Il mese scorso l’Unione Europea (UE) ha dato il via libera definitivo all’aggiornamento della Direttiva UE sull’Imposta sul Valore Aggiunto (IVA), ampliando l’elenco dei beni e servizi a cui possono essere applicate due aliquote IVA ridotte e consentendo per la prima volta un’aliquota IVA ridotta inferiore al 5%.
In seguito a questa iniziativa l’Italia ha temporaneamente ridotto l’aliquota IVA sul gas al 5% per l’ultimo trimestre del 2021. Inoltre, lo scorso 22 aprile è stata abolita l’IVA sull’energia, mentre nel mese di maggio l’aliquota IVA per tutti i carburanti è stata ridotta al 5%. La misura sarà in vigore fino all’8 luglio.
Si può tirare un primo sospiro di sollievo, dunque, dopo che prima della pandemia da COVID-19 Bruxelles intendeva armonizzare le aliquote IVA ed eliminare gradualmente le aliquote ridotte e super-ridotte. Ora, invece, ha cambiato rotta a favore delle aliquote IVA ridotte aggiuntive.
Il Parlamento europeo ritiene che, per far fronte a future circostanze eccezionali come pandemie, crisi umanitarie o disastri naturali, le aliquote ridotte sui beni di prima necessità “andrebbero a beneficio delle famiglie a basso reddito e, in quanto tali, affronterebbero la regressività del sistema dell’IVA“.
Tuttavia, recenti ricerche dimostrano che le aliquote ridotte e le esenzioni non sono una soluzione sempre efficace per sostenere le famiglie a basso reddito e potrebbero addirittura aumentare la regressività del sistema se, per raggiungere gli obiettivi di gettito, si aumentano le aliquote IVA generali.
Nel 2020 solo Paesi come l’Austria e la Germania hanno tagliato le aliquote IVA su alcuni beni e servizi per ridurre l’impatto economico della pandemia da Covid-19. Tuttavia, nella seconda metà del 2021 e soprattutto nella prima metà del 2022, un numero maggiore di Paesi dell’UE ha iniziato ad applicare una serie di aliquote IVA ridotte su determinati beni e servizi per contrastare i prezzi elevati di energia, carburante e gas, in primo luogo, e l’impennata dell’inflazione, in secondo luogo.
La recente modifica della Direttiva IVA dell’Unione Europea ha aperto la porta a tutti i Paesi dell’UE per implementare un maggior numero di esclusioni e, di conseguenza, far crescere la complessità dei loro sistemi fiscali IVA.