Le critiche sul CETA? Arrivano perché l”irrazionalità è parte di questo mondo. Per questo è necessario documentarsi, e il focus realizzato da Euromed International Trade rappresenta un lavoro encomiabile, che va consultato senza cadere nell’errore di pensare di conoscere già questo trattato nell’ambito di un dibattito meramente ideologico e pregiudiziale. Ne è convinto Davide Giacalone, giornalista e saggista, Vicepresidente della Fondazione Luigi Einaudi, tra gli ospiti del webinar ospitato nella piattaforma del quotidiano economico-finanziario Money.it per la presentazione dello studio sull’accordo di libero scambio tra UE e Canada realizzato dagli studiosi Francesco Barbera e Arianna Crea, su iniziativa del Ceo di Euromed Sergio Passariello.
Con la sua narrazione brillante e coinvolgente, Davide Giacalone ha spiegato i motivi per i quali il CETA, fino ad oggi, è stato oggetto di critiche: “Questo trattato può essere discusso per un riflesso condizionato di ordine culturale. Mentre in Italia un vero dibattito politico ancora non si è sviluppato, nel Parlamento Europeo a essere radicalmente contrari al CETA sono l’estrema sinistra e l’estrema destra, ossia le forze più distanti dalla libertà di mercato che premia chi sa competere. L’Italia è l’unico paese UE che negli ultimi anni non ha ancora recuperato le posizioni che avevamo nel 2008, prima della crisi globale. Ma se guardiamo ai settori, l’Italia che esporta non ha mai smesso di crescere. L’Italia che sa competere normalmente vince, anche se poi siamo tutti portati a non farlo. Abbiamo delle potenzialità enormi. Ma c’è una vasta cultura antimercato e anticompetitiva che si incarna in componenti di destra o sinistra tendenzialmente estreme. Non dimentichiamo che, mentre qualcuno sviluppa i rapporti con la Cina attraverso la “Via della Seta”, guarda poi con diffidenza al Canada che invece è una democrazia occidentale, un partner e alleato militare dell’Italia. Facciamo parte di comunità internazionali alle quali dobbiamo moltissimo, e di queste comunità il Canada è parte integrante e importante“.
Durante il webinar è stato evidenziato come il CETA non vada a regolamentare soltanto i rapporti nel settore agroalimentare. Nonostante ciò, Davide Giacalone non si è tirato indietro dal sottolineare come anche nell’agricoltura il trattato abbia funzionato bene, aumentando le esportazioni: “Il CETA offre la possibilità di proteggere quello che è italiano e soprattutto quello che funziona. Ma noi tendiamo a voler salvare quello che non funziona, ed è il modo migliore per consegnarsi alla miseria. Chi vuole difendere l’Italia dagli stranieri in realtà difendono l’Italia dagli italiani che sanno fare qualcosa, perché se conoscessimo bene il nostro mercato interno alcune sciocchezze non si sarebbero sentite. Come quella secondo cui l’importazione di prodotti che contengono organismi geneticamente modificati, che peraltro entrano comunque in Italia e non sono compresi nel CETA, ammazza la nostra agricoltura. L’intera nostra zootecnia alimenta gli animali di allevamento con prodotti al 97% importati e contenenti Ogm.”
Questo, dunque, il messaggio finale dell’analista Giacalone: “Con il CETA nessuno viene eliminato. L’area UE è il posto più ricco, protetto, libero, sano e longevo del mondo. E non dimentichiamo che quello che importiamo è a beneficio dei consumatori: la frutta esotica, ad esempio, viene comprata nei supermercati e nei mercati rionali a prezzi sostenibili mentre una volta era un prodotto per ricchi. E’ quindi un vantaggio per il consumatore. Premiare chi è capace di competere serve a far diventare tutti più ricchi, mentre proteggere chi è incapace fa diventare tutti più poveri.“