La crisi energetica potrebbe danneggiare doppiamente le famiglie e le imprese del Sud Italia rispetto a quelle del nord: a lanciare l’allarme è Luca Bianchi, direttore dell’Associazione per lo sviluppo del Mezzogiorno SVIMEZ, intervistato dal notiziario online dell’Irpinia Orticalab in occasione della presentazione di una relazione che dimostra le difficoltà di spesa del 40% del Pnrr per la crescita del Mezzogiorno.
Secondo Bianchi la crisi energetica è il nuovo tsunami dopo il Covid, e come minimo, dimezzerà le stime di crescita con due effetti al Sud più forti che altrove: uno sulle famiglie più deboli, e uno sulle imprese, soprattutto di piccola e media dimensione. Per questo serve un intervento in grado di neutralizzare l’impatto dell’aumento energetico.
La speranza è che possa arrivare in soccorso il PNRR, già chiamato di per sé ad accelerare la transizione energetica. L’associazione Svimez ha dimostrato in più occasioni la necessità di sbloccare gli investimenti soprattutto nella produzione di eolico e solare che, ad oggi, per due terzi, sono collocati al sud.
Il monito rivolto al Governo, dunque, è: velocizziamo le autorizzazioni. «In alcune aree, con buona capacità del solare e dell’eolico, si potrebbero stringere legami con attività di produzione locale, ad esempio il settore agroalimentare – aggiunge il direttore Bianchi – La transizione del sistema produttivo può essere un’opportunità per le piccole e medie imprese locali perchè da un lato riduce i costi e dall’altro aumenta la sostenibilità e la produzione. Da questi impianti dovrebbe arrivare energia messa a disposizione a costi più bassi per le imprese del territorio».
Un modo per rispondere in maniera efficace alla crisi ucraina, la quale ha dimostrato la necessità di ridurre la nostra dipendenza dalle importazioni dall’estero e di essere autosufficienti, migliorando il mix energetico di cui disponiamo.