L’Italia è il paese del vino. Nel 2019, la nostra Penisola si conferma primo produttore mondiale di vini davanti a Francia e Spagna.
I dati arrivano dalla vendemmia in corso in questi mesi. Secondo le previsioni saranno 46milioni gli ettolitri di vino, 9 milioni in meno dell’anno scorso (-16%), ma una quantità tale da restare sul gradino più alto, con la Francia a 43,9 milioni di ettolitri e la Spagna che si ferma a 40 milioni).
Qualche giorno fa, l’ Unione italiana Vini, con 500 aziende che rappresentano la metà del fatturato italiano del settore e l’Ismea, l’ente pubblico che si occupa di ricerca e di credito per le aziende agricole, hanno presentato al ministero dell’Agricoltura e del Turismo un dossier congiunto con la mappa che indica, regione per regione, come andrà la raccolta delle uvee e cosa ci può aspettare da questa annata.
Il dato stupefacente della produzione italiana è che se tutto il vino prodotto fosse imbottigliato ci sarebbero 6,1 miliardi di bottiglie da vendere.
Un primato avvalorato anche dalla crescita delle esportazioni di vino made in Italy, che fanno registrare quest’anno un aumento del 5,4% rispetto allo scorso anno, quando avevano pur raggiunto su base annuale la cifra record di 6,2 miliardi di euro, facendo del vino la prima voce dell’export agroalimentare nazionale.
Nel dettaglio, la produzione di questa annata sarà destinata per circa il 70% a vini Docg, Doc e Igt, con 332 vini a denominazione di origine controllata (Doc), 73 vini a denominazione di origine controllata e garantita (Docg), e 118 vini a indicazione geografica tipica (Igt) riconosciuti in Italia e il restante 30 per cento per i vini da tavola. Sul territorio nazionale, ha rilevato Coldiretti, ci sono 567 varietà iscritte al registro viti contro le 278 dei cugini francesi, a dimostrazione del ricco patrimonio di biodiversità su cui può contare l’Italia.
I produttori italiani sono vocati per natura all’internazionalizzazione, sia perché i paesi esteri dimostrano un apprezzamento crescente nei confronti del “made in Italy”, sia perché alcune nostre creazioni sono di fattura e livello talmente elevati da richiedere dei prezzi di mercato che solamente alcune economie emergenti possono permettersi.
Il risvolto di questo scenario, sicuramente positivo, è però rappresentato da un contesto mondiale competitivo e privo di tutele, in particolare per i piccoli imprenditori.
I produttori chiedono quindi di essere aiutati nell’affrontare un mercato sempre più globale: hanno bisogno di politiche di sostegno che spieghino loro come fare rete con altri imprenditori per diventare più forti e chiedono trasparenza da parte dell’amministrazione, con figure pubbliche e uffici che li guidino nel disbrigo delle tante pratiche burocratiche e che sappiano indicare come orientarsi per l’accesso ai fondi loro destinati.
Gli imprenditori non sanno mai a chi rivolgersi per avere indicazioni di questo tipo, non capiscono quale sia l’interlocutore giusto e questo, purtroppo, rallenta il loro lavoro.