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La Grecia pensa alla flat tax per attirare investitori esteri

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Importanti proposte fiscali giungono dalla Grecia che vuole introdurre la flat tax per attirare investitori esteri ed estendere la ricchezza delle casse nazionali.

In uno stato in piena ripresa, ma con innumerevoli problemi legati al bilancio pubblico, la sovranità fiscale può rappresentare un valore imprescindibile, in quanto ogni Stato, che risponde ai propri cittadini per i servizi o disservizi erogati, deve essere libero di applicare le tasse che ritiene più opportune e valorizzare le proposte e l’interesse nazionale di incrementare l’economia.

Atene è pronta ad offrire generosi incentivi fiscali per riportare nel Paese gli investitori stranieri: una flat tax da 100mila euro sui redditi globali per chi si trasferisce (e investe) in Grecia, taglio alla corporate tax e alla tassa sui dividendi.

Le misure sono parte della legge fiscale che sarà sottoposta al Parlamento nella seconda metà di novembre.

Nel tentativo di comprendere a fondo, stando alla bozza resa pubblica per la consultazione, è previsto un taglio della corporate tax dal 28 al 24% e un dimezzamento della tassa sui dividendi, dal 10 al 5 per cento. Per quanto riguarda l’esercizio delle opzioni, anziché tassare il ricavato come reddito, si pensa ad una tassa una tantum del 15 per cento.

La misura più interessante appare il programma non-dom che, ispirandosi tra l’altro al regime introdotto anche in Italia con la Legge di bilancio 2017, offre ai soggetti non residenti la possibilità di pagare una tassa annuale da 100mila euro sui redditi guadagnati fuori dalla Grecia, più 20mila euro per ogni membro della famiglia.

Per poterne beneficiare occorre però rispettare due requisiti fondamentali: prendere la residenza in Grecia e risiedervi effettivamente almeno 183 giorni all’anno, investire 500mila euro nell’economia nazionale (immobiliare, mercato azionario e obbligazionario gli ambiti interessati) nei primi tre anni da residenti.

Inoltre, va sottolineato che sistemi simili sono attualmente in fase di sperimentazione in una serie di Stati membri dell’Unione Europea, tra cui Italia, Portogallo, Malta e Cipro.

Numerosi funzionari greci ritengono che la tempistica di tale decisione capiti nel periodo migliore per il paese, dal momento che decine di facoltosi imprenditori e super aziende, già residenti fiscalmente nel Regno Unito, stanno lasciando il paese della Regina tra i timori crescenti dell’economia nazionale e per la paura delle scelte politiche e geopolitiche. La Brexit spaventa le aziende e le sue conseguenze impreviste inducono timore per i grandi capitali.

Atene ha capito l’importanza di tali opportunità ed è pronta ad accogliere i “capitalisti d’Europa“.

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