Il Ceta diviene sempre più un’opportunità economica per le imprese italiane e una scuola giuridica per gli accordi tra Unione Europea e Gran Bretagna post-Brexit. Nel 2018 le esportazioni del Made in Italy verso il Canada sono salite del 4,6% rispetto all’anno precedente, mentre le importazioni dal Canada, che con il nostro Paese ha già un ampio deficit commerciale, diminuivano. In quel primo anno di applicazione provvisoria degli accordi, le vendite di prodotti alimentari italiani in Canada sono cresciute del 9%, il tessile del 7,3%, l’abbigliamento del 9,9%, la pelle del 7,6%, i macchinari, quasi un miliardo in valore, dell’11%. Il negoziato è iniziato nel 2009, è stato concluso nel 2014, ma vari Paesi europei devono ancora ratificare il trattato. Fra questi c’è l’Italia. Le attuali istituzioni governative però, guardano alla Cina e non alle democrazie occidentali. Manlio Di Stefano, sottosegretario agli Esteri, ha più volte ribadito che «non ci sono le condizioni» e la ratifica «non è nel programma di governo».
Il Ceta sembra uscire da quella narrativa poco razionale e ideologica in cui era rimasto invischiato per essere stato associato al negoziato TTIP con gli Stati Uniti. Grazie alla realtà geopolitica e ai mutamenti macro-economici (si pensi alle problematiche emergenti con la Cina) attualmente questo accordo inizia ad essere osservato senza pregiudizi, così come avviene per tutti gli altri accordi di libero scambio come ad esempio l’accordo con la Corea del Sud o l’Epa con il Giappone. Si tratta di intese sostanzialmente analoghe al Ceta, spesso negoziate dalla stessa Commissione con il medesimo mandato, portatrici di benefici importanti per il Made in Italy, esattamente come nel caso dell’accordo con il Canada, ma che non hanno provocato neppure una frazione delle polemiche politiche che ha suscitato il Ceta. Con l’accordo del Ceta, l’Italia potrà esportare in Canada quasi tutti i suoi prodotti senza pagare dazi doganali portando così vantaggi in importanti settori economici quali automotive, abbigliamento, ceramica, vetro e manufatti artigianali, nonché prodotti agricoli, alimentari e vitivinicoli. Per la prima volta, tramite il Ceta, il Canada ha accettato di tutelare alcune indicazioni geografiche estere. Non solo alimentare. Trasporto pubblico, edilizia e opere pubbliche, servizi di consulenza, servizi di tecnologia informatica, riparazioni di attrezzature e servizi saranno solo alcuni dei settori che trarranno i maggiori benefici dall’accordo Ceta. Sia l’Italia che il Canada adottano elevati standard per quanto riguarda la tutela dei lavoratori e il capitolo dedicato al Lavoro garantisce che tali protezioni non verranno abbassate al fine di incoraggiare scambi commerciali o investimenti. Ai sensi del Ceta, il Canada e l’Unione Europea si sono impegnate a rispettare e a promuovere i diritti universali ed i principi dei lavoratori riconosciuti a livello internazionale.
Tutti i vari vantaggi del Ceta sono stati sviluppati durante i lavori online promossi da Euromed International Trade per descrivere le opportunità dell’accordo nell’ambito dell’export e della valorizzazione del Made in Italy. Il volume “Speciale CETA – Export e tutela del Made in Italy“, curato dagli studiosi Francesco Barbera e Arianna Crea, pubblicato su iniziativa di Sergio Passariello, CEO di Euromed International Trade, è stato presentato durante la conferenza online organizzata dal quotidiano economico finanziario Money.it. Il Programma commerciale progressista del Canada promuove un sistema globale di scambi che riflette un approccio inclusivo e progressivo anche tramite una migliore risposta ai bisogni delle PMI.
L’importanza dell’accordo non è identificabile soltanto alle prospettive economiche, ma anche alle proposte giuridiche future tra Unione Europea e Gran Bretagna.
Il Regno Unito è favorevole ad un accordo di libero scambio simile proprio all’accordo del Ceta, l’accordo che l’Unione Europea ha stipulato con il Canada. Un’ opportunità globale che non si limita a regolare le questioni meramente commerciali ma tocca molti altri temi, tra cui l’apertura del mercato dei servizi finanziari, il reciproco riconoscimento delle qualificazioni professionali, la partecipazione alle gare di appalto pubbliche, la concorrenza, i diritti dei lavoratori, l’ambiente. L’obiettivo della Gran Bretagna è quello di garantire al Regno Unito la più ampia flessibilità sulle proprie regole interne e la piena capacità di negoziare liberamente accordi di libero scambio con Paesi terzi come Usa, Giappone, Australia e Nuova Zelanda. Il Ceta può divenire un esempio e un’opportunità sia per l’emergere di nuove prospettive economiche e commerciali ma anche per accrescere il dibattito giuridico futuro dell’Unione Europea con il Commonwealth e il Regno britannico.