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Accordi commerciali e libero scambio: storia del 2020

Un anno che ha generato enormi problematiche economiche e nuove prospettive di visioni commerciali globali legate all'agroalimentare.

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L’anno della pandemia sanitaria è quasi giunto al termine. Un anno che ha generato enormi problematiche economiche e nuove prospettive di visioni commerciali e di business. Per l’Italia e il continente europeo, il commercio agroalimentare continua ad essere un importante focus strategico per le imprese del settore così come la promozione e la diffusione dell’export. In tale ottica, gli accordi di libero scambio sono divenuti una questione sempre più urgente da affrontare soprattutto per alcuni focus quali il Ceta e la ratifica dell’accordo Mercosur, che andiamo a ripercorrere grazie alle analisi 2020 degli esperti di Euromed International Trade, società di consulenza che accompagna le imprese nel loro percorso di internazionalizzazione valorizzando le opportunità offerte dalle intese commerciali e dalle aree di libero scambio.

L’importanza di creare sistemi alimentari resilienti e garantire la sicurezza alimentare è divenuta una priorità geopolitica da affrontare con rinnovata attenzione, come ricorda anche il portale divulgativo Euractiv, ma i numerosi protagonisti associativi, politici e imprenditoriali appaiono divisi sulle strategie comuni da intraprendere. Il commercio agroalimentare può aiutare a rafforzare gli obiettivi di sostenibilità e di crescita comune ma vi è un forte disaccordo su come sviluppare gli accordi commerciali e con quali paesi intraprendere attività di collaborazione sia in termini di sostenibilità ambientale che di garanzia delle qualità agroalimentari. Nel 2016, più di 300.000 tedeschi sono scesi in piazza per manifestare contro il piano del governo di sostenere l’iniziativa dell’Unione europea di firmare il Transatlantic Trade and Investment Partnership (TTIP) e l’Accordo economico e commerciale globale UE-Canada (Ceta).

I timori di alimenti geneticamente modificati nei supermercati tedeschi e sugli standard di qualità alimentare inferiori, nonché un impatto negativo sull’ambiente hanno accompagnato numerose proteste in Germania, in Italia e anche a Cipro. Proteste generate da una cattiva informazione e dall’emergere di numerose piattaforme digitali divulgative che hanno promosso fake news. La Germania è uno degli Stati membri dell’Europa che non ha ancora ratificato il Ceta. Tale azione non è dovuta alla contrarietà del governo o del parlamento federale, ma alla corte costituzionale tedesca che deve prima prendere una decisione relativa ai capitoli dell’accordo. Indipendentemente da ciò, alcune parti dell’accordo del Ceta sono già in atto, portando a un aumento delle esportazioni di prodotti agricoli dall’UE al Canada. Il ministro tedesco dell’Agricoltura, la cristiano-democratica Julia Klöckner, è stata una convinta sostenitrice dell’accordo durante i negoziati. Gli agricoltori tedeschi, tuttavia, temono la sovrapproduzione a causa di mercati più ampi e prezzi di dumping.

In Francia, invece, dal TTIP al Mercosur, gli accordi di libero scambio in tema di agricoltura e food sono stati oggetto di forti mobilitazioni, sostenute dai sindacati e da alcune associazioni ambientaliste. La Francia è stata tra i paesi che ha rifiutato di ratificare l’accordo UE-Mercosur. Inoltre, sono aumentate le aspettative dei cittadini in merito al rispetto degli standard sanitari e ambientali. A riprova di ciò, la Convenzione citoyenne pour le climat , composta da 150 cittadini estratti a sorte e incaricati di formulare proposte in campo ambientale, ha raccomandato nel suo rapporto, pubblicato lo scorso luglio, di rinegoziare l’accordo UE-Canada. In Francia, l’attuale esecutivo è sostanzialmente favorevole all’accordo con il Canada. In Austria, la Camera dell’agricoltura ha accolto con favore il Ceta con il Canada ricordando che l‘accordo rispetta le indicazioni geografiche protette. In rapporto al Mercosur, il ministro dell’Agricoltura austriaco Elisabeth Köstinger aveva ribadito che la posizione del Paese sull’accordo restava non favorevole.

Elisabeth Köstinger

I Paesi Bassi rappresentano una superpotenza nel campo della produzione alimentare e sono il secondo esportatore mondiale di prodotti agricoli al mondo, dopo gli Stati Uniti. In qualità di importatori di materie prime, il Paese è tradizionalmente favorevole al libero scambio e agli accordi commerciali. La Camera Bassa olandese ha votato a favore della ratifica del Ceta ma ha approvato una risoluzione che ritira il proprio sostegno all’accordo Mercosur, ritardando ulteriormente il processo di ratifica. Francia, Irlanda, Germania, Ungheria e Belgio hanno più volte espresso preoccupazioni sull’accordo con il Mercosur durante i lavori dell’ultimo Consiglio dei ministri dell’agricoltura dell’UE svoltosi il 16 novembre.

La capillare diffusione delle fake news ha generato un effetto deleterio sulla percezione dei cittadini dell’Unione europea e delle sue politiche capace di stravolgere la vita democratica delle singole realtà nazionali e dell’Unione stessa. Un fenomeno in rapida crescita, anche negli ultimi giorni, generato dal dibattito in corso tra le autorità europee e il Regno Unito sugli accordi post Brexit. Le istituzioni europee stanno lavorando molto allo sviluppo di un accordo commerciale che soddisfi i vari protagonisti in campo. Tale scenario ha generato l’emergere e la diffusione di molte fake news che non aiutano a comprendere la portata e l’importanza del dibattito internazionale attualmente in corso. L’Unione europea sta lavorando affinché gli Stati europei non precedano alla sottoscrizione di accordi chiave singoli con il Regno Unito, presentando una strategia comune di azione e regole commerciali condivise dell’intera Unione. Tematiche che meritano attenzione e una corretta comunicazione. Nel frattempo, il Regno Unito si sta muovendo per rafforzare le relazioni commerciali fuori dal contesto europeo e valorizzando le sinergie con il Commonwealth. A settembre, il Regno Unito ha concluso il suo primo importante accordo commerciale indipendente con il Giappone. Un ulteriore accesso al mercato estero vi è stato nell’ambito del Comprehensive and Progressive Agreement for Trans-Pacific Partnership (CPTPP), che ha lo scopo di fornire alle imprese del Regno Unito una porta d’accesso alla regione dell’Asia e del Pacifico e contribuire ad aumentare la resilienza e la diversità dell’offerta e l’accordo con il Canada, con un negoziato che ricorda, in molti punti, quello del Ceta. Inoltre, il Regno Unito sta cercando di avvicinarsi anche agli Stati Uniti, sebbene ciò abbia suscitato timori per l’abbassamento degli standard di sicurezza alimentare e di logiche legate alla sostenibilità.

La Brexit e il Mercosur sono le principali preoccupazioni per gli agricoltori irlandesi.  Il commercio agroalimentare è vitale per la salute commerciale dell’Irlanda in quanto importante nazione esportatrice di alimenti. Tutti gli occhi dell’Irlanda sono attualmente puntati sul futuro dei negoziati sulla Brexit in corso.

Scenario parzialmente diverso quello con i paesi nordici. La Finlandia è una forte sostenitrice del libero scambio. Le esportazioni di prodotti agricoli finlandesi ammontano a 1,3 miliardi di euro, la maggior parte dei quali (765,2 milioni di euro) è destinata all’Europa. In Norvegia, invece, considerevoli sono le prospettive legate all’utilizzo delle risorse marittime così come l’implementazione di ricerca e business in rapporto alle infrastrutture tecnologiche portuali e terrestri per garantire lo svolgimento di attività sostenibili ed estremamente sicure anche in ambito di import – export agroalimentare.

Le preoccupazioni degli agricoltori spagnoli si concentrano principalmente sull’affare Mercosur. In un momento in cui è in fase di elaborazione il piano strategico spagnolo per l’attuazione della nuova politica agricola comune (PAC) dell’UE, i settori legati all’ agroalimentare e all’ agricoltura della Spagna sono particolarmente preoccupati per l’accordo sul Mercosur. Invece, la Confederazione degli agricoltori portoghesi (PAC) ha ribadito che il commercio e la globalizzazione sono fondamentali per la crescita economica, ma che ci debba essere anche una solida politica commerciale per massimizzare il potenziale produttivo dell’UE e fornire sostegno alle imprese europee. In Grecia, la protezione dei prodotti agroalimentare greci è una priorità di azione del governo. Una tipica richiesta del governo greco come delle associazioni di produttori è quella di includere i prodotti a Denominazione di Origine Protetta negli accordi commerciali, con un’enfasi su formaggio feta, yogurt greco, vino e alcolici, olio d’oliva e olive.  

Da quando la Polonia è entrata a far parte dell’Unione europea, la bilancia commerciale dei prodotti agroalimentari è cresciuta mentre il Mercosur solleva “serie preoccupazioni” tra gli agricoltori cechi. Le organizzazioni agricole ceche hanno accusato l’UE di “sacrificare l’agricoltura europea” per soddisfare le richieste dell’industria automobilistica. La più grande resistenza in Bulgaria contro gli accordi commerciali dell’UE viene dagli apicoltori a causa dell’accordo commerciale UE-Mercosur.

Nei Balcani, tra i più importanti partner commerciali con l’estero ci sono la Slovenia, la Croazia e l’ Ungheria che intrattengono relazioni commerciali importanti con l’Italia e la Germania. La Croazia ha avuto un avanzo con l’Italia nel commercio estero di prodotti agricoli e alimentari. La Romania resta uno dei maggiori esportatori di cereali nell’Unione europea ed è anche uno dei maggiori venditori di prodotti in tabacco, mentre importa grandi quantità di carne sia dai paesi dell’Unione europea che da altri mercati internazionali. La fase di ripartenza economica dovrebbe ridare nuova linfa alla sottoscrizione degli accordi commerciali senza generare preoccupazioni e ulteriore contraddizione tra l’idea di sviluppare filiere corte e sostenibili, estremamente innovative e sostenendo gli agricoltori europei, e mantenere la posizione dell’Unione europea come principale esportatore di prodotti alimentari. La pandemia sanitaria globale ha rafforzato le richieste pubbliche di una maggiore resilienza del nostro sistema agroalimentare e di un sistema alimentare più sostenibile, con una maggiore enfasi sulla produzione regionale senza, tuttavia, dimenticare l’importanza di sottoscrivere e sviluppare accordi commerciali internazionali per diffondere le merci alimentari d’eccellenza sui mercati esteri, bisognosi di food di qualità.


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Domenico Letizia
Domenico Letizia
Giornalista.
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