Unione Europea (UE) e Unione Africana (UA) hanno ufficializzato l’intento di una cooperazione molto più estesa nei campi della ricerca e dell’innovazione. L’annuncio è arrivato al termine del sesto summit UE-UA, tenutosi di recente a Bruxelles, dal quale è uscita una nuova “Agenda dell’Innovazione” che vedrà le università come vere porte di accesso tra i due continenti, ponendo la scienza al centro dello sviluppo e creando un nuovo paradigma di collaborazione basato su partnership paritarie.
Il vertice ha dato il via libera a un pacchetto di investimenti di almeno 150 miliardi di euro (170 miliardi di dollari) e ha proposto una serie di azioni di cooperazione in quattro aree prioritarie: salute pubblica, transizione verde, innovazione e tecnologia, e competenze scientifiche.
Per quanto riguarda l’ultima area, l’intento comune è di intensificare il sostegno alla cooperazione scientifica tra i ricercatori europei e africani per sviluppare insieme nuove conoscenze e competenze, oltre che condivisione di tecnologia. Saranno poi incoraggiati gli scambi di giovani cittadini, volontari e studenti, attraverso un ampliamento del programma di mobilità accademica Erasmus+, che ha un budget di 350 milioni di euro e vedrà l’Africa tra le mete prioritarie degli studenti europei. Non mancheranno inoltre i partenariati tra singole università, al fine di far crescere la conoscenza reciproca e promuovere le rispettive eccellenze.
Le unioni europea e africana hanno quindi dato una risposta lusinghiera all’appello giunto alla vigilia del summit da parte delle reti universitarie in Africa e in Europa – l’African Research Universities Alliance e la Guild of European Research-Intensive Universities (GILDA) – le quali avevano invitato le controparti a dare priorità agli investimenti in ricerca e innovazione (R&I) in Africa, incentivando lo sviluppo di centri di ricerca di eccellenza.
Jan Palmowski, segretario generale della rete universitaria GILDA, ha affermato che l’identificazione delle università come “gateway” tra Europa e Africa “conferisce agli atenei la responsabilità di utilizzare i futuri investimenti in modo collaborativo e a beneficio della società”. E ha invitato a immaginare un nuovo lavoro di squadra tra scienziati, studenti e istituzioni. “Le università hanno avuto un’enorme opportunità di affrontare le nuove sfide scientifiche, sociali ed economiche attraverso un’autentica collaborazione. Dovremmo sfruttare questa occasione saggiamente“.
Giù lo scorso ottobre, durante un incontro tra i ministri degli esteri europei e africani nella capitale del Ruanda, Kigali, era stata evidenziata le necessità di affrontare l’impatto della pandemia sul continente africano, sostenendo ricerca e innovazione attraverso il mondo dell’istruzione. Un intento comune che non è rimasto soltanto su carta, ma ora si traduce in risorse da investire nell’immediato.
“La crescente importanza della scienza e dell’innovazione per la relazione UA-UE è già diventata evidente nella pratica” ha assicurato Palmowski, ribadendo che l’Agenda dell’innovazione “si basa su uno slancio crescente per il mondo scientifico e si rivela come un documento veramente innovativo, anche nei toni e negli approcci utilizzati per la sua redazione“. L’approccio dell’agenda è infatti a lungo termine, e dedica particolare attenzione, tra le altre cose, a obiettivi mai considerati a sufficienza prima d’ora, come quello di mettere un freno alla fuga dei cervelli degli scienziati africani attraverso un sostegno concreto alle nuove infrastrutture di ricerca direttamente nei Paesi di interesse.
L’Agenda dell’innovazione AU-UE, che ha trovato l’intesa dei rispettivi funzionari lo scorso 27 gennaio, ed è stata pubblicata il 14 febbraio, sarà ora perfezionata e approvata ufficialmente da entrambe le unioni. Nella speranza che possa rappresentare un vero cambio di marcia verso l’inclusione sociale e il contrasto alla povertà.