La Dieta Mediterranea è stata sancita dall’Unesco come “patrimonio culturale dell’umanità”, definita dal Senato americano “il miglior modo di mangiare” e adottata dal mondo scientifico quale standard di riferimento della alimentazione equilibrata, sostenibile e raccomandabile.
La Dieta Mediterranea, stile alimentare e di vita, rappresenta in ambito medico la principale componente della Prevenzione.
Diversi fattori spiegano la superiorità della Dieta Mediterranea: la sostenibilità economica che la rende accessibile a tutte le classi sociali; il modello comportamentale che include memoria, bellezza, arte culinaria, affiatamento, moderazione; la naturalità che implica i concetti di genuinità, biodiversità, biodisponibilità; la selezione plurimillenaria che si porta dietro; l’abbinamento a un ambiente e un clima particolarmente salubri; la validazione scientifica; l’accettabilità internazionale; il ridotto impatto sull’ambiente.
Proprio nella Dieta Mediterranea, sono molteplici i vanti delle Marche. Abbiamo il primato della validazione scientifica, realizzata principalmente nelle vallate picene a partire dallo studio pilota degli anni Cinquanta, quindi nel corso del trentennale SEVEN COUNTRIES STUDY, e successivamente nel FINE Study e nel progetto HALE, fino alle soglie di EXPO 2015 e alla imminente elaborazione di nuovi algoritmi predittivi di salute e sopravvivenza, oltretutto per merito precipuo del nostro conterraneo Fidanza.
La nostra regione conserva altresì le testimonianze storiche della mediterraneità, che coprono un arco di tremila anni: dai reperti umbro piceni, agli autori latini, ai lasciti del monachesimo, alla serie di naturalisti, enologi, agronomi, scalchi e cuochi d’eccellenza, alla imprenditoria degli ultimi due secoli, fino ai nomi più illustri della scienza della alimentazione. (Continuate a seguirmi su https://galee.eu/ o su https://www.instagram.com/galeesibilline/ ).
Le Marche sono anche la regione dove l’universo femminile (emblematizzato nella autorevolezza, saggezza e previdenza della Vergara e mitizzato nella Sibilla) – la figura della Donna cui l’UNESCO attribuisce i meriti principali nella trasmissione del patrimonio culturale riassunto dalla Dieta Mediterranea – ha generalmente goduto di un rispetto non riscontrabile nella storia di altre contrade italiane e mediterranee.
Né va dimenticata una serie di altri meriti: il record della Longevità Attiva, intesa come aspettativa di vita ma anche di salute; le minori perdite di giorni di vita nell’Indice italiano di Morti Evitabili; riconoscimenti DOP, IGP e STG superiori alla media italiana; la incontestabile salubrità ambientale; la elevata percentuale di territorio dedicato alla produzione agricola; la pratica della pesca; la tradizione che abbraccia l’intera gamma delle categorie alimentari mediterranee, dal pescato all’olio, ai cereali, alle patate, agli ortaggi, ai legumi, alla frutta fresca e a guscio, alle carni, ai lattiero caseari, alle uova, ai vini, ai condimenti, ai dolci; le tecniche di conservazione e trasformazione; la peculiarità della gastronomia; la vivibilità sociale; il costume tuttora fortemente segnato dai valori della mediterraneità.
Meno noto è il ruolo principe avuto dalle vallate dei Sibillini nella ricerca, scoperta e validazione scientifica e prima ancora nello sviluppo, trasmissione e mantenimento di questo patrimonio antropologico.
La Dieta Mediterranea è stata scoperta e valorizzata dal fisiologo americano Ancel Keys, che aveva visitato l’Italia nel periodo bellico, e dal famoso nutrizionista italiano Flaminio Fidanza, i quali, dopo aver condotto insieme delle ricerche negli anni cinquanta, oltre sessanta anni fa avviarono il Seven Countries Study in sette nazioni di tre continenti [Finlandia, Olanda, Grecia, Italia, Jugoslavia, Giappone, Stati Uniti] – coinvolgendo Montegiorgio e la media vallata del Tenna (insieme a Crevalcore) – fino a provare la superiorità di tale stile alimentare e di vita ai fini della salute e della longevità.
In effetti, per “dieta mediterranea” si intende un modello comportamentale che è salute, tradizione, cultura, piacere, socializzazione, equilibrio, ovvero un insieme di abitudini alimentari, unite a uno stile di vita attivo, che caratterizzavano soprattutto gli ambienti rurali dei paesi che si affacciano sul Mediterraneo, in particolare l’Italia.