A confermare l’importanza dell’accordo economico tra Unione Europea e Canada, il Ceta, sono le statistiche economiche.
Il Ceta sta generando un vero successo per le esportazioni italiane in Canada che, nei primi 5 mesi di quest’anno, sono aumentate del 12,6% rispetto allo stesso periodo del 2018. Anche lo scorso anno le esportazioni erano aumentate in confronto al 2017.
Di fatto, guardando ai dati elaborati dal Centro Studi di Sace, il Ceta si sta rivelando un affare più per l’Italia che per il Canada, così come sta accadendo anche per il Giappone. Il “Made in Italy” in Canada nei primi 5 mesi (gennaio-maggio) del 2019 ha fatto registrare grazie al Ceta un +12,6% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, pari a oltre 3,5 miliardi di euro.
A trainare il risultato gli ottimi risultati della meccanica strumentale (+21,4%) che rappresenta anche il primo settore di esportazione, seguito a ruota dalla farmaceutica (+39,6%).
Molto bene anche i metalli(che hanno fatto registrare un +30,8%) e i due settori tipici – alimentari e bevande(+1,6%) e tessile e abbigliamento (+5,7%) – i cui incrementi sono, seppur di minore entità percentuale, in crescita sostenuta da anni.
Il trattato serve ad eliminare una serie di barriere economiche e restrizioni tra Canada ed Europa, in base ad elementi chiave dei rapporti economici: liberalizzazione del mercato dei servizi; accesso delle imprese europee agli appalti pubblici canadesi; abolizione della stragrande maggioranza dei dazi doganali; riconoscimento della tutela delle denominazioni di origine; reciproco riconoscimento delle qualifiche professionali, più garanzie in materia di proprietà intellettuale.
Nonostante le innumerevoli polemiche e denunce sul trattato, da parte della politica italiana, i dati confermano l’importanza di tali accordi, smentendo il clima da “fake news” diffusosi nel paese e confermando gli appelli di una parte della nostra comunità imprenditoriale.
Il Ceta può rappresentare il futuro per le imprese italiane che intendono internazionalizzare il proprio mercato.
Un ottimo risultato che apre nuovi dibattiti nella comunità imprenditoriale, allontanando le allarmistiche prospettive di coloro che si erano opposti alla ratifica definitiva dell’accordo, entrato in vigore in via provvisoria nel 2017 e in attesa della approvazione finale dei singoli parlamenti nazionali.