Al fotofinish l’accordo tra Unione Europea e Regno Unito è arrivato! Adesso, la corsa da parte di tutti gli addetti ai lavori è quella di comprendere cosa significhi per i cittadini, i professionisti e le imprese dei 28 paesi interessati.
L’accordo in sé è molto corposo, ben 1.246 pagine, ma ci sono anche da considerare riassunti, accordi collaterali e dichiarazioni politiche aggiuntive su una serie di questioni delicate.
Secondo gli esperti, non è utile confrontare questa intesa con gli ultimi accordi conclusi dal Regno Unito con altre nazioni, oppure con l’Accordo di libero scambio tra l’Unione europea e il Canada, in quanto quello tra UE-Regno Unito è diverso da qualsiasi accordo commerciale che il blocco EU abbia concluso con altri paesi.
Il Regno Unito, dal canto suo, ha accettato fino ad oggi solo due accordi commerciali che, a suo dire, differiscono materialmente da quelli di cui era parte in quanto membro europeo: l’accordo economico con il Giappone e quest’ultimo con l’Unione Europea.
Da una prima lettura, l’accordo sembrerebbe rendere il commercio tra il Regno Unito e l’UE più complicato di quanto non fosse quando il Regno Unito era un membro dell’Unione, ma in qualche modo aiuta a smussare gli angoli di un rapporto che era diventato conflittuale. È probabile, inoltre, che questo in dirittura di arrivo non sia l’accordo definitivo e lo stesso si evolva anche durante la sua attuazione, rendendo le conseguenze più difficili da programmare.
In questo approfondimento, si è deciso di analizzare le aree di maggior interesse che a mio giudizio sono da attenzionare e che probabilmente si dimostreranno importanti nel prossimo breve/medio periodo.
Servizi finanziari
Il settore dei servizi finanziari, sebbene sia il primo indicato nelle dichiarazioni, non è trattato in modo esaustivo e completo.
Di contro, le dichiarazioni invece includono un’intesa per cercare di raggiungere un memorandum d’intesa entro marzo 2021: il che potrebbe indicare la necessità che le parti concordino di riconoscere le reciproche regole in vigore, in un processo noto come “equivalenza”, che consentirebbe al settore finanziario di operare in tutto il Regno Unito e nella UE. E’ presumibile quindi che ci saranno “trasparenza e dialogo nel processo di adozione, sospensione e ritiro delle decisioni di equivalenza“.
L’argomento è stato a lungo discusso, diventando una questione controversa. I servizi finanziari sono un’area importante nella quale il Regno Unito ha un chiaro vantaggio competitivo rispetto all’Europa. Nel frattempo, l’UE sta cercando di portare in un regime “onshore” gran parte della sua attività di servizi finanziari, in particolare in termini di negoziazione di obbligazioni e con contratti legati all’euro.
Fino ad ora, le decisioni di equivalenza riconosciute dall’UE possono essere revocate con un breve preavviso, come ha recentemente scoperto la Svizzera. Questa modalità risulta scoraggiante per gli investitori che, invece, cercano certezza del diritto sullo stato dei contratti transfrontalieri.
Purtroppo i pochi dettagli sui servizi finanziari indicati lasciano i segnali di una grande segmentazione e complessità per questo settore: ad esempio, se una società con sede nel Regno Unito vuole fornire i clienti in un paese membro dell’UE aprendo un ufficio o una stabile organizzazione, il suo accesso al mercato e la sua regolamentazione varieranno da Stato a Stato.
Servizi professionali
Un settore che merita attenzione ed il confronto con altri accordi commerciali è quello dei servizi professionali. Ad oggi, l’unico accordo che offre il mutuo riconoscimento delle qualifiche professionali (MRPQ) è l’accordo CETA firmato tra UE-Canada. Quest’ultimo consente a lavoratori come medici, ingegneri e architetti di lavorare in Stati membri diversi da quelli in cui si sono qualificati.
“Ciò che l’accordo stabilisce è l’attuazione di un processo, nel quale le autorità di regolamentazione e le associazioni di rappresentanza, potranno lavorare e per stabilire le regole attuabili per il MRPQ, in futuro“, ha dichiarato un membro senior del team negoziale del Regno Unito.
Come in altre parti di questo accordo, ciò che è stato firmato potrebbe differire da ciò che sarà implementato: è evidente che individuare un meccanismo procedurale ben definito in un accordo è ben diverso dal realizzare qualcosa che gli operatori professionali e gli imprenditori possano mettere in atto nell’immediato.
Regole specifiche per singolo Stato
Come per molti accordi commerciali, ci sono frequenti riferimenti alle cosiddette “riserve” – aree del negoziato con competenze miste, nelle quali i poteri decisionali sono distribuiti tra gli Stati membri e la Commissione europea. Da ciò che emerge dalla lettura di questo nuovo accordo è che l’accesso al mercato e la regolamentazione potranno essere determinati da Stato membro a Stato membro.
Ad esempio, chiunque non parli tedesco avrà bisogno di una traduzione legale sulle implicazioni per i servizi finanziari dalle riserve nazionali. Lo stesso principio si applica anche in altri settori con l’ottenimento di un semplice certificato di casellario giudiziario. Di sicuro anche in questo settore, le parti dovranno necessariamente, stabilire procedure standard ed idonee, affinché il peso burocratico dell’accordo non ricada sugli operatori.
Accordo sugli aiuti di Stato
Il tema degli aiuti di Stato si è rivelato molto controverso durante i negoziati, con l’Unione Europea, da una parte, impegnata ad evitare che il Regno Unito potesse utilizzare sussidi per consentire alle imprese britanniche di indebolire il blocco europeo, e la controparte determinata a stabilire le proprie regole.
Il compromesso raggiunto è solo in parte definitivo: ora è necessario lavorare rapidamente per rendere l’accordo operativo. In particolare, il Regno Unito ha bisogno di implementare un organismo per supervisionare il proprio regime di controllo delle sovvenzioni.
L’Accordo, per adesso, prevede solo alcune eccezioni alle regole sugli aiuti di Stato, a condizione che il parlamento del Regno Unito o il Consiglio dell’Unione europea approvino le risorse.
Agricoltura
In alcune parti dell’accordo, il Regno Unito ha consentito molte eccezioni per il commercio con l’Unione europea, al fine di concedersi la flessibilità di concludere intese con altre nazioni, al di fuori del contesto europeo. Come ad esempio nel comparto agricolo.
La questione delle cosiddette “indicazioni geografiche”, norme volte a tutelare la qualità e la reputazione dei prodotti alimentari prodotti in una determinata regione, sembra essere stata messa da parte per una data futura.
Le parti inoltre non riconosceranno reciprocamente il sistema di regole progettato per proteggere gli esseri umani, gli animali e le piante da malattie e parassiti. Ciò significa che gli agricoltori britannici che desiderano esportare nell’UE, hanno ora l’obbligo di dotarsi delle certificazioni veterinarie, che non erano necessarie quando il Regno Unito era Stato membro. Lo stesso vale per gli agricoltori dell’UE che esporteranno in Gran Bretagna. In questo settore, i controlli per la Gran Bretagna non includeranno l’Irlanda del Nord, che continuerà a seguire le regole comunitarie.
Per alcune associazioni agricole britanniche questo significa essere soggette a barriere maggiori rispetto, ad esempio, ai commercianti neozelandesi.
Standard
Ci sono alcuni punti sostanziali nell’accordo che riguardano il riconoscimento reciproco degli standard, regole che consentono ai regolatori di un paese di avere influenza nella giurisdizione dell’altro paese. Ma mentre il Deal Brexit va oltre le regole dell’Organizzazione mondiale del commercio sugli standard in alcune aree, ci saranno considerevoli barriere non tariffarie per molti comparti industriali.
Uno dei settori esclusi da questa procedura è il settore farmaceutico, rispetto al quale uno specifico allegato stabilisce il riconoscimento reciproco delle ispezioni e delle buone pratiche di fabbricazione. Una previsione fondamentale per l’industria farmaceutica per evitare il raddoppio dei processi di controllo nei due mercati, specialmente in un periodo come quello post covid.
Questo allegato prevede, inoltre, che per quanto riguarda i medicinali, il Regno Unito e l’UE “cercheranno di consultarsi reciprocamente, come consentito dalle rispettive leggi, per introdurre proposte e modifiche significative ai regolamenti tecnici o alle procedure di ispezione“. Nello stesso si afferma anche che le parti “cercheranno di cooperare al fine di rafforzare, sviluppare e promuovere l’adozione e l’attuazione di linee guida scientifiche o tecniche concordate a livello internazionale“.
Le parti hanno inoltre stabilito di condividere informazioni sui rischi per la salute, come le pandemie, e consentire l’accesso al sistema di allarme rapido e di risposta dell’UE, uno strumento che consente ai paesi membri di condividere informazioni sulle minacce alla salute pubblica.
Il settore dell’aviazione, invece, riconoscerà anche alcuni certificati rilasciati dalle agenzie di regolamentazione, di ciascuna delle parti.
Ma ci sono parti, come la regolamentazione del settore chimico e la condivisione dei dati, in cui la collaborazione è limitata. In qualità di membro dell’UE, ad esempio, il Regno Unito aveva investito nel database REACH del blocco per le sostanze chimiche, ma perderà il suo accesso a partire dal 2021.
Tuttavia, le norme sui beni di consumo possono anche avere una copertura inferiore rispetto all’accordo UE-Canada. Non sembra esserci, nell’accordo, alcun riconoscimento reciproco dei numerosi organismi di prova.
Visti e mobilità del lavoro
La fine della libertà di movimento è stata una questione chiave per i sostenitori inglesi della Brexit nel referendum del 2016, e l’obiettivo è stato raggiunto.
Per alcune professioni, tuttavia, la capacità di lavorare temporaneamente in un altro paese è importante: pertanto è stato stilato un elenco di professioni per le quali è consentito di viaggiare senza visto per 90 giorni.
Ma una vasta gamma di settori, inclusi professionisti dello sport, artisti e musicisti, non sono presenti nell’elenco, e questo sarà probabilmente uno dei punti dolenti dell’accordo.
Sono previsti inoltre i cosiddetti “passaporti temporanei per le merci” – noti come carnet – utilizzati da persone come musicisti e sportivi che spostano le loro attrezzature, che saranno molto costosi e richiederanno un eccesso di burocrazia.
Cosa accadrà se le due parti non saranno d’accordo sull’attuazione?
Per prima cosa, occorrerà creare diversi organismi di controllo per supervisionare la collaborazione sull’accordo tra le due parti.
Alcune sezioni dell’accordo hanno, infatti, i propri meccanismi di risoluzione delle controversie, ma altre parti ne sono sprovvisti. Ci sono moltissime eccezioni sulle quali, gli addetti ai lavori, hanno difficoltà d’interpretazione. Una delle ipotesi in campo, nel caso di conflittualità, potrebbe essere quella di attivare, preventivamente, un processo di consultazione tramite collegi arbitrali.
L’accordo prevede comunque delle procedure di riequilibrio in alcuni casi e, come tutti gli scambi che avvengono tra i membri dell’Organizzazione Mondiale del Commercio, entrambe le parti possono ricorrere a questo organismo per risolvere alcune controversie.
Ad esempio, se tutte la risoluzione di una disputa nel settore ittico dovesse fallire ciascuna delle parti potrebbe escludere l’altra dalle proprie acque territoriali.
Va ricordato ancora una volta che questo primo accordo UE-UK è diverso da qualsiasi altro accordo commerciale, tanto in ampiezza quanto in profondità. Quindi è comprensibile che le parti vogliano preservare alcune prerogative. Questa costruzione sarà oggetto di un attento esame da parte dei legislatori britannici e dell’UE anche durante il processo di applicazione provvisoria e di successiva ratifica.
Questo è anche il motivo per cui, fino a quando alcuni settori dell’accordo non saranno implementati, nessuno potrà sapere se siamo di fronte ad un’intesa vincente e veramente utile per le nostre imprese.
Euromed International Trade segue con attenzione gli sviluppi del confronto tra UE e Regno Unito per supportare i propri clienti che operano nel mercato britannico o intendono entrarvi nell’era post Brexit.
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