L’aumento dei prezzi delle materie prime sta colpendo il comparto delle costruzioni e i settori manifatturieri di metallurgia, legno, gomma e materie plastiche, mobili, autoveicoli, prodotti in metallo e apparecchiature elettriche. In questi settori operano 621.000 piccole imprese con 1.893.000 addetti, con una elevata presenza dell’artigianato, pari a 435.000 imprese che danno lavoro a 1.047.000 addetti.
Secondo le recenti analisi pubblicate e diffuse da Confartigianato, i rincari maggiori si registrano per i metalli di base con +65,7% tra marzo 2020 e marzo 2021. Particolari tensioni per minerale di ferro con rincari annui del +88,1%, seguito da stagno (+77%), rame (+73,4%) e cobalto (+68,4%). E ancora zinco (+46,7%), nickel (+38,5%), alluminio (+36,%), molibdeno (+32,4%). Allarme anche sul fronte delle materie prime energetiche, i cui prezzi a marzo 2021 aumentano del 93,6% su base annua. La fiammata dei prezzi sta mettendo a dura prova gli artigiani e i piccoli imprenditori della nostra Penisola costretti a comprimere i margini di guadagno o rinunciare a lavorare in questa fase storica. I continui rincari nel periodo tra l’acquisizione delle commesse e la consegna del prodotto finito erodono il margine di profitto dell’imprenditoria del nostro Paese fino addirittura ad annullarlo o, nel peggiore dei casi, costringendolo a lavorare in perdita. Tra i settori più penalizzati, quello delle costruzioni che rischia di non cogliere le opportunità di rilancio stimolate dal superbonus 110%.
Sostanzialmente, in Italia, in Europa e nel mondo è allarme rosso per la continua crescita dei prezzi delle materie prime che, nel giro di pochi mesi, hanno fatto registrate considerevoli e consistenti impennate, anche oltre il 50%, sostenute anche dalla scarsità di alcune tipologie di prodotti di base indispensabili per tante filiere produttive come quella del mobile , della metalmeccanica o dell’automotive. In questo contesto, il rischio è che la ripresa dell’economia reale si fermi prima ancora di partire, mentre l’inflazione è già scattata e, con l’abbondanza di liquidità sui mercati finanziari, potrebbe pure esplodere una bolla finanziaria successiva alla crisi economica frutto dell’emergenza sanitaria. Il settore delle materie prime è da monitorare con estrema attenzione e dovuta precisione.