Il Marocco punta alla sinergia nel Mediterraneo con un sostegno per le imprese nazionali e per una nuova svolta economica dopo l’emergenza sanitaria. Il Regno ha recentemente stanziato un fondo da 10,92 miliardi di euro finalizzato a rilanciare l’economia nazionale colpita dalla pandemia da coronavirus. Un annuncio e una promessa lanciata dal re Mohammed VI durante l’ultimo discorso alla nazione, tenutosi in occasione della festa del trono. Successivamente al lancio del fondo di sostegno, le autorità nazionali hanno svolto anche azioni di monitoraggio sulle Pmi del Regno, nel tentativo di comprendere eventuali strategie da intraprendere e sostegno concreto al tessuto economico del Regno. Un recente rapporto dell’Alta Commissione per la Pianificazione del governo di Rabat ha sostenuto che le imprese marocchine ritorneranno al normale livello di attività entro la fine del 2020.
Secondo le analisi raccolte, basate su un’indagine diffusa lungo tutto il territorio nazionale, il 56% delle imprese marocchine ritiene di poter raggiungere il livello di attività pre-pandemia sanitaria in meno di sei mesi. Il 44% stima di aver bisogno di almeno un anno per riprendersi. I titolari delle imprese del settore commerciale stimano una ripresa più lenta (50%), ottimisti invece gli imprenditori del comparto industriale (66%). Il rapporto rivela che più di quattro aziende su cinque (83,4%) hanno sospeso la loro attività durante il lockdown. Il 52,4% ha sospeso parzialmente la propria attività, il 29,6% l’ha sospesa completamente, ma temporaneamente, e l’1,3% l’ha sospesa a tempo indeterminato. L’86,3% delle micro-imprese marocchine ha interrotto la propria attività. Il dato include il 59,7% che hanno sospeso completamente, ma temporaneamente, le attività. Per settori di attività, i ristoranti e le strutture ricettive sono stati i più colpiti, con il 99,7% che ha sospeso la propria attività.
Come riportato dal quotidiano al-Arab il primo settembre, il governo di Rabat mira a migliorare il rendimento e la produttività delle proprie imprese, attraverso una serie di investimenti finalizzati non solo a incrementare le entrate fiscali provenienti dalle società, ma a migliorare il loro “valore aggiunto” nello sviluppo dell’economia locale, così da rilanciare le finanze pubbliche. Il fine ultimo del nuovo piano di ripresa economica, spiega il quotidiano, è far fronte ai danni economici e finanziari subiti a seguito della pandemia, evitare una recessione economica e far sì che le imprese, soprattutto quelle medie e piccole, riescano a proseguire con le proprie attività.
Nel rapporto Doing Business 2020, il Marocco ha guadagnato la 53ma posizione nella classifica mondiale, con un salto di ben sette posti rispetto all’anno precedente. Il Regno mantiene la terza posizione sia nell’ambito della regione dell’Africa del Nord e del Medio Oriente (MENA), sia tra i Paesi dell’intero continente africano, precedendo Arabia Saudita, Oman, Giordania, Qatar, Tunisia, Kuwait ed Egitto e, nella regione dell’Africa sub-sahariana, anche Kenya, Sud Africa, Senegal e Nigeria. Possiamo considerare quindi complessivamente positivo il business Environment ed il livello di apertura dell’economia, sia rispetto all’investimento che al commercio. Per quanto riguarda gli scambi commerciali con l’Italia, essi hanno registrato negli ultimi anni una continua crescita. Nel periodo gennaio-agosto 2019, l’Italia si è posizionata al quinto posto tra i partner commerciali del Marocco, essendo il quinto fornitore (quota del 5,3%) ed il quinto cliente (quota del 4,2%).
Nei primi otto mesi del 2019 le esportazioni sono rimaste pressoché invariate rispetto allo stesso periodo del 2018 con un valore superiore a 1,4 miliardi di euro. Le importazioni invece hanno registrato una crescita del 5,2% con un valore pari a 786 milioni di euro.
Euromed International Trade propone alle imprese del network ed ai propri clienti, impegnate e desiderose di entrare sui mercati internazionali, un’offerta completa di servizi integrati per coloro che sono interessati ad espandere il proprio mercato in Marocco. ll modello messo a punto parte dalla consapevolezza che nell’ambiente altamente competitivo dell’economia attuale, caratterizzata dal libero movimento di merci, servizi, capitali e risorse a livello globale, l’internazionalizzazione dell’impresa non si identifica più con la sola attività di export, ma prevede anche la collaborazione con imprese di altri paesi, apertura di filiali commerciali o produttive ed altre attività.