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La Fondazione Ampioraggio tra jazz, innovazione e startup. Intervista a Giuseppe De Nicola

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L’evento “Jazz’Inn 2019: lo slow dating for innovation”, si svolgerà dal 27 al 31 luglio, a Pietrelcina, in provincia di Benevento durante il quali la Fondazione Ampioraggio coordinerà brainstrorming, tra aziende, amministratori pubblici e mondo dell’innovazione alla ricerca di soluzioni di open innovation, nel tentativo di indurre analisi e approfondimento su idee per i progetti di innovazione, condividendole con startuppers, ricercatori, innovatori e investitori, creare rapporti di fiducia e dare vita a nuovi network di approfondimento aziendale e personale, sfruttando l’informalità, la leggerezza e la convivialità del format e contemporaneamente godersi della buona musica jazz sotto le stelle.

Un’intera cittadina mobilitata per generare e dare vita ad approfondimenti legati a progetti di innovazione nella pubblica amministrazione, allo sviluppo innovativo delle imprese manifatturiere, alla conoscenza e promozione del “Made in Italy”.

Una realtà che continua nel tempo. L’edizione del 2017 permise la nascita di sinergie, collaborazioni e investimenti per diversi milioni di euro, dando vita ad un ecosistema che riunì 150 attori del settore. Slow Dating for Innovation è il nome che gli organizzatori hanno dato a questo format che ha permesso di far incrociare l’innovazione con il mercato, tenendo presente l’importante coesione territoriale, unendo nord e sud in un ideale di connessione. Incontri lenti, passeggiate empatiche e serate a base di jazz e buon vino, faranno da cornice all’evento, che vuole valorizzare in modo concreto l’innovazione e trasformare un borgo italiano in luogo di sviluppo sostenibile, aprendo tale realtà ad una conoscenza nazionale e internazionale. Il programma, le finalità dell’ecosistema innovativo, insieme agli appuntamenti Jazz’Inn 2019, sono state presentate recentemente a Roma nella Nuova Aula del Palazzo dei Gruppi Parlamentari.

L’iniziativa è promossa dalla Fondazione Ampioraggio, presieduta da Giuseppe De Nicola. In occasione dell’incontro romano venne rilanciato l’obiettivo di far conoscere le persone che sono dietro questa esperienza di ecosistema con i decision makers pubblici e privati coinvolgendoli in occasione degli appuntamenti di fine luglio. Un progetto di ecosistema per l’innovazione che, dal 2016, mette insieme gli attori dell’innovazione, con la finalità di accorciare le distanze tra domanda e offerta di innovazione.

Giuseppe De Nicola

Nel tentativo di comprendere a fondo l’importanza di tale network costituitosi e dell’evento a Pietrelcina, intervistiamo il Presidente della Fondazione Ampioraggio Giuseppe De Nicola.

  • Può descriverci la nascita e l’attualità della Fondazione Ampioraggio? Quali sono gli obiettivi sociali ed economici che la Fondazione si pone nella nostra epoca?

Ampioraggio nasce nel 2016 dall’esperienza come startupper (datata 1989 con Public Image, azienda ancora in attività, nata con i fondi per l’imprenditoria giovanile) di Giuseppe De Nicola e dalla sua precedente iniziativa, nata a Salerno, di ideatore e promotore del Premio Best Practices per l’Innovazione, il primo evento sul tema al Sud e il primo evento 2.0 in Italia, quando nel 2009 applicò i modelli di engagement utilizzati sul primo sito aziendale (ancora on line). L’obiettivo di Ampioraggio è andare oltre gli eventi e cercare di coniugare le parole “innovazione” e “startup” con “fatturato” e “sviluppo sostenibile”.

La mia idea è che, in un paese lontano dai meccanismi competitivi naturali tipici delle economie avanzate ed emergenti, l’innovazione vada principalmente collegata al mercato, sia per sostenere le esigenze della domanda (pubblica e privata) che per offrire agli innovatori il vero e principale investitore: il cliente.  Il tema da anni invece è focalizzato sulla spettacolarizzazione del fenomeno startup e dell’indotto conseguente (eventi, progetti immobiliari dedicati, corsi di formazione, finanza innovativa etc.) ma non sulla creazione di un contesto favorevole alla crescita di una domanda di innovazione adeguata, con il rischio di creare “riserve indiane” , perché tali sono diventati gli eventi (e i luoghi) nei quali si fanno convergere i giovani talenti senza farli incontrare con il mercato, che in Italia è fatto di piccole e spesso piccolissime imprese (il 70% del totale) e altrettanto piccoli enti locali (5000 su 8000 comuni sono sotto i 5000 abitanti).

  • Cercare idee per i progetti di innovazione, condividendole con startuppers, ricercatori, innovatori e investitori e tra gli obiettivi degli eventi lanciati dalla Fondazione. Quali sono le priorità del nostro sistema paese in rapporto ad impresa e innovazione?

Portare aziende e amministrazioni pubbliche ad adottare innovazione italiana in modo efficace: la domanda deve orientare e trainare l’offerta eliminando il più possibile le barriere, culturali e burocratiche, che rallentano questo processo. Tutti gli indici sul tema dell’innovazione (e quindi del presente e del futuro economico italiano) ci portano tra gli ultimi in Europa (e quindi tra gli ultimi al mondo). Solo il 24% delle nostre aziende ha un modello gestionale digitale, molte hanno ancora una cultura analogica e questo le rende obsolete e meno competitive, ma la dimensione media del nostro tessuto produttivo, insieme alla governance (gestione familiare o personale delle aziende) rappresentano una forte barriera all’adozione di cambiamenti necessari e che invece, per mancanza di una visione manageriale adeguata, sono visti come costi e non come investimenti. Per me, la priorità, è quella di incentivare in modo attento un cambio di paradigma : premiare le aziende che innovano sulla base di fattori oggettivi, prevedere in ogni investimento pubblico una quota di attività innovative, favorire processi di formazione mirati (e non formali) nel pubblico e nel privato.

  • Nel mese di maggio, Eurostat ha diffuso i dati sull’occupazione, aggiornati a tutto il 2018. La Campania compare, ancora una volta, nella poco edificante classifica dei dieci peggiori territori d’Europa per un ragazzo che tenta di trovare un impiego. Cosa fare e cosa dire ai giovani ragazzi e laureati del territorio campano?

Premesso che occorre parlare di tutti i ragazzi e laureati, campani, meridionali e italiani, perche, in modo diverso, tutte le regioni scontano una somma di ritardi cumulati,  superiore a quello di altre regioni europee, per un deficit proporzionale di classe dirigente. Come invertire la tendenza? Trasformando la spesa in investimenti. Sembra semplice (ed in realtà lo sarebbe pure) ma servirebbero persone capaci di applicare modelli di sviluppo sostenibile e non “arrabattarsi” dietro progetti sponda, distribuzione di fondi europei a pioggia, ritardi di erogazione, gestione personale di risorse pubbliche etc. Ai nostri ragazzi occorre offrire opportunità pari a quelle che il Paese ha naturalmente ereditato in termini di risorse naturali e vocazioni, se ciò non accade è ovviamente per l’incapacità di andare oltre la spesa come forma di sviluppo, ed in questo senso ci sono situazioni simbolo come quella della Basilicata, una delle regioni più virtuose nell’uso dei fondi UE ma la prima per emigrazione giovanile: come mai?

  • Idee per il business, per il mercato, per realizzare obiettivi, migliorare l’efficienza e modernizzare gli enti pubblici resta oggi una priorità nazionale, come la Fondazione Ampioraggio ribadisce. Cosa possiamo dire a riguardo, nell’attesa degli eventi di fine luglio?

A #jazzinn19 saranno lanciate 30 call di open innovation, aziende, enti e centri di ricerca si incontreranno con innovatori e investitori per raccogliere idee per i propri investimenti, durante giornate scandite da tavoli di confronto, pomeriggi di brainstorming e serate a base di jazz e convivialità, in un mix di lavoro e relax unico in Italia. A Pietrelcina abbiamo creato una confort zone per l’Italia che vuole innovare, “sequestrando” per qualche giorno centinaia di persone per dare loro il tempo di comprendersi, fidarsi e progettare collaborazioni. Tutto questo in un borgo del Sud, a fine luglio, dove nel corso dei 2 anni precedenti siamo stati capaci di generare investimenti per diversi milioni di euro, con un evento totalmente autofinanziato che ha avuto il merito anche di valorizzare un festival jazz e il territorio: un rapporto costi/benefici altissimo e reale.  Quest’anno attendiamo oltre 500 presenze nelle diverse giornate, con player di rilievo che lanceranno sfide importanti e con progetti ambiziosi, come quello della missione in Silicon Valley e la sfida dei comuni minori, del nord e del sud, a rispondere alla problematiche dello spopolamento: due iniziative che sembrano andare in direzioni diverse, ma che in realtà rispondono alla logica del locale/globale che possono e devono convivere per creare sviluppo grazie alla disintermediazione digitale, come #jazzinn19 ha chiaramente dimostrato.

  • Favorire il matching efficace tra domanda e offerta di innovazione sostenibile è un’esigenza fondamentale del territorio meridionale, che spesso ha visto la nascita di progetti industriali divenuti cattedrali nel deserto e lasciando il territorio ricco di problematiche ecologiche. Da dove ripartire pensando anche agli obiettivi della Fondazione Ampioraggio?

Occorre ripartire dalla dicotomia Spesa/Investimento. Non è solo una questione semantica ma una vera e propria sfida culturale che deve permeare, a suon di esempi, la nostra vita e quella delle classi dirigenti, attuali e future. Innovare davvero vuol dire investire, cioè far si che ogni euro pubblico ne produca altrettanti negli anni successivi.

Al contrario della spesa improduttiva, per cui ogni euro pubblico ha bisogno di altri euro pubblici per mantenere le nostre zone.

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