E’ arrivato soltanto il 30 Aprile, nel giorno della scadenza della sospensione delle cartelle esattoriali, il comunicato del Ministero dell’Economia e delle Finanze che ha confermato una nuova proroga al 31 maggio 2021 relativa alla sospensione delle attività di riscossione di tutti i versamenti derivanti dalle cartelle di pagamento, dagli avvisi di addebito e dagli avvisi di accertamento esecutivi affidati all’Agenzia delle Entrate, nonché dell’invio di nuove cartelle e l’avvio di procedure cautelari o esecutive di riscossione, come fermi amministrativi, ipoteche e pignoramenti.
Restano sospese, inoltre, le verifiche di inadempienza che le pubbliche amministrazioni e le società a prevalente partecipazione pubblica devono effettuare, ai sensi dell’art. 48 bis del DPR 602/1973, prima di disporre pagamenti di importo superiore a cinquemila euro.
Oltre allo stop delle notifiche fino alla fine del mese, da Palazzo Chigi trapela la notizia di una ripartenza dal 1° Giugno molto “morbida”, con la possibilità di suddividere le cartelle in rate tra i 6 e i 10 anni per chi ha già ricevuto ristori, certificando così un calo di fatturato, e un alleggerimento del magazzino dell’Agenzia delle entrate riscossione per evitare la crescita fuori controllo dei ruoli inesigibili.
E fin qui le imprese potrebbero tirare un sospiro di sollievo. Ma, soprattutto da un anno a questa parte, non è quasi mai oro ciò che luccica. Perché nel frattempo dagli artigiani della CNA arriva un preoccupante allarme.
L’associazione di categoria denuncia infatti maggiori oneri amministrativi per 2 milioni di imprese e di professionisti che hanno beneficiato dei contributi a fondo perduto nel corso del 2020 per fronteggiare i pesanti effetti economici della pandemia.
Il nuovo modello di dichiarazione dei redditi prevede, infatti, che la sezione dove indicare i dati sugli aiuti di Stato non sia più limitata agli aiuti fiscali automatici ma comprenda anche i benefici erogati a fondo perduto da parte dell’Agenzia delle Entrate.
Nel riquadro non sarà sufficiente inserire l’ammontare del contributo ricevuto. Dovrà essere calcolato il risparmio d’imposta ottenuto dall’impresa in ragione della situazione reddituale dichiarata per l’anno 2020, in quanto i contributi a fondo perduto causa Covid sono esclusi dalla tassazione.
Gli artigiani evidenziano quindi come la nuova disposizione vada in direzione opposta agli obiettivi di semplificazione. Si traduce in un inutile aggravio degli oneri amministrativi per quasi un’impresa su due, in quanto l’Agenzia delle Entrate detiene tutti gli elementi per il calcolo: ammontare del contributo erogato a fondo perduto e situazione reddituale dell’impresa del 2020.