Non solo idrocarburi, gas e petrolio. La Russia ora punta dritto sul legno destinato alla bioedilizia per far crescere il suo export e l’economia nazionale. E’ recente la notizia dell’inaugurazione del primo impianto russo per la produzione su larga scala del legno lamellare a strati incrociati, considerato un po’ il “mattone” della nuova edilizia ecosostenibile.
Con un investimento di oltre 33 milioni di euro il gruppo Segezha, specializzato nella produzione di legno e carta, con 7,42 milioni di ettari di risorse forestali in gestione e 13mila dipendenti, ha aperto un nuovo centro di produzione per i pannelli Clt a Sokol, nell’oblast di Vologda a circa 500 chilometri a nord-est di Mosca.
La linea di produzione è attrezzata con macchinari dei principali produttori europei, tra cui l’italiana Scm Group, e l’obiettivo è quello di rifornire il mercato delle costruzioni in legno, in crescita sia in Russia che in Europa, con questo materiale più sostenibile del cemento: impronta di carbonio minima, resistente al fuoco e con ottime caratteristiche fisiche e meccaniche.
Questo investimento parte da lontano. Nel giugno 2019, infatti, il ministero dell’industria e del commercio della Russia aveva incluso la costruzione di questo impianto nell’elenco dei progetti di investimento prioritari nel campo dello sviluppo forestale.
Secondo il vicepresidente di Segezha, Dmitry Rudenko, siamo a un vero punto di svolta per tutto il settore del legname russo, ma anche un concreto passo per la Federazione di ridurre la dipendenza dalle esportazioni di petrolio e gas, cercando di differenziare il proprio export con un prodotto più sostenibile e migliorare così la sua immagine ambientale.
La svolta russa nella produzione di un legno di qualità, alla pari di quello di Finlandia e Stati Uniti, e il relativo processo di riforestazione assicurato dalle autorità di Mosca, è un segnale che la nuova era della rincorsa all’economia sostenibile potrebbe essere ormai ad un passo.