Già da fine febbraio, quando oramai la paura della pandemia stava dilagando, la cosiddetta “global mobility” ha subito un arresto improvviso: la gente non viaggiava più, non si spostava più né per lavoro né per turismo, cancellando i voli e prenotazioni alberghiere.
E così alberghi, resort, compagnie aeree hanno registrato un calo vertiginoso del fatturato già da fine febbraio; dato che, purtroppo, è peggiorato poi a marzo in corrispondenza dei vari provvedimenti generalizzati di distanziamento sociale, dove i flussi in entrata collegati al turismo sono stati azzerati.
La paralisi della mobilità delle persone ha poi avuto effetti anche sulle attività collegate essenzialmente al turismo, e cioè sulla ristorazione e, più in generale, sul commercio.
Secondo l’ultimo rapporto Istat, il Covid ha allontanato 81 milioni di visitatori, il 23% delle presenze annuali di stranieri, nonché il 20% delle presenze annuali in strutture alberghiere, pesando sull’economia del Paese per 9,4 miliardi di euro di mancato guadagno.
La pandemia, infatti, ha colpito un trimestre (marzo-maggio) particolarmente florido per il settore turistico e di ristorazione, favorito, invero, dal susseguirsi di varie festività e soprattutto delle feste pasquali, rilevanti soprattutto per l’afflusso degli stranieri in Italia.
Purtroppo al momento è ancora troppo presto per parlare di una “ripresa”, soprattutto considerando che la mobilità globale è ancora parecchio congestionata, tuttavia per avere un’idea della dimensione economica del problema, è utile riportare qualche informazione statistica sull’impatto del turismo sull’economia italiana, fornitaci dall’Istat, attraverso un report pubblicato in pieno periodo del lockdown.
Questo è un estratto dell’approfondimento pubblicato dallo studio legale Loconte&Partners. Per consultare il documento completo vai al seguente link: