Le eccellenze agroalimentari tipiche della macchia mediterranea tornano al centro del dibattito economico con nuovi e incoraggianti dati in rapporto all’export e alle vendite dei prodotti legati all’ortofrutta.
Nel secondo trimestre 2020, mostrano una buona tenuta i distretti del Mezzogiorno che limitano le perdite di export sui mercati esteri al 5,7%. Risulta premiante la specializzazione agro-alimentare del territorio, con 14 distretti agro-alimentari su 27 totali monitorati nel Mezzogiorno. Spiccano in particolare Campania, Puglia e Sicilia che chiudono il trimestre con un saldo abbastanza positivo. Per Giuseppe Nargi, direttore regionale di Campania, Puglia, Calabria e Basilicata di Intesa Sanpaolo, sono premiate dal mercato estero le aziende che hanno saputo investire sull’innovazione di prodotto. “Dall’inizio dell’anno abbiamo erogato oltre tre miliardi di euro di finanziamenti alle aziende meridionali, mentre ammonta a 4 miliardi il debito residuo relativo alle 30mila e più moratorie accordate alle stesse aziende“, ha dichiarato Nargi.
L’analisi delle esportazioni dei distretti del Mezzogiorno mostra una buona crescita sul mercato europeo con Germania, Regno Unito e Stati Uniti tra i protagonisti imbattuti. L’export distrettuale del Mezzogiorno ha limitato i danni della crisi grazie al buon andamento delle imprese della Campania (+3,7%) che hanno beneficiato, in particolare, della significativa crescita delle esportazioni registrata nei distretti del Sistema agro-alimentare. Ottime performance per il settore alimentare napoletano (+38,6%) sostenuto dalla crescita a doppia cifra dell’export nel Regno Unito e negli Stati Uniti. L’alimentare di Avellino, con un +18,2%, prosegue il trend di crescita grazie al cospicuo incremento dei flussi registrato nei principali sbocchi commerciali statunitensi, mentre riprende a correre l’export delle Conserve di Nocera (+15,6%), grazie al forte impulso delle vendite sul mercato europeo e negli Stati Uniti. L’ortofrutta della Piana del Sele (+7,2%) beneficia del buon andamento delle vendite sui mercati europei (Germania in primis). Tra i distretti agro-alimentari solo l’export della Mozzarella di bufala campana passa in territorio negativo (-11,6%) sfavorito dai forti cali subiti nelle principali destinazioni europee e extraeuropee. Negli ultimi mesi, la Regione Campania ha raggiunto risultati importanti grazie ai quali, a dimostrazione della forza attrattiva che tali prodotti continuano ad esercitare sui mercati mondiali, si è registrato un incremento del 6,95% delle esportazioni legate all’agrifood.
Prosegue il suo ciclo espansivo anche l’export del Pomodoro di Pachino (+13,1%) grazie al consistente apporto dei mercati tedesco, francese e svizzero. Passano in territorio negativo invece i Vini e liquori della Sicilia occidentale penalizzati dal regresso delle esportazioni in quasi tutte le principali piazze europee e extraeuropee.
L’Ortofrutta del barese (+29,9%) ha beneficiato del forte exploit delle esportazioni sul mercato tedesco, mentre l’Ortofrutta e le conserve del foggiano hanno sperimentato una crescita (+21,1%) grazie al rimbalzo delle vendite su tutti i principali mercati europei. Anche l’Olio e la pasta del barese hanno conseguito buone performance (+21,2%) grazie ai consistenti flussi di export nelle principali mete europee e extraeuropee. La Puglia è il primo produttore in Italia di uva da tavola e, grazie all’enorme contributo pugliese, l’Italia è il primo produttore al mondo, con il 16% sulla produzione globale. Invece, le importazioni di uva da tavola in Italia ammontano a 25.000 tonnellate, circa il 3,2% dei consumi interni), di queste, una fetta consistente proviene dall’Europa (49%) e dall’America centro meridionale (circa il 25%), ed in particolare dai sue due principali paesi produttori Cile e Perù, la restante parte proviene dall’Africa (13,5%) ed Asia (4,6%). Tuttavia, va ribadito che l’export dell’uva da tavola pugliese risulta in crescita del 25% nonostante l’emergenza sanitaria e il prolungato lockdown. Risultati positivi per un prodotto d’eccellenza che nella campagna 2020 ha registrato un calo delle quantità fino anche al 30% a causa del clima, con qualità più rare ma molto apprezzate dal mercato.
Quanto ai mercati di sbocco, sempre per l’ortofrutta, l’Unione europea resta il punto di riferimento, poiché assorbe in media il 90% delle esportazioni complessive. All’Ue si somma la Svizzera con il cinque per cento. L’aumento delle spedizioni ha riguardato tutti i principali mercati di sbocco europei, compresi Svizzera, Germania, Francia, Austria, Polonia e altri paesi dell’Europa dell’Est che si sono posti in particolare evidenza. Per incentivare il mercato dell’export agroalimentare delle imprese meridionali,
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