L’analisi dell’export italiano e dei processi di internazionalizzazione delle PMI della nostra Penisola evidenzia un Italia in crescita ma disorganizzata, un successo sui mercati esteri ma soprattutto per le imprese di più grande dimensione, riflette il brand Italia continuamente ricercato all’estero ma con una disorganizzazione e una non conoscenza dei processi di esportazione per le piccole imprese. Occasione per riflettere sui dati e sulle problematiche dell’export italiano è stato l’evento “Export e made in Italy: Internazionalizzazione come strumento per lo sviluppo delle imprese. Digitalizzazione, innovazione e sostenibilità per il rilancio del Sud” promosso dall’Ordine dei Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili di Napoli.
Il 2021 sta dimostrando un trend inequivocabile. Nel primo quadrimestre si è raggiunto un + 23.9 % di crescita rispetto ad un anno fa. Il mese di aprile ha visto il boom dei prodotti italiani all’estero facendo registrare il record assoluto di export del nostro paese e superando il 2019 che era stato l’anno d’oro. Siamo il primo Paese dopo la ripartenza post emergenza sanitaria per valore di export. E’ un momento di grande fiducia delle imprese nel sistema economico. Anche la Campania fa la sua parte in questa ripresa confermandosi la prima del Sud per esportazioni in tutto il mondo. Ad oggi, la crescita del prodotto interno lordo del nostro Paese è tutta legata all’export che per noi è strategico. La vera scommessa è quella di trasferire questa opportunità a tutte la gamma delle imprese soprattutto alle piccole e medie imprese che fanno fatica ad affacciarsi su questo percorso. Il Sud è un’opportunità, molti processi di internazionalizzazione aiutano il Mezzogiorno perché riducono le distanze, offrendo una capacità di affermarsi pur non avendo grandi risorse. La logistica e il Mezzogiorno sono priorità del nostro sistema italiano per l’affermazione sui mercati esteri.
Durante i lavori degli Stati Generali della Logistica del Mezzogiorno, organizzati a Napoli da Confetra (la Confederazione italiana dei Trasporti e della Logistica) a cui ha partecipato, con collegamento da remoto, il Ministro per il Sud e la Coesione territoriale, Mara Carfagna è emersa la necessità e volontà di fare sistema tra le politiche per il Mezzogiorno e le opportunità della blue economy. Tematiche che vanno affrontate con vigore e facendo rete se consideriamo che su 8000 Km di coste italiane circa 6000 Km sono ubicate al Meridione. Nel Sud Italia, il 57% delle merci si muove via mare e in tale contesto la logistica marittima è fondamentale per lo sviluppo delle imprese del territorio e per gli esportatori del Mediterraneo. La logistica è un elemento fondamentale dell’economia del Mediterraneo e risulta importante individuare quelli che sono i fattori di instabilità per superare le criticità e implementare le opportunità. Quanto accaduto a Suez e al conseguente aumento del petrolio, al blocco del trasporto, delle merci e del commercio internazionale rimarca l’esigenza di sviluppare analisi e politiche concrete per una “regionalizzazione della globalizzazione“.
Il Sud è indispensabile per rimettere in corsa il Paese e l’export rappresenta la ricetta per renderlo protagonista esprimendo tutte le potenzialità. Accompagnare le aziende nei processi d’internazionalizzazione prospetta grandi opportunità di ripresa per il Mezzogiorno che può affermarsi riducendo le distanze pur non avendo grandi risorse. Mai come quest’ anno è importante ragionare bene sui numeri dell’export, perché vale il 30% del PIL , analisi cruciali per la ripresa e mai in passato così tante risorse sono state allocate per sostenerlo. Importante è evidenziare che numerosi attori non governativi del sistema internazionalizzazione denunciano la perdita di oltre 20.000 imprese e la dispersione delle risorse ad appannaggio delle grandi aziende. “Mi domando se non si sta abusando della pazienza delle tantissime piccole aziende di qualità e delle persone impegnate sul campo a lavorare il made in italy sui mercati internazionali, che vedono un sistema che continua spendere ingenti risorse senza obiettivi chiari e senza misurare il risultato delle azioni intraprese“, scrive Giuseppe Vargiu, Presidente di UNIEXPORTMANAGER.
Quello che gli analisti ed esperti indipendenti di internazionalizzazione ed export ribadiscono è che la gran parte dei miliardi allocati in nome delle PMI, sono andati a patrimonializzare le aziende già presenti e delocalizzate all’estero (intanto le aziende estere in Italia licenziano anche inviando un’email). Solo le briciole vanno a sostenere le mPI che valgono il 20% dell’export e sono il doppio rispetto a Francia e Germania. La priorità accordata alle lobby, agli apparati e alle grandi aziende già capitalizzate ha prodotto danni alle Piccole e Medie imprese italiane , che si cerca di nascondere dietro i grandi numeri dell’export. Sembra che non sia politicamente corretto parlare delle criticità che comunque vi sono e vanno assolutamente analizzate e monitorate. Per valorizzare il lavoro fatto e avvicinarsi ai risultati attesi con opportune azioni correttive è essenziale aprire all’export e ai finanziamenti anche per le piccole imprese. A che serve serve offrire decine di fiere e piattaforme quando le piccole imprese poi non sono sostenute per utilizzarle ingaggiando stabilmente al proprio interno le competenze indispensabili per export import, internazionalizzazione digitale, innovazione logistica e sostenibilità?
Far diventare l’export italiano il cuore dello sviluppo della nostra economia, fare delle piccole imprese il cuore dell’export, essere consapevoli che sono gli export manager rappresentano il cuore dell’export delle piccole imprese e canalizzare bene l’attenzione sulla logistica delle merci e il meridione italiano rappresenta la vera chiave di svolta per l’export italiano e la crescita del Mediterraneo.