmante continua a creare difficoltà alle aziende della nostra Penisola. Le distorsioni che la “mala politica” produce nei servizi pubblici e nell’economia reale ostacolano la modernizzazione e la crescita delle imprese, denunciano gli imprenditori.

I soldi dei quali gli esponenti del governo parlano da settimane non sono arrivati alle aziende. Nemmeno la Cassa integrazione è mai arrivata, cioè gli stipendi per i nostri dipendenti. Da imprenditore devo però segnalare che, a queste condizioni, l’intenzione più diffusa tra le piccole e medie imprese è quella di non rialzare la saracinesca: i soldi non sono arrivati, non ci sono sostegni a fondo perduto come negli altri Paesi. Sono stati previsti finanziamenti a pioggia per gli ammortizzatori sociali, ma nessuno si è curato di assicurare ai lavoratori fermi di avere ancora un posto di lavoro quando quegli ammortizzatori saranno finiti. Le risorse andavano destinate almeno in parte alle aziende, che sono il motore del Paese, per salvarle dal fallimento. Hanno bisogno di aiuto non solo le Pmi, ma anche le grandi aziende senza le quali l’economia del Paese non potrà mai ripartire. Le cose non hanno funzionato e pertanto invito a ragionare su cosa è stato fatto e come recuperare a questi errori con il cosiddetto decreto Aprile, che ormai e’ diventato Maggio inoltrato“, ha commentato a Sky Tg24 Gianluigi Cimmino.

L’imprenditore Cimmino Ceo di Pianoforte Holding e storico imprenditore del gruppo Yamamay, Carpisa e Jaked ha lanciato un allarme che sono in molti a sottolineare: quello della non riapertura di impresa dopo l’emergenza coronavirus. Un problema che colpisce ancora più profondamente il meridione italiano. A tal proposito Gianluigi Cimmino ha approfondito il perché delle sue iniziative dichiarando, al Think Tank Imprese del Sud, che: “Le cose finora non hanno funzionato e pertanto invito il governo a ragionare su cosa è stato fatto e come recuperare a questi errori con il cosiddetto decreto Aprile che ora si chiama Rilancio, ma è un oggetto misterioso dal momento che nessuno ha visto un testo definitivo“.

Inoltre, Massimiliano Gerbino, in qualità di amministratore di società con punti vendita a Napoli di Carpisa, Yamamay e Cyao ha dichiarato: “Da inizio Marzo siamo in lock down con 15 punti vendita chiusi e più di 70 dipendenti in cassa integrazione che non hanno ricevuto sussidi. In questo momento devo gestire il problema delle locazioni, l’affitto degli immobili e senza avere nessuna certezza, dopo mesi di chiusura, degli aiuti alle mie società. Inoltre, ricordo che tutte la varie tasse, come le utenze telefoniche, elettriche e idriche, nono sono state sospese. Le scadenze per i contributi dei commercianti non sono state abolite, ma rimandate. L’unico aiuto ricevuto dallo stato è quello di far indebitare le imprese con le banche che hanno chiesto garanzie sui nostri piani economici a differenza di quanto dichiarato dalle garanzie da parte dello stato“.

Ricordiamo che la rete delle camere di commercio ha rilevato quasi 30mila imprese in meno nel primo trimestre 2020. Il bilancio della nati-mortalità delle imprese tra gennaio e marzo di quest’anno risente delle restrizioni seguite all’emergenza Covid-19 e rappresenta il saldo peggiore degli ultimi sette anni. Si deve risalire fino al 2013, uno degli anni peggiori per l’economia italiana, per trovare un saldo simile rispetto allo stesso arco temporale.

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