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Appalti, i comuni dovranno unirsi nelle aggiudicazioni

Resteranno attive solo 12.000 tra stazioni appaltanti e centrali di committenza, per l'aggiudicazione degli appalti.

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I comuni, per aggiudicare gli appalti, in particolare quelli più piccoli, dovranno unirsi. Perché delle 42.657 stazioni appaltanti e centrali di committenza (di cui circa 36.000 sono operative) ne resteranno operative solo 12.000.

Lo conferma anche il quotidiano Italia Oggi, l’Anac non intende tornare sui suoi passi rispetto alle Linee guida per la qualificazione delle stazioni appaltanti, previste dal Pnrr ed in recepimento nel nuovo codice dei contratti pubblici che dovrebbe essere operativo entro il 20 ottobre.

Le linee guida sono state elaborate e consegnate al governo nonché alla cabina di regia di cui l’Autorità ha fatto parte, con l’obiettivo di realizzare il taglio di due stazioni appaltanti su tre con la convinzione che la strada delle aggregazioni, e quindi delle economie di scala, sia l’unica via per gestire le procedure di gara con organici adeguati e spuntare prezzi favorevoli dal mercato.

Questa la conferma che non ci potranno essere ripensamenti su una riforma ormai imprescindibile. A confermarlo è’ stato direttamente il presidente dell’Anac Giuseppe Busia, intervenendo alla tavola rotonda su “La tutela e la qualità del lavoro: verso il nuovo codice dei contratti pubblici”, organizzata da Filca Cisl a Roma.

Rispondendo alla richiesta specifica dell’Anci di intervenire in modo graduale con la riforma, garantendo i piccoli comuni, Busia ha spiegato che “la qualificazione delle stazioni appaltanti non va frenata” perché “serve a far sì che i comuni spendano bene i soldi pubblici, con competenza, in maniera digitale, risparmiando tempi e burocrazia. Ecco perché bisogna intervenire con urgenza sulle stazioni appaltanti, spingendo i piccoli comuni ad unirsi e a trovare economie di scala nei loro acquisti”.

Concretamente, chi è in grado di aggiudicare appalti per dimensioni e capacità tecniche-professionali, potrà procedere a farlo in autonomia. Gli altri saranno invogliati ad accorparsi, o a rivolgersi a quelle Stazioni Appaltanti in grado di farlo. Una riforma che è chiesta espressamente dall’Unione europea che ne ha fatto uno degli obiettivi del Pnrr da recepire all’interno del nuovo codice appalti e realizzare entro la primavera del 2023.

Questa riduzione, secondo l’Authority anticorruzione, potrà rafforzare quelle residue (arginando deficit organizzativi dovuti all’eccessiva frammentazione) e l’accorpamento della domanda sugli appalti. Le stazioni appaltanti che sopravvivranno al taglio saranno inserite in un registro anagrafico unico e catalogate in base alla qualifica in possesso e alla loro capacità di acquisire beni, servizi e lavori, oltre che sulla base delle strutture organizzative stabili per l’acquisto, del personale presente con specifiche competenze, e del numero di gare svolte nell’ultimo quinquennio.

La posizione dell’ANAC

Nelle intenzioni dell’Anac, questa riforma dovrebbe portare dei vantaggi non solo per le stazioni appaltanti ma anche per gli operatori economici che potrebbero partecipare ad un numero ridotto di gare, eventualmente con più lotti, riducendo i costi amministrativi.

in questo modo l’Authority punta inoltre a superare il limite territoriale, regionale, di azione dei soggetti aggregatori, in base al quale una centrale d’acquisto regionale può comprare solo per le amministrazioni di quella regione.

A tal proposito il Presidente Busia ha dichiarato che “tutto ciò va a scapito dell’efficienza”, perché “se una regione è capace e si è specializzata in una tipologia di acquisti, deve poterlo fare senza limiti regionali, favorendo acquisti a prezzi migliori di beni di maggiore qualità, con maggiore conoscenza del mercato e capacità di spuntare condizioni migliori. Ogni tipologia di acquisto va posta a livello di aggregazione adeguato: pensiamo a cosa sarebbe accaduto se i vaccini anti Covid fossero stati acquistati da ogni singola Asl, invece che a livello europeo”.

Tra i requisiti obbligatori sarò ricompresa, grazie all’ultimo decreto Semplificazioni, anche la disponibilità e l’utilizzo corrente di piattaforme telematiche nella gestione delle procedure di gare. La stazione appaltante che intende essere inserita nel registro dovrà dimostrare di avere a disposizione, oltre al personale tecnico e amministrativo per la gestione dei contratti per i quali intende qualificarsi, specifiche competenze informatiche per la corretta gestione delle piattaforme in uso.

La speranza e l’auspicio è che questo ulteriore accentramento non determini un ulteriore barriera di accesso agli appalti, da parte delle piccole e medie imprese, come già avvenuto in passato con l’esperienza CONSIP.

Il pericolo è che le Stazioni Appaltanti aggregate, facciano aggiudicazioni in mega lotti, prevendendo requisiti abnormi e difficilmente raggiungibili dalle aziende partecipanti.

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