Ritorna l’annuale edizione del “Rome MED – Mediterranean Dialogues”, organizzata dalla Farnesina e dall’ISPI. La Conferenza si articola in 3 giornate di incontri.
Partecipano ai MED Dialogues oltre 40 leaders tra Presidenti, Primi Ministri e Ministri e circa 1000 tra imprenditori, accademici, esponenti delle maggiori organizzazioni internazionali nonché studiosi ed esperti provenienti da oltre 50 Paesi. Anche quest’anno le oltre 40 sessioni sono articolate sui 4 pilastri “Shared security”, “Shared prosperity”, “Migration” e “Culture and civil society”.
Aprirà i lavori del 6 dicembre il Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Luigi Di Maio, mentre la chiusura è prevista sabato 7 dicembre con l’intervento del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte.
Alla conferenza partecipano tra gli altri Idriss Déby ITNO, Presidente della Repubblica del CIAD, Joseph MUSCAT, Primo Ministro di Malta, Mohammed bin Abdulrahman bin Jassim AL-THANI, Vice Primo Ministro e Ministro degli Esteri del Qatar e numerosi Ministri degli affari Esteri, tra cui: Sabri BOUKADOUM, Algeria; Khalid bin Ahmed bin Mohammed AL-KHALIFA, Bahrein; Sameh SHOUKRY, Egitto; Ayman SAFADI, Giordania; Subrahmanyam JAISHANKAR, India; Mohammad Javadì ZARIF, Iran; Mohammed Ali AL-HAKIM, Iraq; Mohamed Taher SIALA, Libia; Carmelo ABELA, Malta; Riyad AL-MALKI, Palestina; Sergey LAVROV, Russia; Miroslav CERAR, Slovenia; Sabri BACHTOBJI, Tunisia; Mevlut ÇAVUŞOĞLU, Turchia; nonché Tawakkol KARMAN, Premio Nobel per la Pace, Yemen; Paolo GENTILONI, Commissario per gli Affari Economici, Commissione Europea; Geir O. PEDERSEN, Inviato Speciale per la Siria, Nazioni Unite; Ghassan SALAME’, Rappresentante Speciale del Segretario Generale per la Libia, Nazioni Unite, oltre al Presidente dell’ISPI, Giampiero MASSOLO.
MED Dialogues intende contribuire ad affrontare le sfide e le opportunità del Mediterraneo “allargato”, valorizzando le grandi opportunità che offre attraverso lo sviluppo un’agenda positiva. Tra i temi strategici al centro del dibattito le principali crisi regionali – con focus su Libia e Siria – le sfide poste dai processi di transizione in atto, la competizione geopolitica tra i diversi attori regionali, il terrorismo e il destino dell’ISIS, la gestione dei flussi migratori e l’impatto geopolitico dei cambiamenti climatici, i nuovi scenari energetici, il ruolo degli investimenti e dell’innovazione tecnologica nella regione.
Sono ancora numerosi i focolai di crisi in cui attori interni ed esterni sono sempre più coinvolti. Queste aree di conflitto – dalla Siria alla Libia e allo Yemen – sono spesso inserite in un più ampio contesto geopolitico, in cui l’emergere di nuovi equilibri e l’avvio di processi di transizione possono ostacolare il ripristino di condizioni favorevoli al ritorno della pace. Il concetto di Mediterraneo allargato nasce dall’esigenza di definire quell’area che ha il nostro mare come bacino principale, ma a sua volta collegandolo a tutti i mari e a tutte le aree che lo circondano e che, apparentemente, non rientrano nel suo ambito.
Il Mediterraneo per come lo intendiamo noi è un mare piccolo, semichiuso, fondamentalmente secondario nelle logiche delle grandi potenze internazionali. Ma preso insieme ad altre aree ed altri bacini ad esso vicini o collegati culturalmente, politicamente e geograficamente, il Mediterraneo diventa il centro di interessi strategici fondamentali che ad esso sono connessi. Per tali motivazioni, MED Dialogues intende contribuire ad affrontare le sfide e le opportunità del Mediterraneo “allargato”.