E’ stato un dibattito vivace in grado di smontare tanti pregiudizi a colpi di razionalità quello che ha visto protagonista un Focus sul CETA, l’accordo commerciale di libero scambio UE-Canada, in un webinar promosso da Euromed International Trade per presentare le positività dell’accordo nell’ambito dell’export e della valorizzazione del Made in Italy.
Una media di 800 persone, con picchi che hanno superato il migliaio, ha assistito alla diretta, ospitata nella piattaforma web del quotidiano economico-finanziario Money.it e condotta dal giornalista Fabio Fabretti, durante la quale sono intervenuti Giulio Terzi di Sant’Agata, Ambasciatore e già Ministro degli Esteri, e Davide Giacalone, Vicepresidente della Fondazione Einaudi.
Il dibattito ha offerto l’occasione di presentare il volume “Speciale CETA – Export e tutela del Made in Italy“, curato dagli studiosi Francesco Barbera e Arianna Crea su iniziativa di Sergio Passariello, CEO di Euromed International Trade, che così ha esordito in apertura della videoconferenza: “Abbiamo ideato questo approfondimento con l’occasione di un tirocinio, dopo aver notato che l’accordo veniva denigrato e che la maggior parte delle informazioni che circolavano non corrispondevano al vero. Dai risultati di questa ricerca è emerso che il lungo negoziato tra Europa e Canada ha toccato tantissime materie e attività. Il luogo comune è che il Ceta regolamenta l’agroalimentare, quando in realtà è soprattutto altro: la tutela di marchi e brevetti, il riconoscimento delle competenze, la partecipazione agli appalti pubblici, per fare alcuni esempi. Confrontandoci con il ministro dello Sviluppo Economico canadese abbiamo trovato una grande disponibilità, non solo per le tradizionali attività di export ma anche per la nascita di partnership industriali e commerciali, e prospettive di internazionalizzazione diverse da quelle ordinarie. Abbiamo trovato nel Canada una porta d’ingresso ideale per il Nord America: una potenza industriale con la quale l’Italia nel tempo non ha ottimizzato i rapporti. Abbiamo interloquito anche con ministeri europei e avviato una serie di valutazioni burocratiche: il Ceta abbatte la stragrande maggioranza dei dazi, velocizza la negoziazione commerciale tra le aziende europee e canadesi, legalizza e attribuisce valore commerciale in Canada a qualsiasi marchio registrato in Europa.
A riepilogare i risultati del Focus CETA è stato dunque Francesco Barbera, Research Partner di Euromed: “La ricerca è nata da un tirocinio del 2015 allo scopo di capire quali fossero veramente le criticità di questo trattato. Abbiamo rilevato che il mercato canadese per le aziende italiane, soprattutto PMI, è fondamentale. E che il trattato abbatte gran parte delle barriere doganali, permettendo alle imprese italiane di esportare all’estero i nostri beni di lusso, tutelando i marchi a denominazione protetta per combattere le aziende che facevano una concorrenza sleale: non sarà possibile associare prodotti stranieri a loghi e bandiere che richiamano all’Italia. Gli appalti pubblici – inoltre – saranno aperti anche a livello territoriale e resi facilmente accessibili agli operatori economici tramite un sito unico. Altra tesi critica che abbiamo confutato riguarda le misure fitosanitarie, che il Ceta non deroga: bensì stabilisce degli standard sanitari minimi riconosciuti dagli Stati Membri o dal Canada entro i quali non si può importare o esportare. Questo tutela i marchi italiani perché non va a eliminare le nostre garanzie per la sicurezza dei prodotti. Al termine di questa ricerca, alla fine, abbiamo concluso che il CETA può essere un volano per l’economia europea e, di riflesso, per quella italiana“.
Barbera ha sottolineato che il trattato preveda delle commissioni bilaterali che possano andare a favorire lo sviluppo dell’accordo: “Se è vero che si sono delle criticità il luogo migliore dove poterle affrontare – a nostro parere – è un forum permanente aperto alle istituzioni pubbliche e private, soprattutto associazioni di categoria, e che può dare spazio anche alla creazione di nuovi posti di lavoro: si pensi alla figura dell’Export Manager, che in tanti Paesi è in ascesa e che grazie al Ceta può svilupparsi tranquillamente anche in Italia“.
Il dibatto ha rimandato alla lettura di un Focus sul Ceta facilmente accessibile e utile per superare ogni perplessità che si è sviluppata intorno a un accordo commerciale che l’Italia, anche nella prospettiva di rilancio post coronavirus, è chiamata alla ratifica finale.