La promozione all’estero di marchi collettivi e di certificazione attraverso la concessione di contributi agevolativi per la partecipazione a fiere e saloni internazionali di associazioni, consorzi e cooperative del made in Italy è la nuova priorità che le istituzioni italiane stanno intraprendendo per far conoscere e avviare processi di promozione all’estero delle eccellenze italiane. Il provvedimento concesso dalle istituzioni introduce importanti novità riguardo l’ampliamento della platea dei soggetti beneficiari dell’agevolazione, che viene estesa ai consorzi di tutela e altri organismi di tipo associativo e cooperativo in aggiunta alle associazioni rappresentative delle categorie produttive.
L’idea è quella di avviare un processo di promozione all’estero di marchi collettivi e di certificazione tramite la partecipazione a fiere o la messa in campo di azioni di comunicazione. Sulla Gazzetta ufficiale (GURI) del 21 luglio è stato pubblicato il decreto del 31 maggio 2021 del MISE che disciplina l’attuazione della misura varata nel 2019 e poi modificata dall’ultima legge di bilancio. Sul piatto per il 2021 ci sono 2.5 milioni di euro con cui questi enti potranno spesare fino al 70% dei costi per partecipare a fiere, lanciare campagne di comunicazione o realizzare seminari e altre forme di incontri con operatori esteri, al fine di promuovere i marchi collettivi italiani sui mercati internazionali. Come nel caso dell’edizione 2020, anche quest’anno la misura sarà gestita da Unioncamere che intende avviare un piano nazionale di promozione all’estero dei prodotti e dei processi aziendali delle imprese italiane.
Tutte iniziative, specifica il decreto, che potranno svolgersi anche in modalità online, sotto forma ad esempio di fiere digitali, webinar oppure incontri su piattaforme web e ciascun beneficiario potrà portarsi a casa fino a 150mila euro, a copertura del 70% delle spese sostenute.
Oltre a supportare la partecipazione a fiere e saloni internazionali, la misura prevede che i contributi possano essere destinati al finanziamento di eventi collaterali alle manifestazioni fieristiche internazionali, incontri bilaterali con associazioni estere, seminari in Italia con operatori esteri e all’estero, azioni di comunicazione sul mercato estero, anche attraverso GDO e canali on-line e la creazione di comunità virtuali a supporto del marchio.
La promozione all’estero dei marchi collettivi appare particolarmente allettante per le imprese italiane. La previsione normativa dei marchi collettivi e del necessario deposito del regolamento d’uso, dei controlli e delle sanzioni, investe l’Ufficio al quale viene richiesta la registrazione di una verifica che non si limita al profilo soggettivo di astratta compatibilità con la funzione di garanzia, ma su un piano obiettivo, di valutazione della effettività di tale funzione, che deve rispecchiarsi nelle regole elaborate dal richiedente per l’utilizzazione del segno distintivo, per il controllo del rispetto di tali regole da parte degli utilizzatori e per la sanzione delle eventuali infrazioni.
Anche successivamente alla registrazione del marchio la funzione di garanzia che è chiamata a svolgere il titolare è di fondamentale importanza: essa viene assicurata da un vero e proprio regime sanzionatorio che punisce con la decadenza, l’inerzia del titolare nel mettere in atto i controlli circa la corretta utilizzazione del segno da parte degli utilizzatori.
La differenza con il marchio individuale risiede nel fenomeno della dissociazione fra titolarità del segno distintivo e suo uso, nel senso che il soggetto che richiede ed ottiene la registrazione non coincide con l’utilizzatore del medesimo. Tale dissociazione determina importanti ripercussioni in tema di tutela giudiziaria, nel senso che in caso di abuso del marchio da parte di terzi, il titolare è legittimato all’azione di contraffazione del marchio, ma non all’azione di concorrenza sleale.