Il coronavirus pone nuove problematiche e nuove prospettive economiche all’attenzione degli analisi e delle imprese, affinché l’economia italiana e del Mediterraneo possa riemergere e fruttare. Ciò che appare certo è che la bilancia commerciale e le visioni istituzionali che intravedevano l’emergere di accordi economici con la Cina vanno perdendo slancio e nuovi orizzonti iniziano ad interessare e a stuzzicare l’attenzione delle imprese. A evidenziarlo è stato anche Giulio Terzi, Ambasciatore e già Ministro degli Esteri durante il webinar organizzato dal quotidiano economico finanziario Money.it per la presentazione del volume “Ceta: valorizzare export e tutela del Made in Italy“, promosso da Euromed International Trade con i contributi scientifici dei ricercatori Francesco Barbera e Arianna Crea.
I numeri dell’interscambio commerciale hanno progressivamente smussato le posizioni di quelli che fino al settembre del 2019 presentavano il Ceta come una minaccia per la nostra economia, per la nostra salute e per l’ambiente lasciando finalmente spazio a un dibattito più oggettivo e pragmatico rispetto al frastuono ideologico di un non troppo lontano passato. Finalmente il Ceta sembra uscire da quella narrativa poco razionale in cui era rimasto invischiato per essere stato associato al negoziato TTIP con gli Stati Uniti. Oggi questo accordo inizia finalmente ad essere osservato senza pregiudizi, così come avviene per tutti gli altri accordi di libero scambio come ad esempio l’accordo con la Corea del Sud o l’EPA con il Giappone. Si tratta di intese sostanzialmente analoghe al Ceta, talvolta, vedi Giappone, negoziate dalla stessa Commissione con il medesimo mandato, portatrici di benefici indiscutibili per il Made in Italy, esattamente come nel caso dell’accordo con il Canada, ma che non hanno provocato neppure una frazione delle polemiche politiche che ha suscitato il CETA.
“Il dibattito di questi ultimi anni sulla firma dell’Accordo Ceta prima, e sulla sua ratifica oggi, è centrale alla crescita, occupazione, competitività e libertà dei mercati. Le potenzialità di questo Accordo con il Canada si accrescono esponenzialmente in un’economia Post-Covid19, nella quale si gioca il futuro dell’economia di mercato e, in fin dei conti, della credibilità e della capacità di attrazione del modello liberale occidentale. Si tratta di questione che riguarda direttamente il nostro Paese, dove serpeggiano inconcepibili miraggi sulla Cina e sul suo atteggiamento generoso e benevolente verso l’Italia, a condizione che ci sottomettiamo in tutto e per tutto ai suoi desiderata. Vi sono pertanto ragioni molto forti per rafforzare a tutto campo il rapporto con il Canada, e avvalerci delle grandi opportunità che esso offre alla nostra economia e a quella Europea“, ha ribadito Giulio Terzi durante i lavori online che hanno permesso di sviscerare la tematica del Ceta e le opportunità per le aziende.
Come sostiene Giulio Terzi, quindi, le associazioni imprenditoriali di tutti i settori produttivi, senza alcuna eccezione e senza alcuna riserva, non possono che confermare i benefici che accordi di questo tipo possono portare ad un Paese come l’Italia. Un Paese importatore di materie prime ed esportatore di manifattura non può che legare il proprio interesse nazionale ad un contesto di mercati aperti, di libero scambio e con regole democratiche e di stampo universalista. L’evoluzione del dibattito a cui stiamo assistendo e i giudizi sostanzialmente positivi sul Ceta, da parte di chi fino a ieri lo dipingeva come un accordo disastroso per le piccole imprese italiane, generano fiducia nel futuro di tali accordi e nell’accelerazione della conoscenza imprenditoriale delle opportunità e delle prospettive di network con un paese magnifico ed economicamente importante quale il Canada.