Il primo gennaio 2021 è nata la nuova area continentale di libero scambio dell’Africa. Il processo di integrazione economica e commerciale può fare la differenza per la vitalità e la competitività economica del continente. Il progetto fornirà un mercato unificato di 1,3 miliardi di persone e può determinare il successo dell’Africa come ultima frontiera della crescita globale.
La maggior parte dei paesi africani sono finora sfuggiti alle peggiori conseguenze del Covid-19, ma l’emergenza sanitaria rappresenta una minaccia per quella che potrebbe essere la prima recessione economica africana degli ultimi 25 anni. Proprio in un momento in cui alcuni paesi stanno intraprendendo riforme e investimenti che saranno cruciali per uno sviluppo e una ripresa sostenuti.
Una nuova Africa sta comunque emergendo rapidamente, con l’aspirazione a raggiungere un livello di autosufficienza. Ma molti ostacoli devono essere superati perché il blocco raggiunga il suo pieno potenziale.
L’esperienza del Covid-19 sta dimostrando che l’Africa è troppo dipendente dalle esportazioni di materie prime e dalle catene di approvvigionamento globali. La regione rischia di essere lasciata indietro mentre altre regioni riconfigurano le loro posizioni commerciali.
Nel nuovo scenario economico post-Covid, infatti, le catene di approvvigionamento globali si stanno accorciando, costringendo l’Europa a cambiare la sua strategia e a rafforzare il suo partenariato con il Sud. È essenziale costruire l’asse Europa-Mediterraneo-Africa e farne una zona di competitività e sviluppo solidale.
La pandemia si fa sentire anche rispetto ai flussi del commercio interregionale, che fino ad oggi ha impedito alla nuova area di libero scambio africana di realizzare tutto il suo potenziale. Ma l’entrata in vigore della CFTA resta una grande opportunità per accelerare l’integrazione e generare nuove fonti di ricchezza dal proprio commercio e dai flussi interni.
Il mercato unico africano raggiungerà i 2,5 miliardi di persone entro il 2050, e nel futuro più prossimo può aumentare il suo commercio interno dal 18% odierno al 25% entro il 2023. Lo sforzo richiesto è immenso, ma anche il beneficio che ne può derivare: e il fattore chiave è l’integrazione.
Un altro problema odierno tutto africano è il forte divario tra i paesi più ricchi e quelli più poveri, ma ci sono anche preoccupazioni comuni come le crisi politiche e un deficit democratico che contaminano la regione con conflitti interni e transfrontalieri. Gli ostacoli all’integrazione regionale sono la sicurezza, le deboli infrastrutture energetiche e di trasporto e la scarsa capacità di trasformazione dei prodotti. Un’Africa unita diventerebbe invece il più grande esportatore mondiale di petrolio, oro, rame, cobalto e molti altri prodotti.
Alla luce di tutto questo l’Africa ha bisogno di creare 100 milioni di posti di lavoro nei prossimi 5 anni per soddisfare la crescita della popolazione e anche per evitare di diventare il più grande esportatore di migranti.
C’è un urgente bisogno di accelerare il ritmo delle riforme nel sistema educativo, in quanto ad ora due terzi dei giovani africani sono consapevoli che la loro istruzione non è in linea con il mercato del lavoro. Colmare il divario tra offerte formative ed esigenze del mercato ridurrebbe la povertà del 13% e le disuguaglianze del 18%.
L’integrazione regionale può inoltre aumentare gli investimenti, la competitività e le dimensioni del mercato, migliorando la partecipazione continentale al commercio mondiale.
In Africa, gli stati devono facilitare il ruolo del business nell’aiutare a risolvere i problemi dei cittadini. Anche le donne possono giocare un ruolo chiave: oggi sono già a capo di 7,5 milioni di microimprese e PMI. Ma dobbiamo continuare ad abbattere le barriere che creano divari di genere e sostenere l’imprenditoria femminile.
È tempo di superare tutte queste sfide per creare ricchezza e contribuire al bene comune rafforzando il tessuto sociale in modo sostenibile e rispettoso della dignità umana e della natura. L’Africa deve contare sui suoi giovani e sulle sue donne per affrontare le sfide del futuro.