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L’accordo CETA, contestato dall’Italia, aumenta le esportazioni del 36%

L'accordo, entrato in vigore parzialmente cinque anni fa ed osteggiato faziosamente, ha già portato molti benefici alle imprese italiane.

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Nessuno dei governi italiani che si sono succeduti negli ultimi cinque anni ha ratificato il Ceta, l’accordo di libero scambio tra Unione Europea e Canada che è stato redatto in Italia e accusato, ideologicamente, di minare la tutela degli alimenti non sicuri in Europa. Tuttavia, l’accordo, entrato in vigore parzialmente cinque anni fa, ha già portato molti benefici all’Italia.

I numeri non mentono mai

L’export italiano in Canada è aumentato del 36% dal 2017 al 2021 per raggiungere i 7 miliardi di euro. Ad esempio, l’industria dolciaria italiana ei produttori di alimenti a base di frutta e verdura sono stati tra i settori che hanno beneficiato di più dell’accordo, con le esportazioni verso il Canada in aumento esponenziale rispettivamente del 98% e dell’82% rispetto ai livelli pre-CETA. Da evidenziale quindi la crescita delle esportazioni italiane e comunitarie Commissione Europea nel quinto anniversario dell’applicazione del Trattato.

Da quando è entrato in vigore il CETA nel 2017, gli investimenti italiani in Canada sono cresciuti del 289%, raggiungendo i 3,8 miliardi di euro nel 2021. Allo stesso tempo, gli investimenti canadesi in Italia sono aumentati del 185%, raggiungendo 1,1 miliardi di euro. .

L’Italia, uno degli undici paesi che deve ancora ratificare il CETA, ha visto un aumento del 101% delle sue importazioni di materie prime dal Canada, in particolare fluoruro e minerale di ferro. Un aumento del commercio è stato incoraggiato dall’abolizione della maggior parte dei dazi doganali.

Il 98% dell’accordo già in vigore provvisoriamente, consente alle imprese europee di partecipare a gare pubbliche in Canada e viceversa, ma prevede anche il riconoscimento reciproco dei titoli professionali e la tutela del diritto d’autore, dei marchi e dei brevetti industriali.

Nel 2018 il governo ‘gialloverde’ del Movimento 5 Stelle e della Lega, iniziò una guerra ideologica verso il CETA, propagandando i mali peggiori per il nostro export verso il Canada ed in particolare diffondendo informazioni infondate, sull’ingresso in Italia di alimenti adulterati e privi di controlli sanitari. La posizione italiana si è fatta più sfumata con il governo Pd-M5s, con i Democratici favorevoli alla ratifica e i Pentastellati che confermano la loro opposizione. Anche il mondo agricolo si separò, sostenendo posizioni avverse, da Coldiretti che si opponeva e si oppone ancora oggi fino alla CIA che ancor oggi dichiara di essere favorevole ad una ratifica.

Il CETA non è solo agro alimentare

Va specificato che l’accordo di libero scambio non riguarda solo il settore dell’agricoltura ed agro alimentare, anzi. Questo settore rappresenta una minoranza

“Ora abbiamo cinque anni di solide prove che il CETA sta aiutando a sostenere l’occupazione e la crescita nell’UE”, ha affermato il vicepresidente della Commissione europea Valdis Dombrovskis nel quinto anniversario del suo ingresso. Nell’esecuzione del contratto.

Commercio da dimenticare Covid e Russia: 8 accordi commerciali a cui l’Ue sta lavorando

Dopo il voto favorevole del Parlamento europeo all’inizio del 2017, negli anni successivi le riduzioni tariffarie hanno iniziato a dare impulso al commercio UE-Canada. “Ogni settore dell’economia ne trae vantaggio”, ha aggiunto Dombrowskis. “Questa è la partnership dinamica di cui abbiamo bisogno nel turbolento contesto geopolitico di oggi”, ha concluso il commissario europeo, senza fare riferimento a quei paesi, Italia compresa. Ne beneficia in termini di esportazioni e investimenti.

Nuova Zelanda

Secondo la testata web Politico, quello tra Ue e Nuova Zelanda è l’accordo commerciale più vicino alla firma finale. 

Cile

Il secondo accordo più vicino al traguardo è quello col Cile, che la Commissione spera di concludere entro novembre. 

Messico

Il terzo accordo più atteso è quello col Messico, in linea di principio già raggiunto nel 2018 e finalizzato nel 2020.

Australia

Firmare un patto commerciale con Canberra sarebbe un fondamentale successo geopolitico per Bruxelles, molto attenta a riequilibrare i rapporti di forza con la Cina e a riprendere le buone relazioni commerciali con l’Australia dopo lo smacco dell’alleanza Aukus, costata alla Francia oltre 60 miliardi in commesse militari.

Mercosur

Il maxi accordo con il Mercosur – il blocco commerciale che comprende Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay – era in pole position a luglio del 2019. 

India, Cina e Svizzera

Infine ci sono i tre accordi ritenuti i più difficili da raggiungere. Quella con l’India sarebbe un’intesa in chiave anti-Cina con una delle economie più in crescita a livello mondiale. Ma le trattative sono in stallo dal 2013 e a Bruxelles molti fanno notare che Nuova Delhi ha ormai imboccato la strada del protezionismo. 

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