Dopo il Tar del Lazio anche il Consiglio di Stato boccia la norma sul capitale sociale introdotta nello Spid che è considerato favorevole ai giganti. Ma l’Agenda digitale incontra altre controversie come l’assegnazione del wi-fi nelle scuole. L’accelerazione della digitalizzazione procede così con stop and go.
Il cammino dell’Agenda digitale avanza nonostante uno scontro sotterraneo, ignoto ai più: tra i grandi e piccoli operatori dell’Ict nazionale. Ai primi sono finiti in mano i grandi progetti di trasformazione digitale del Paese e i secondi se ne sentono esclusi.
Questi ultimi hanno vinto una battaglia giovedì scorso: il Consiglio di Stato ha dato ragione ad Assintel e Assoprovider, ritenendo eccessivo il tetto da cinque milioni di capitale sociale fissato dal Governo per diventare identity provider, ossia fornitori dell’identità digitale Spid.
Il ricorso al momento è vinto contro il decreto che fissava questi limiti e ora bisognerà aspettare l’esito dell’analogo procedimento intentato al Tar del Lazio contro il relativo regolamento dell’Agenzia per l’Italia Digitale per Spid. La questione è complicata anche dal fatto che il nuovo Codice dell’amministrazione digitale, in via di approvazione, fissa requisiti ancora più stringenti: il testo ora in bozza alza a 10 milioni di euro, da 5 milioni, il tetto per essere identity provider. Dall’Agenzia confermano che al momento non c’è alcun impatto, per la sentenza. Identity provider ora sono Tim, Poste Italiane e Infocert (altri tre sono al vaglio dell’Agenzia).
Un altro fronte dello scontro è la fornitura del wi-fi alle scuole. Sarà infatti Telecom Italia a portare il wi-fi in migliaia di scuole italiane (tra le altre amministrazioni pubbliche), una delle misure previste dal piano governativo per innovare l’istruzione scolastica italiana.
“Come al solito, i requisiti di questo tipo di bandi sono stati tali da escludere gli operatori non grandi; gli internet provider, che pure sul territorio avrebbero potuto assicurare prezzi migliori per il wi-fi”, commenta Renato Brunetti, presidente di Aiip (Associazione dei principali provider italiani).
Il motivo è che Telecom ha vinto a febbraio, senza pubblicità, il bando Consip da 80 milioni di euro per fare reti locali fisse e wireless nella pubblica amministrazione nei prossimi due anni.
Significa che gli enti pubblici, tra cui appunto le scuole, potranno avvalersi di prezzi convenzionati Consip per comprare quanto necessario da Telecom Italia, fino a un massimo di 80 milioni di euro in due anni.
Per la precisione, la gara è suddivisa in due lotti: il primo da 38 milioni di euro è dedicato alle Amministrazioni dello Stato, centrali e periferiche e agli Enti previdenziali, il secondo riguarda le altre Amministrazioni ed Enti.
Non si tratta di fondi in più, ma di prezzi convenzionati, cioè sconti, di cui gli enti potranno avvalersi per costruire le reti locali con proprie risorse. Alcune di queste potrebbero arrivare alle scuole grazie al bando Miur da 90 milioni di euro, che si è appena concluso, appunto per portare o migliorare le reti wi-fi scolastiche.
“Abbiamo a disposizione risorse per coprire il 100% delle richieste – ha dichiarato il ministro Stefania Giannini -. Il miglioramento delle infrastrutture per connettere le aule è un incentivo all’adozione di quegli approcci didattici innovativi che vogliamo promuovere con il nuovo Piano nazionale per la scuola digitale che presenteremo a breve e di cui il bando rappresenta un primo passo”.
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