Siamo a circa al 4% delle risorse destinate alla mission “Rivoluzione verde e transizione ecologica” del Recovery Plan per l’attuazione, promozione e diffusione dell’economia circolare. Il focus è soprattutto sui rifiuti, per sanare le infrazioni europee e le situazioni più critiche, cui si affianca l’attesa strategia nazionale per l’economia circolare. I progetti di riforma sono anche al centro delle azioni per sostenere lo sviluppo delle rinnovabili nel Piano nazionale ripresa e resilienza. La parola d’ordine è semplificazione, in primis per le procedure di autorizzazione ancora farraginose e disomogenee, che spesso bloccano gli investimenti nelle FER. Per farlo, secondo il ministro della Transizione ecologica, serve un netto cambio di passo.
Per la mission “Infrastrutture per una mobilità sostenibile“, che potrà contare su 31,9 miliardi, sono due i cluster da considerare. Sul fronte ferroviario, pari a 28.3 miliardi, è previsto un “consistente intervento” sulla rete, che è stato “ulteriormente potenziato nel Mezzogiorno grazie al supporto dei fondi FSC“. Mentre, lato intermodalità logistica, è previsto un budget di 3,6 miliardi per mettere in atto “programma nazionale di investimenti per un sistema portuale competitivo e sostenibile“. Secondo il ministro Cingolani possiamo diventare leader mondiali grazie anche al Recovery Plan. Il nostro Paese in testa alla classifica per la produttività delle risorse: ogni kg di risorsa consumata genera 3.3 euro di Pil, contro una media europea di 1.98 euro.
Nella produzione circolare il nostro Paese ottiene 26 punti, con un distacco di 5 punti dalla Francia. Rispetto al 2020, l’Italia è stabile al primo posto ma senza miglioramenti significativi; al contrario, la Francia nello stesso periodo cresce di 1 punto. Il vantaggio quindi si accorcia. Secondo quanto ribadito dal ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, l’Italia, “Paese guida in Europa“ deve diventare leader mondiale e il Piano nazionale di ripresa e resilienza sarà lo strumento per “migliorare e accelerare le nostre capacità in questa direzione“, con la prospettiva di diventare paese di riferimento nel prossimo decennio. In particolare, secondo il ministro, il settore della plastica è il più attrattivo e l’Italia ha “eccellenti capacità che vanno potenziate“.
Gli analisti concordano nel ribadire che non ci può essere transizione ecologica senza economia circolare: le possibilità di evitare una catastrofe climatica, onorando gli impegni al 2050 assunti al vertice Onu di Parigi del 2015, sono legate al rilancio dell’economia circolare. Se si raddoppia l’attuale tasso di circolarità delle merci dall’8,6% (dato 2019) al 17%, si possono ridurre i consumi di materia dalle attuali 100 a 79 gigatonnellate e tagliare le emissioni globali di gas serra del 39% l’anno.