Il nuovo codice degli appalti pubblici contiene una piccola rivoluzione che potrebbe diventare presto una superstrada, la possibilità di affidare all’intelligenza artificiale (AI), cioè a procedure automatizzate, la valutazione delle offerte, una delle decisioni più importanti in una gara pubblica.
Questo rappresenta un passo avanti importante, ma comporta anche dei rischi da tenere in considerazione. Il nuovo codice rappresenta una prima esperienza pilota in cui si prevede esplicitamente l’uso della AI per svolgere un’attività che è propria di un funzionario pubblico. Si tratta di attività che contengono inevitabilmente margini di discrezionalità, e dunque si apre un dibattito importante riguardo alla delega di responsabilità a una macchina.
Come riporta anche il quotidiano economico ItaliaOggi, l’Intelligenza Artificiale non solo potrebbe essere utilizzata per valutare offerte e automatizzare le gare, ma sta già cominciando ad essere usata in molti altri campi. Ad esempio, alcuni avvocati già utilizzano ChatGpt per scrivere gli atti giudiziari, in teoria potrebbe essere utilizzata anche dai magistrati per redigere le sentenze.
L’Intelligenza Artificiale e il nuovo codice degli appalti pubblici
Si può immaginare un futuro non lontano nel quale l’insegnamento, la sanità, le pratiche amministrative, la stessa giustizia saranno gestite in tutto o in parte dall’intelligenza artificiale? Certamente sì. Tuttavia, c’è un problema: con il deep learning non c’è più un programmatore che predefinisce tutti i passi che devono essere compiuti dalla macchina.
E questo diventa particolarmente delicato quando entrano in gioco valutazioni discrezionali che le macchine possono fare sulla base non solo degli input che hanno ricevuto ma anche dell’autoistruzione che sono in grado di generare, che nessuno sarà mai in grado di prevedere e controllare interamente.
Perché è il software stesso che impara i criteri da utilizzare nelle scelte che è chiamato a compiere. Il nuovo codice degli appalti prevede delle garanzie, per esempio la supervisione da parte degli umani del lavoro compiuto dall’IA, ma sembra più una clausola di stile, perché il controllo ex post è più complesso del lavoro fatto ex novo, a volte addirittura impossibile; quindi, di fatto non si farà mai.
I rischi dell’utilizzo dell’IA nella pubblica amministrazione
Con il nuovo codice si apre una porta che potrebbe diventare presto una superstrada, perché le necessità della macchina pubblica sono infinite e le sue possibilità di soddisfarle sono limitate, e l’AI è in grado di potenziarle notevolmente: quindi sarà certamente utilizzata in modo sempre più massiccio. Il rischio è che la macchina burocratica pubblica finisca per affidarsi in modo sempre più irreversibile ai computer.
Un meccanismo che presenta indubbi vantaggi: si risparmia tempo (e stipendi), si evitano i rischi di corruzione, si stornano le possibili contestazioni sulla discrezionalità della soglia del possibile, cioè che un’algoritmo venga utilizzato per compiti ad alto valore aggiunto come la redazione di sentenze o la gestione di crisi sanitarie. In ogni caso, l’implementazione dell’intelligenza artificiale nella pubblica amministrazione richiede un’adeguata formazione del personale, sia tecnica che etica, per garantire che i processi automatizzati siano trasparenti, imparziali e rispettino i diritti fondamentali dei cittadini.
Ma la sicurezza informatica rappresenta un’altra sfida importante, in quanto la gestione di grandi quantità di dati personali richiede la massima attenzione per prevenire violazioni della privacy e possibili attacchi informatici.
Il nuovo codice degli appalti rappresenta solo l’inizio di una rivoluzione che potrebbe trasformare radicalmente la pubblica amministrazione, ma è importante che venga gestita con cautela e responsabilità per garantire un futuro sostenibile ed equo per tutti i cittadini.
L’intelligenza artificiale può rappresentare una grande opportunità per migliorare l’efficienza e la trasparenza della pubblica amministrazione, ma deve essere accompagnata da una maggiore consapevolezza etica e tecnica, e da un adeguato sistema di controllo e di protezione dei dati personali.