Non ultima, in ordine di tempo, la notizia che la Coldiretti di Modena sembrerebbe abbia denunciato, grazie al Ceta, il via libera all’importazione di carne dei vitelli nutriti con sangue e altri scarti animali mentre aumentano di 7 volte nel primo quadrimestre gli arrivi di grano duro dal Canada dove si usa l’erbicida glifosato in pre-raccolta secondo modalità vietate in Italia.
Proprio analizzando la documentazione ufficiale del CETA è possibile confermare che la narrazione negativa messa in campo in quest’ultimo anno è del tutto priva di fondamento, in particolare nel settore agro alimentare.
Per sgombrare il campo da ogni dubbio è necessario precisare che l’allegato 5° del CETA, alla voce “Autorità Competenti” sancisce che il controllo in materia delle misure e delle prescrizioni alimentari e fitosanitarie è esercitato in forma congiunta tra le agenzie nazionali degli Stati Membri e la Commissione Europea, affidando agli Stati Membri la responsabilità del controllo della conformità delle importazioni canadesi alle condizioni di importazione stabilite dall’Unione Europea.
Risulta quindi evidente che nessun prodotto può essere introdotto nel mercato europeo, e di conseguenza in quello italiano, senza la garanzia del rispetto dei requisiti sanitari e fitosanitari sanciti dalle normative europee e nazionali.
Il CETA non modifica in alcun modo le norme e i regolamenti in vigore nell’Unione Europea in materia di sicurezza alimentare, sicurezza dei prodotti, protezione dei consumatori, salute, ambiente, protezione sociale e lavoro, e tutte le importazioni dal Canada dovranno soddisfare le normative UE in materia di prodotti – senza eccezioni.
Va evidenziato, inoltre che, gli italiani sono primi al mondo per produzione, export e consumi di pasta, tuttavia la produzione di grano duro copre solo il 70% del fabbisogno dell’industria nazionale, di qui la necessità di importare dall’estero dal 30 al 40% di materia prima.
Chi è a conoscenza dell’importazione di prodotti alimentari non in regola con le normative sanitarie e fitosanitarie, dovrebbe immediatamente rivolgersi alle Autorità giudiziarie preposte, anziché generalizzare, così da individuare concretamente quelle aziende che importano prodotti in violazione dei trattati ed in barba ai controlli sanitari.
Solo in questo modo, si potrà combattere la contraffazione e l’alterazione dei prodotti, così da evitare allarmismi inutili e di conseguenza smettere di demonizzare un accordo commerciale che per le nostre aziende, in particolare quelle meridionali, potrebbe rivelarsi prezioso per la crescita.
Oggi più che mai, anche alla luce delle politiche commerciali aggressive degli Stati Uniti, il Canada resta un partner commerciale affidabile e desideroso di consumare prodotti Made in Italy. Le esportazioni italiane verso il Canada sono aumentate dell’8% dal settembre scorso, secondo statistiche canadesi annunciate dalla Commissione europea.