Ripensare il commercio con il Regno Unito è tra le tematiche più importanti da affrontare per le imprese italiane che intrattengono relazioni commerciali con il Regno. Mentre l’Italia fa i conti con le nuove norme restrittive introdotte dall’ultimo decreto, le PMI continuano a restare appese al filo dei negoziati tra U.K. e Unione Europea. Fino alla fine del 2020, nulla cambia per aziende e cittadini: la normativa e le procedure UE in materia di libera circolazione delle persone, dei servizi, dei capitali e delle merci manterranno la propria autorità nel Regno Unito. Solo dopo il 31 dicembre 2020, salvo diverso nuovo accordo, il Regno Unito non sarà più parte del territorio doganale e fiscale (IVA e accise) dell’Unione Europea. La circolazione delle merci tra UK e UE verrà, dunque, considerata commercio con un Paese terzo.
Quanto all’impatto sulle tariffe, il Regno Unito e l’Unione Europea, dal punto di vista del commercio, saranno parti terze, e verranno introdotti degli oneri nella spedizione dei beni dal Regno Unito verso l’Unione Europea e viceversa. Verrà perso il beneficio della esenzione dai dazi ai sensi dell’UE Free Trade Agreement (FTa’s) nelle importazioni e nelle esportazioni dal Regno Unito. Secondo le regole dell’OMC, l’impatto per le imprese varierà a seconda del settore in cui operano. Alcuni settori non vedranno nessun cambiamento, mentre in altri settori ci saranno requisiti e standard aggiuntivi da rispettare. Se verrà stipulato un accordo tra l’Unione Europea e il Regno Unito, molto probabilmente i servizi saranno soggetti a un accordo di libero scambio (ALS) tra l’Unione Europea e il Regno.
Inoltre, la Banca Centrale Europea (BCE) ha sollecitato le banche nazionali a utilizzare il tempo rimanente alla Brexit per prepararsi alle possibili conseguenze. In particolare, i consigli di amministrazione dovrebbero intensificare i preparativi per completare i loro target, i modelli operativi e, ove applicabile, adempiere ai loro impegni con la BCE sviluppando le capacità di gestione dei rischi e le strutture di governance nell’UE-27. Per le imprese dell’UE-27 che si affidano a servizi di “passaporto” per accedere al Regno Unito, le autorità britanniche hanno annunciato regimi di autorizzazioni e misure relative alla continuità contrattuale, per consentire alle imprese di continuare a operare. In alternativa, sarà prevista la conclusione di una serie di accordi di servizi finanziari, che consentirà alle imprese europee di continuare ad eseguire i contratti stipulati con il Regno Unito prima della sua uscita e per un periodo limitato, al fine di liquidare le loro attività nei modi previsti.
Da punto di vista commerciale, economico e finanziario un’ipotesi accreditata è quella di utilizzare, applicare e attuare il modello dell’accordo economico tra Canada ed Unione Europea, il Ceta, per avviare un’idea di un futuro accordo commerciale tra il Canada e il Regno Unito post-Brexit. D’altronde come sostenuto da numerosi imprenditori e analisti, con la Brexit alle porte, lo stesso Regno Unito sta pensando di proporre un accordo con l’Unione Europea, che si basi sulla struttura giuridica del CETA. Le disposizioni del CETA sui servizi finanziari, ad esempio, possono rappresentare un ottimo punto di partenza per la regolamentazione dei rapporti tra Unione Europea e Regno Unito. La Financial Conduct Authority (FCA) britannica ha concordato un Memorandum of Understanding (MOU) con l’Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati e le autorità di regolamentazione dell’Unione Europea per consentire la cooperazione e lo scambio di informazioni. Attualmente, il vero problema con il Regno Unito non è la Brexit ma la pandemia. I dati sull’export si riflettono sulle difficoltà delle nostre aziende abituate a organizzare incontri reali con i partner commerciali, un problema che può trovare soluzione con iniziative anche in forma virtuale.
Grazie agli ottimi rapporti con il mondo del Commonwealth, Euromed International Trade propone alle imprese del network ed ai propri clienti, impegnate e desiderose di entrare sui mercati internazionali legati al mondo del Regno Unito, un’offerta completa di servizi integrati. L’internazionalizzazione dell’impresa non si identifica più con la sola attività di export, soprattutto con le nuove prospettive della Brexit, ma prevede anche la collaborazione con imprese del Regno Unito, apertura di filiali commerciali o produttive ed altre attività. Opportunità che Euromed può sviluppare e implementare nel migliore dei modi. Per maggiori informazioni compilare il seguente form:
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