La politica estera americana con la svolta del Presidente Trump si caratterizza per un approccio volto a riesaminare gli esistenti strumenti di cooperazione, sia sul piano bilaterale sia su quello multilaterale, alla luce di aggiornate valutazioni circa l’impatto per la sicurezza e gli interessi degli Stati Uniti. Il 14 aprile 2019, si è svolta a Washington la celebrazione del 70 anniversario del Trattato istitutivo dell’Alleanza Atlantica che ha riaffermato la solidità del legame transatlantico.
In tale scenario, il legame tra l’Italia e gli Stati Uniti è stato ulteriormente rinsaldato dall’intenso calendario di visite bilaterali e dai continui rapporti economici e diplomatici che i due paesi intrattengono. Le esportazioni italiane negli USA sono principalmente concentrate sui settori dei macchinari, dei mezzi di trasporto, dei prodotti del sistema moda/persona e legate al mondo dell’agroalimentare.
Nella domanda italiana di prodotti statunitensi sono invece prevalenti i prodotti farmaceutici e chimici di base, i prodotti energetici e gli aeromobili. Gli investimenti italiani negli USA si concentrano per lo più sui settori del tessile e dell’abbigliamento, della meccanica strumentale, delle automotive, la logistica e l’aerospazio.
Tuttavia esistono anche numerose problematiche e opportunità da valorizzare. Non solo, negli Usa è presente una storica comunità italiana e di italo americani che è riuscita ad emergere e che chiede riforme sia alle istituzioni italiane che a quella statunitense. Fucsia Nissoli Fitzgerald, nata in provincia di Bergamo, vive negli Stati Uniti, dove risiede con il marito americano.
Vive pienamente l’amore e l’orgoglio per il Bel Paese e per la società statunitense, valorizzando tale visione con l’impegno politico parlamentare che prende vita dal 2013, eletta alla Camera dei Deputati nella circoscrizione Estero, ripartizione Nord e Centro America. Nel tentativo di comprendere l’importanza delle relazioni economiche tra italiani e statunitensi tra le due nazioni, intervistiamo l’onorevole Fucsia Nissoli Fitzgerald.
In una recente intervista lei ha dichiarato che “il problema principale oggi in Italia è la crisi occupazionale e di conseguenza, per l’emigrazione, la fuga all’estero in cerca di opportunità”. Quali sono i principali sbocchi economici dei giovani italiani all’estero e come guardano la politica italiana i cittadini italiani lì residenti?
C’è chi parla di una nuova ondata emigratoria italiana all’estero che ha avuto inizio con la crisi del 2007 quando gli espatri sono aumentati fino a raggiungere quota 100 mila unità nel 2015. Di conseguenza, questa ultima emigrazione è una emigrazione dovuta sempre più alla necessità e non ad una decisione spinta da una volontà di affermarsi altrove con la voglia di fare nuove esperienze.
Infatti, non sono più solo i giovani ad alto know-how che emigrano ma vanno via soprattutto gli operai o coloro che svolgono professioni non intellettuali; del resto i laureati costituiscono solo un quarto dei nuovi emigrati! Negli Usa, vi è una forte componente di giovani che trova lavoro nelle nuove tecnologie, oltre ai settori tradizionali della ricerca, molto più sviluppata in termini occupazionali che in Italia.
Di fronte a questa situazione di impossibilità di trovare una occupazione adeguata in Italia, qui in America, si guarda con un po’ di delusione alla politica italiana visto che non ha creato le basi per permettere l’affermazione dei talenti in Madrepatria.
Il legame economico tra Italia e Usa e tra gli italoamericani è da sempre importante. Numerosi sono gli imprenditori italiani presenti e spesso le imprese italiane, specialmente quelle piccole, hanno timore di approcciarsi al mercato statunitense per la mancanza di momenti economici, di conoscenza e di avvicinamento tra le due realtà. Come incentivare tali relazioni e che prospettive economiche si possono intraprendere?
Il mercato americano offre tante possibilità e ci sono zone degli USA ancora poco considerate dall’export italiano ma che offrono buone possibilità di successi commerciali. Alla base, però, di una buona riuscita dei processi di internazionalizzazione verso gli USA vi è la conoscenza del contesto di regole e mercati degli Stati USA nei quali ci si vuole inserire commercialmente. Pertanto, credo che le nostre piccole e medie imprese potrebbero essere aiutate da apposite piattaforme per l’export in USA, alleggerendo gli aspetti burocratici quindi e permettendo alle piccole aziende di concentrarsi sul prodotto da fornire, la qualità e i tempi di consegna.
Recentemente, lei ha raccontato della sua attività in Parlamento, in particolare a sostegno degli italiani all’estero, per i quali vuole continuare ad essere voce e proposta, spesso inascoltata dalle istituzioni politiche del nostro paese. Quali sono le opportunità di cooperazione e network tra i nostri paesi che l’attuale governo italiano continua ad ignorare?
Gli italiani all’estero e quelli in USA, in particolare, potrebbero dare un grande contributo allo sviluppo dell’Italia se fossero considerati pienamente parte del nostro Sistema Paese all’estero e quindi vero e proprio punto di riferimento. Inoltre, essi potrebbero orientare alcuni loro investimenti verso la Madrepatria ma per fare questo bisognerebbe che trovassero un terreno accogliente e non le mille difficoltà burocratiche che li fanno scoraggiare dall’investire in Italia. Si potrebbe pensare, anche, come ho fatto in un mio emendamento che è stato bocciato, a delle facilitazioni fiscali per gli investimenti produttivi nella Madrepatria.
Gli italiani negli Stati Uniti. Chi sono e dove sono maggiormente attivi? Può farci una panoramica sull’attuale situazione e sul contributo all’economia statunitense degli italiani nel Nord America, negli Usa e in Canada?
Gli italiani hanno contribuito notevolmente allo sviluppo del Nord America e le città più grandi di USA e Canada recano il segno dell’ingegno e del lavoro italiano nei grattacieli di New York ed il piano urbanistico del grande sindaco Fiorello La Guardia a quelli di Toronto. Gli italiani sono in ogni campo dell’imprenditoria, dell’Università e della ricerca, delle arti e della moda. Il genio italiano in Nord America ha trovato terreno fertile per esprimere il proprio talento.
Sono molti i giovani italiani che guardano con interesse gli Stati Uniti per la creazione e lo sviluppo di start-up innovative. Come incentivare tali relazioni e quali novità si possono introdurre per agevolare l’imprenditoria giovanile tra Usa e Italia?
Si potrebbe facilitare, sostenere, i soggiorni di ricerca e studio nei due paesi e poi creare occasioni di confronto. Questo significa, però lavorare a permessi di soggiorno che sappiano rispondere a queste esigenze!