Le banche sono al centro del dibattito politico e al centro delle nuove manovre di aiuto alle imprese in difficoltà. Ma cosa accade nel caso di fallimento se si accede ad uno dei finanziamenti messi a disposizione del governo?
La richiesta di finanziamenti dovrà essere effettuata dalle imprese dopo attenta ponderazione: proprio la garanzia fornita dal Fondo rischia infatti di creare i presupposti per la sussistenza in capo all’amministratore/imprenditore della società fallita (o meglio, che fallirà) del reato di bancarotta preferenziale, ex art. 216, legge fallimentare (l.f.), anche se, sul punto, legislazione e giurisprudenza non appaiono chiari ed univoci.
Il reato de quo punisce con la reclusione da uno a cinque anni colui che, consapevolmente, preferisce soddisfare alcuni creditori piuttosto che altri, in modo tale da violare la par condicio creditorum. Se l’impresa che ha chiesto un finanziamento assistito da garanzia dello Stato non è in grado di restituirlo immediatamente, l’istituto di credito esclude la garanzia del Fondo. Supponiamo quindi che un’impresa in tensione finanziaria, chieda finanziamenti garantiti dal Fondo come iniezione momentanea di liquidità. Tuttavia, tale cura potrebbe non sortire effetti, con conseguente dissesto e dichiarazione di fallimento. A questo punto, il fallito potrebbe cadere nel baratro della consumazione del reato di bancarotta preferenziale per aver leso la par conditio creditorum stabilita dall’art. 2741, cc.
Ma sul punto vi è ancora un forte contrasto tra giurisprudenza di merito e di legittimità.
Ricordiamo che a partire dal 17 aprile, il Portale del Fondo di Garanzia Pmi, come indicato dal Gestore del Fondo (Mediocredito Centrale-MCC), concede di iniziare l’inserimento da parte delle banche delle richieste di garanzia sui finanziamenti bancari fino a 25 mila euro. Lo ha annunciato l’Abi nella lettera circolare inviata alle banche. «Vista l’estrema necessità e urgenza di darne immediata applicazione da parte delle banche, l’Abi ha predisposto uno schema esemplificativo di come accedere ai finanziamenti bancari per la liquidità fino a 25.000 euro». Mentre crescono le problematiche legate alle banche e alla burocrazia ad esse legate ricordiamo che il Governo continua a produrre documentazione, a sentire le parti sociali, ma non si rende conto che le aziende sono al collasso, non hanno più solvibilità e hanno bisogno di riempire le loro dispense ormai vuote. Il governo deve intervenire dando finanziamenti e sostegno a tutti coloro che per decreto sono costretti a casa e hanno abbassato le saracinesche delle loro attività. In Italia ci sono 8 milioni e 200mila partite IVA che stanno a casa. Abbiamo 4 milioni di agenti di commercio che lavoravano con ristoranti, bar, gelaterie, pasticcerie. Questi signori che lavoravano e vivevano grazie alle percentuali dei loro fatturati sono stati abbandonati.
Per le banche e per chi decide di accedere ai finanziamenti, un minimo di garanzia potrebbe essere offerta da una certificazione resa da parte di professionisti indipendenti circa lo stato di salute della società nel periodo ante il coronavirus.