“L’introduzione di un monitoraggio e obiettivi più solidi per stimolare il passaggio dell’Europa verso un’economia circolare contribuirebbe a migliorare l’efficienza delle risorse”. È la sintesi che emerge dal rapporto “Resource efficiency and the circular economy in Europe 2019 – even more from less” dell’European Environment Agency (Eea), che offre una panoramica delle politiche svolte dai Paesi europei su efficienza delle risorse, fornitura di materie prime ed economia circolare.
Nel corso degli ultimi decenni, il limite della casa comune europea si è manifestato in una “generale mancanza di definizione degli obiettivi”, che è invece necessaria per migliorare l’efficienza delle risorse e guidare, quindi, l’economia circolare. Gli approcci alla circolarità e i livelli di avanzamento verso l’obiettivo variano notevolmente tra i Paesi, tuttavia si possono identificare alcune tendenze comuni. Le politiche economiche, la competitività, posti di lavoro, la crescita, la sicurezza dell’approvvigionamento e la riduzione delle importazioni, continuano a essere il principale fattore che guida i Paesi nel passaggio verso l’economia circolare. Seguono le preoccupazioni ambientali e i requisiti normativi. “L’obiettivo finale”, conclude il Rapporto, “è quello di passare all’innovazione tecnologica verso processi di produzione più puliti e ad alta intensità di lavoro”, in particolare con il Piano d’azione per l’economia circolare recentemente adottato, che è una delle parti chiave del Green Deal europeo.
La transizione verso un’economia circolare resta una priorità nel contesto europeo, grazie al protagonismo delle imprese all’avanguardia, la formazione dei consumatori e il sostegno in tale direzione delle autorità pubbliche. Concepire un modello sostenibile non più rinviabile. La Commissione Europea sta lavorando affinché tale transizione offra opportunità a tutti i cittadini, senza innescare meccanismi di occupazione non efficaci e aumenti della disoccupazione.
L’economia circolare in Europa deve generare effetti positiva di crescita del PIL e l’incremento di nuove professioni e posti lavoro. Dalle analisi svolte, l’applicazione di misure ambiziose può aumentare il PIL dell’Unione Europea dello 0.5% entro il 2030, generando nuovi 700.000 posti di lavoro. Opportunità che non possono essere sottovalutate nella nostra attualità caratterizzata dalla pandemia del coronavirus, che ridisegna completamente le capacità industriali del nostro continente e che genera nuovi visioni di lavoro e occupazione che, a livello planetario, non appaiono più rinviabili.