In queste ore si parla tanto del Piano nazionale per la ripresa e la resilienza (PNRR), meglio conosciuto come Recovery Plan: si tratta di un documento di fondamentale importanza per il rilancio dell’economia italiana e delle nostre imprese, da qui ai prossimi decenni.
Come noto, dopo le conseguenze devastanti della crisi pandemica la Commissione Europea ha riconosciuto al nostro Paese la possibilità di spendere 209 miliardi di euro, vincolando tale concessione alla presentazione di un progetto dettagliato in grado di giustificare e definire gli investimenti di queste risorse per il rilancio.
Siamo andati allora a vedere come, fino ad oggi, le linee guida e le bozze presentate dal Governo per la redazione di questo piano di rilancio abbiano trattato la tematica a noi cara dell’internazionalizzazione delle imprese. Argomento che, per la verità, è stato affrontato in maniera piuttosto generica.
Nella premesse si riconosce l’Italia è un’economia avanzata a spiccata vocazione manifatturiera ed uno dei principali Paesi esportatori europei, tanto che nel 2019 il valore delle esportazioni di merci ha raggiunto 476 miliardi di euro.
Sono state quindi individuate 6 linee strategiche di intervento, e l’internazionalizzazione rientra nel capitolo “Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura“, che prevede una dotazione complessiva di 46,18 miliardi, pari al 24% del totale delle risorse a disposizione.
Viene poi individuato il sottocapitolo “Digitalizzazione, innovazione e competitività del sistema produttivo“, con investimenti pari a 26,7 miliardi di euro saranno finanziati sia alla digitalizzazione, a R&S e innovazione del sistema produttivo (in cui rientrano la transizione 4.0 e il supporto a innovazione e tecnologia dei microprocessori) sia al supporto di banda larga, 5G e monitoraggio satellitare.
E infine ai programmi di internazionalizzazione, che hanno a disposizione 2 miliardi di euro, motivati dal fatto che la crisi ha portato molte filiere industriali a rivalutare i processi di approvvigionamento e produzione, rendendo necessario ripensare gli strumenti utili ad attrarre investimenti e favorire processi di reshoring.
“Considerato l’orientamento dell’economia italiana all’export e il ruolo di traino esercitato
dalle aziende esportatrici sul PIL nazionale – si legge nel documento delle linee guida per il Recovery Plan – appositi interventi saranno dedicati a promuovere l’internazionalizzazione delle imprese, quale fattore di rilancio e di maggiore resilienza del sistema produttivo. Tale obiettivo sarà realizzato confermando e potenziando le iniziative straordinarie di sostegno all’export attivate in risposta all’emergenza sanitaria, inclusi gli strumenti finanziari e di assicurazione dedicati alle imprese esportatrici, e sviluppando campagne di promozione volte ad accompagnare l’internazionalizzazione anche delle micro, piccole e medie imprese. Occorre anche favorire l’internazionalizzazione produttiva, soprattutto ove sia finalizzata a rispondere meglio alle esigenze del mercato, intercettando le preferenze dei consumatori.“
Restiamo ora in attesa di vedere come si evolverà la programmazione, nella speranza di avere a disposizione un quadro sempre più dettagliato su quello che sarà il futuro per le nostre imprese e il loro export. Euromed International Trade sarà sempre pronta a cogliere con slancio le migliori opportunità.
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