La Corte dei Conti boccia la riforma del danno erariale

L'esito dell'audizione dei magistrati contabili in Senato

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La riforma del danno erariale contenuta nel decreto Semplificazioni viene bocciata dalla Corte dei Conti.

La misura limitava la responsabilità dei soggetti sottoposti alla giurisdizione della Corte ai soli casi di dolo, tranne che per i danni cagionati da omissione o inerzia, a partire dal 17 luglio, data di entrata in vigore del decreto, e fino al 31 luglio 2021.

Secondo la Corte il provvedimento deresponsabilizza l’operato dei pubblici dipendenti minando alla base qualsiasi processo di selezione meritocratica degli stessi, in quanto si rinuncia a richiedere il risarcimento dei danni commessi con somma imperizia, imprudenza e negligenza.

A esprimersi in tal senso con una requisitoria piuttosto critica è stata una delegazione della Corte Conti, composta dal presidente Angelo Buscema e dai magistrati delle sezioni riunite in sede di controllo Mauro Orefice (relatore), Francesco Petronio e Angelo Quaglini, tutti convocati in audizione dinanzi alle commissioni Affari Costituzionali e Lavori Pubblici del Senato.

I magistrati contabili hanno sottolineato come l’eliminazione, seppur temporanea, della responsabilità da danno erariale per fatti commessi con colpa grave contrasti con l’introduzione di nuove previsioni di responsabilità erariale riferite a condotte sia omissive che commissive: basti pensare all’obbligo di motivare la mancata stipula del contratto nel termine previsto, che nello stesso articolo del decreto stabilisce come la condotta venga valutata ai fini della responsabilità erariale e disciplinare del dirigente preposto.

Gabriele Fava, vicepresidente del consiglio di presidenza della Corte dei Conti, ha chiesto al parlamento di valutare la possibilità di integrare il testo in relazione alla colpa grave, ampliando il campo di intervento con altri strumenti propri delle funzioni della Corte, quali il controllo preventivo di legittimità e l’attività consultiva nelle materie di contabilità pubblica, che produrrebbe l’effetto di rendere più certa e tempestiva l’attività dei dirigenti pubblici quali responsabili unici dei procedimenti, che troppo spesso si trovano in situazioni incerte e poco chiare.

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