La recente relazione annuale della Corte dei conti sul rendiconto dello Stato aggiornata all’anno 2022 ha messo in evidenza una questione abbastanza preoccupante e delicata per il sistema fiscale italiano: i molti falsi positivi generati dagli algoritmi utilizzati dall’Agenzia delle Entrate per inviare atti di accertamento, comunicazioni di irregolarità e inviti all’adempimento spontaneo ai contribuenti.
Questo fenomeno sembra essere alimentato, in parte, dalla necessità di inviare il maggior numero possibile di atti di compliance per centrare gli obiettivi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr). L’utilizzo dell’intelligenza artificiale nelle attività automatizzate di analisi e selezione del rischio di evasione ha amplificato questa impostazione, ma ha anche portato a un aumento significativo degli errori nei risultati ottenuti.
Uno dei settori più colpiti da questo problema è quello delle comunicazioni di irregolarità, che emergono dalle dichiarazioni dei redditi e dell’Iva presentate dai contribuenti. Nel 2022, si è raggiunto un record con l’invio di ben 7.276.790 comunicazioni di questo tipo, segnando un incremento considerevole rispetto agli anni precedenti. Tuttavia, la Corte dei conti ha rilevato che non c’è stata una corrispondente diminuzione degli errori, anzi, si è registrata un’impennata dei falsi positivi con quasi 450.000 comunicazioni annullate in autotutela, corrispondenti a oltre il 6 per cento del totale.
Anche gli atti di accertamento veri e propri non sono esenti da errori, probabilmente a causa dell’uso degli algoritmi. Su un totale di 367.175 controlli ai fini dell’IVA e delle imposte sui redditi eseguiti nel 2022, ben il 33,9 per cento ha comportato un recupero potenziale ricompreso tra 516 e 2.066 euro. Allo stesso tempo, l’11,9 per cento dei controlli ha dato esito negativo o è stato annullato in autotutela, evidenziando ulteriormente la necessità di affinare le procedure di selezione e predisposizione degli atti di accertamento.
Utilizzo degli algoritmi. Sono veramente utili?
Questi dati sconcertanti, confermati anche dal quotidiano economico ItaliaOggi, pongono l’accento sulla necessità di un’approfondita riflessione sulle cause del fenomeno. La magistratura contabile ha ribadito, più volte, l’importanza di coniugare l’uso efficiente delle potenzialità accertative con gli obiettivi di deterrenza e prevenzione, evitando di concentrare la potenza del fuoco fiscale su posizioni marginali o con scarsa possibilità di recupero.
Sebbene l’adozione degli algoritmi e dell’intelligenza artificiale sia un passo inevitabile nel processo di modernizzazione del sistema fiscale, è altrettanto importante affinare tali strumenti per ridurre al minimo i falsi positivi e ottimizzare l’efficacia dei recuperi. Un aumento esponenziale delle comunicazioni e degli atti inviati dal fisco ai contribuenti non può essere sostenuto senza una corrispondente riduzione degli errori.
Affrontare questa problematica degli algoritmi richiede una strategia oculata, basata su una continua analisi dei risultati e sul miglioramento costante degli algoritmi. È fondamentale introdurre meccanismi di controllo e revisione delle comunicazioni e degli atti inviati, al fine di individuare tempestivamente eventuali errori e correggerli in modo da ridurre al minimo i disagi per i contribuenti e contenere il contenzioso fiscale.
Inoltre, è essenziale investire nella formazione del personale addetto all’utilizzo di tali strumenti e favorire una cultura dell’innovazione e della responsabilità nell’amministrazione finanziaria. Solo con un approccio integrato e lungimirante sarà possibile ottenere risultati concreti e ridurre i troppi falsi positivi che gravano sul sistema fiscale italiano.
Non vi è dubbio alcuno che il fenomeno dei falsi positivi negli algoritmi del fisco è una sfida complessa che richiede una risposta adeguata e tempestiva. L’impiego dell’intelligenza artificiale deve andare di pari passo con una costante attività di monitoraggio, correzione e affinamento dei processi, al fine di garantire un sistema fiscale efficiente, equo e rispettoso dei diritti dei contribuenti.
Solo così l’Italia potrà muoversi verso una maggiore trasparenza e fiducia nel rapporto tra cittadini e amministrazione finanziaria ed evitare, in questo modo, l’aumento dei ricorsi tributari, che di fatto stanno bloccano il paese anche economicamente.