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Agroalimentare ed export: il dibattito trasmesso da Zoom

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Si è svolta sabato 27 giugno sul canale Antenna 3 e online sulle pagine social Antenna3Campania e Agrotoday una nuova puntata di “Zoom – Quando a contare sono solo i fatti” condotta dal giornalista Agostino Ingenito.

La puntata è stata dedicata all’agroalimentare e all’export con particolare attenzione ai meccanismi interni alla filiera produttiva del settore, alle nuove opportunità emergenti dal “Patto per l’Export” e all’importanza di selezionare e implementare accordi internazionali, commerciali e di scambio. Hanno partecipato ai lavori il presiedente nazionale di Federalimentare Ivano Vacondio, il direttore della Coldiretti Enzo Tropiano, il Presidente di Confetra Campania, Ermanno Giamberrini, il Ceo di Euromed International Trade, Sergio Passariello e il commissario liquidatore del consorzio Mercato Ortofrutticolo di Nocera-Pagani, Mirko Apa. L’export nel 2019 ha raggiunto cifre da record, ma l’attuale emergenza sanitaria sta disegnando nuovi scenari per le imprese. Partendo proprio dagli Stati Uniti, dove l’introduzione dei dazi in vigore già dalla fine del 2019 ha già provocato una contrazione delle importazioni di cibo (mentre il vino, al momento, è salvo) dall’Italia, colpendo soprattutto il settore delle eccellenze casearie. Ma sono le previsioni sugli effetti del coronavirus a preoccupare maggiormente: la diffusione del contagio paralizza sistemi produttivi e logistici, limitando non poco l’efficienza della catena distributiva, e, nel peggiore dei casi, complicando le sorti delle produzioni agroalimentari, che, nella Pianura Padana della Zona Rossa, sono numerose e fiorenti (da Lombardia, Veneto e Emilia Romagna proviene il 50% delle esportazioni alimentari). C’è poi da fare i conti con la disinformazione e il rischio psicosi.

Durante i lavori Ivano Vacondío, presiedente nazionale di Federalimentare, ha dichiarato: “Se abbiamo ancora la forza e la capacità di esportare i nostri prodotti e le nostre eccellenze all’estero lo dobbiamo agli ottimi guadagni che l’agroalimentare riscuote sugli altri mercati. L’attualità della pandemia e il parziale blocco della filiera alimentare è un grave danno alla nostra economia. La grande distribuzione sta vivendo enormi difficoltà e anche i grandi brand alimentari stanno andando via dall’Italia. Le attuali istituzioni devono cessare di intraprendere politiche solo sui prezzi dimenticando di avviare politiche sui prodotti. Immaginiamo, per fare qualche esempio, le recenti polemiche sul latte e sul monto vitivinicolo, problematiche riguardanti l’attualità dei nostri mercati alimentari. L’attuale Ministro dell’Agricoltura, Teresa Bellanova, ha compreso le problematiche che stiamo vivendo e spero che tale sinergia sia continua poiché è vicina alle nostre vertenze“. Il dibattito è divenuto incandescente dopo l’intervento del responsabile della Coldiretti che ha relazionato sulle problematiche della falsificazione delle eccellenze italiane e sui “pericoli derivanti dai prodotti di altri paesi quali il grano canadese“. Enzo Tropiano ha dichiarato: “La prima difficoltà del nostro settore è quella della falsificazione. Gli italiani devono leggere le etichette e sostenere quelle aziende che rispettano un’etica industriale e del lavoro che altri paesi non hanno. Il prodotto italiano è apprezzato sul mercato estero e si stanno riscoprendo anche iniziative dirette di vendita come la nostra “Campagna Amica”. Dobbiamo fare attenzione ad accordi internazionali come quelli del Ceta che permettono al grano canadese, il grano fortemente interessato dalla presenza di micotossine e erbicidi come il Glifosate, di poter accedere alle nostre tavole. Non dobbiamo permettere a trattati di facilitazione commerciale, come quello tra Europa e Canada, di indebolire i controlli su prodotti sensibili“.

La Coldiretti continua con la propaganda e le fake news sia sul grano canadese che sulla stesura di accordi internazionali quali il Ceta.

Sergio Passariello , Ceo di Euromed International Trade, è intervenuto su tali analisi dichiarando: “La crisi di una parte del settore agroalimentare arriva prima del coronavirus. Nel nostro continente abbiamo un problema politico perché viviamo in un’ Europa dove vi è una concorrenza altissima al proprio interno ma poi a livello europeo, teoricamente, si va a siglare accordi con gli altri stati. Pensiamo proprio alle opportunità del Ceta e in Italia invece di sostenerlo, come stanno facendo molti paesi europei, creiamo problemi e guerre politiche per bloccarlo. La Farnesina sta puntando su mercati problematici e lontani dalle nostre logiche giuridiche. Perché non puntiamo a mercati più adatti all’Italia, come il Canada? Il Made in Italy nel nostro paese è importante ma è caro perché la catena della filiera è lunga e i prezzi aumentano e di tanto. Piccole imprese e lavoratori autonomi subiscono una pressione fiscale di ben 4,4 miliardi di euro superiore a quella delle aziende di grandi dimensioni.  Nel 2018 i lavoratori autonomi e le piccole imprese hanno versato al Fisco 42,3 miliardi di euro. Accordi come il Ceta possono invece valorizzare i nostri prodotti alimentari. Tra gli argomenti maggiormente oggetto di critiche all’interno del dibattito sul CETA, vi è la sicurezza alimentare e il potenziale rischio di abbassamento degli standard qualitativi e alimentari dei paesi dell’Unione Europea. È stato ampiamente discusso, infatti, l’eventuale ingresso negli Stati Membri di merci canadesi potenzialmente dannose o, comunque, con standard qualitativi sensibilmente inferiori rispetto a quelli europei. Tuttavia, alla luce del Capo 5 del CETA, relativo alle “misure sanitarie e fitosanitarie”, si applicano le definizioni contenute nell’allegato A dell’Accordo SPS (Sanitary and Phytosanitary measures) già ratificato da Canada e dai 20 stati facenti parte della Comunità Europea. Il controllo in materia delle misure e delle prescrizioni SPS è esercitato in forma congiunta tra le agenzie nazionali degli Stati Membri e la Commissione Europea, affidando agli Stati Membri la responsabilità del controllo della conformità delle importazioni canadesi alle condizioni di importazione stabilite dell’Unione Europea. Risulta quindi evidente che nessun prodotto può essere introdotto nel mercato europeo, e di conseguenza in quello italiano, senza la garanzia del rispetto dei requisiti sanitari e fitosanitari sanciti dalle normative europee e nazionali“.

Ivano Vacondio

Ad intervenire su tali aspetti è stato anche Ivano Vacondio, il presiedente nazionale di Federalimentare che ha dichiarato: “Apprezzo molto alcune campagne condotte da Coldiretti ma dobbiamo smetterla di dire bugie. Non esiste una sola nave che è entrata nel nostro mercato che non è stata controllata e non abbiamo mai avuto neanche una sola nave canadese con grano alterato. Nel nostro sistema alimentare non abbiamo mai registrato la presenza di prodotti canadesi con erbicidi, superiori alla media riconosciuta come pericolosa, come il glifosate. Anzi, sostengo l’implementazione di tali accordi commerciali proprio perché utili alla crescita del nostro export e per la penetrazione dei nostri prodotti di eccellenza su mercati ricchi che apprezzano e amano il Made in Italy“.

A relazionare sulle opportunità e i rischi della logistica legata all’agroalimentare è stato il Presidente di Confetra Campania, Ermanno Giamberrini che ha ribadito: “Il settore agroalimentare non si è fermato un solo giorno durante l’emergenza sanitaria e questo lo si deve alla forza e alla professionalità degli addetti del settore. Nonostante la pandemia sanitaria e tutte le difficoltà dovute al crollo dei consumi interni, le aziende del mondo agroalimentare italiano sono riuscite a contenere i danni e ad intercettare le richieste, anche di nicchia, provenienti dai mercati esteri. Il settore della logistica, anche al meridione, è stato un protagonista assoluto che merita di essere valorizzato e compreso“.

I partecipati al talk televisivo hanno analizzato il nuovo piano sull’export evidenziando una strategia “ambiziosa ma solida” che si regge su sei pilastri: comunicazione; promozione integrata; formazione/informazione; e-commerce; sistema fieristico; finanza agevolata. Il patto per l’export riassume le risorse straordinarie stanziate dal governo per circa 1,4 miliardi di euro, con cui si rafforzeranno gli strumenti per l’internazionalizzazione delle imprese e si adotterà un’azione promozionale di ampio respiro. Saranno disponibili fino a 200 miliardi di garanzie statali per le imprese italiane attivabili attraverso la Sace. Inoltre, 30 milioni saranno disponibili per un nuovo bando in materia di temporary export manager e digital export manager, a cura del ministero degli Affari esteri e Invitalia e oltre 8 milioni, in favore della rete delle Camere di commercio italiane all’estero, a valere sulle annualità del programma “True Italian Taste”, per attività di promozione delle eccellenze agroalimentari italiane e di contrasto all’Italian Sounding. Un piano che prevede anche il rafforzamento degli organi interni di Ambasciate e Consolati all’Estero. A tal proposito è stata interessante la riflessione finale di Sergio Passariello che ha dichiarato: “Non pensiamo solo al personale interno alle Ambasciate o dell’Ice ma impariamo a valorizzare la comunità italiana all’estero. Abbiamo tanti nostri cittadini in giro per il mondo e la valorizzazione di tale comunità potrebbe essere il miglior modo per potenziare e far sviluppare le opportunità dell’agroalimentare e dei nostri prodotti all’estero. Non sottovalutiamo tale aspetto“. Nel concludere, ricordiamo che il valore dell’export europeo è risultato stabile a 15,1 miliardi di euro rispetto a gennaio, il 4,6% in più rispetto a febbraio 2019. Il valore delle importazioni è diminuito sul mese, scendendo a 9,8 miliardi di euro, lo 0,7% sopra il livello di febbraio 2019. L’export regge bene ed è un elemento essenziale per la fuoruscita delle imprese del mondo agroalimentare dalle problematiche emergenziali dell’attualità economica e sociale.

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