Il presidente dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, Roberto Rustichelli, ha inviato al Presidente del Consiglio dei Ministri, Mario Draghi, la segnalazione contenente le proprie proposte ai fini di un nuovo disegno di legge per la concorrenza.
Molti i temi affrontati nel documento di 105 pagine inviate al premier, a partire dalla necessità di tenere conto degli effetti sulla concorrenza delle misure di politica economica a favore delle categorie più colpite dalla pandemia ed il ruolo cruciale svolto dalla modernizzazione e semplificazione della Pubblica Amministrazione.
Le proposte dell’Antitrust riguardano in particolare «sei aree tematiche: lo sviluppo delle infrastrutture per la crescita e la competitività; la riforma del settore degli appalti pubblici, volta modernizzare e semplificare le regole e le procedure applicabili; interventi per assicurare efficienza e qualità dei servizi pubblici locali a beneficio di cittadini e imprese; rimozione delle barriere all’entrata nei mercati per stimolare la produttività; interventi per la promozione di un’economia sostenibile; interventi riguardanti il servizio sanitario e il settore farmaceutico.
L’AGCM, particolar modo, segnala che la revisione delle norme per gli appalti pubblici “deve essere considerata tra gli obiettivi strategici ai fini del rilancio dell’economia e dell’attivazione degli investimenti” e che la riforma dei servizi pubblici locali dovrebbe “disciplinare in modo organico le modalità di affidamento e gestione di tali servizi, delineando un quadro normativo improntato ai principi di trasparenza, confronto competitivo ed efficienza“.
Auspicabile anche un intervento nel settore delle società a partecipazione pubblica, la cui efficienza incide anche sulla qualità dei servizi: “In questa prospettiva appare utile valorizzare maggiormente il potere sostitutivo del livello territoriale superiore di governo rispetto all’inerzia di quello inferiore” sottolinea l’Antitrust.
“La semplificazione delle norme e la riduzione degli oneri amministrativi e dei tempi della giustizia civile sono passaggi importanti per la rimozione delle barriere all’ingresso e per cogliere a pieno i benefici di investitori in grado di creare valore aggiunto e occupazione. Tuttavia, la rimozione delle barriere all’ingresso, il miglioramento dell’ambiente normativo e le politiche di liberalizzazione, per quanto importanti, non sono da sole sufficienti ad aumentare la concorrenzialità del sistema. Il recupero del gap di produttività presume, infatti, anche la rimozione delle barriere all’uscita, soprattutto nei settori caratterizzati da una massiccia presenza di piccole imprese improduttive. La promozione e la tutela della concorrenza, soprattutto nelle fasi recessive, possono incontrare resistenze significative in assenza di politiche di accompagnamento che agevolino la transizione.
Se, invero, nel medio-lungo termine la concorrenza può creare più posti di lavoro e una crescita più inclusiva, nel breve periodo è indispensabile che la politica della concorrenza e le politiche del lavoro siano complementari e sinergiche. In tal senso, è necessario un profondo adeguamento del sistema degli ammortizzatori sociali, delle politiche attive del lavoro, della formazione dei lavoratori e di una normativa della crisi di impresa più sensibile ai principi della concorrenza, ossia di protezioni per la concorrenza in grado di assorbire i costi sociali di breve termine legati alla transizione. In assenza di tali interventi, la politica della concorrenza potrebbe incontrare resistenze significative e l’intervento pubblico essere evocato soprattutto per proteggersi dalla concorrenza“.